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Un albero per Etty Hillesum

la giovane ebrea onorata al Giardino di Milano

Etty Hillesum

Etty Hillesum

Da poche settimane ho appreso che il prossimo 6 marzo, tra i cinque alberi piantati a Milano per onorare cinque Giusti nella storia, uno sarà dedicato ad Etty Hillesum.

Questa scelta mi emoziona molto: dal lontano 1999, data dell'uscita del mio libro Un'estrema compassione - quando la Hillesum era ancora sconosciuta ai più - ho avuto un'esperienza umana e culturale molto profonda. Sono stata invitata a parlare di lei in tante città, nelle scuole, in luoghi laici e religiosi, soprattutto al centro-nord. Poi una volta a Bari, una in Sicilia, una a Cagliari e a Napoli, al programma radiofonico "Uomini e profeti", ed infine durante il video-documentario del regista Werner Weick per la bellissima serie del Filo d'oro. Tutti questi incontri mi hanno insegnato anche come sia difficile per molti accettare i messaggi che la vita e gli scritti di Etty Hillesum hanno voluto lasciarci. Spesso si assiste al bisogno di etichettarla, e in troppi preferiscono quasi santificarla invece di provare ad assumere nella loro vita i suoi insegnamenti. Questa è la reazione che mi dispiace maggiormente perché già scrivendo il mio libro sono stata molto attenta ad essere fedele alle sue parole, e ho assistito a una competizione nata nei Paesi Bassi, tra le varie chiese cristiane, che ha quasi tradito l'essenza della Hillesum.

Etty era una giovane donna ebrea, molto libera sia sul piano culturale che nella vita vissuta. Di questo si potrebbero fare tanti esempi: l'amore per Jung più che per l'ebreo Freud, le sue citazioni provenienti sia dall'antico Testamento che dai Vangeli (soprattutto quello di Matteo), le sue letture di Agostino, degli autori russi, del suo amato Rilke…

Perché considerare la Hillesum, uccisa ad Auschwitz il 30 novembre del 1943, non solo una vittima del nazismo, ma un Giusto nella storia?

Ne parlammo nel lontano 2000 con Gabriele Nissim, per valutare se fosse coerente citarla nel convegno che si stava organizzando a Padova sui Giusti e sullo sterminio degli ebrei e degli armeni.

Il convegno aveva un sottotitolo significativo: “si può sempre dire un si o un no”.

Ricordarlo oggi ha una risonanza profonda in me perché viviamo tempi bui, e il richiamo forte al senso di responsabilità individuale - uno dei cardini della vita di Etty Hillesum - è oggi fondamentale.

È noto come lei abbia sempre cercato, pur essendo una vittima, di testimoniare continuamente il dialogo e la pericolosità dell'odio, anche verso i tedeschi. L'odio è un sentimento umano, ma nocivo solo agli uomini che lo praticano. Avvelena l'animo e il mondo rendendolo ancora più inospitale, come dice l'ebreo Paolo nella prima lettera ai Corinti.

La Hillesum merita il titolo di Giusta perché dal campo di Westerbork ha testimoniato incessantemente amore e attenzione per il prossimo; ha praticato un'autentica compassione senza mai risparmiarsi e senza mai provare a chiedere piccoli privilegi per se stessa o a salvarsi, come umanamente cercavano di fare in tanti. In questo senso di compassione profonda vi era anche il bisogno e l'ansia di scrivere per fare memoria.

Mi ha sempre commossa questa consapevolezza nata durante la persecuzione stessa, e non in un momento successivo come invece è stato per molti. Ma voglio sottolineare anche come la Hillesum fosse una donna libera, amante appassionata, e nello stesso tempo di una spiritualità intensa e originale per le risposte che ha cercato di dare al male estremo che ha attraversato la sua vita.

Nei miei incontri di questi quindici anni ho fatto quasi sempre un'esperienza emotiva molto forte. Gli organizzatori mi confidavano il loro timore che alle iniziative partecipassero poche persone. Poi invece la sala si riempiva e lentamente si creava un silenzio indescrivibile. Solo l'inizio del dibattito faceva finire questa atmosfera.

Cosa voglio affermare con questo esempio? Probabilmente che i messaggi del Diario e delle Lettere colpiscono tutti: credenti e non credenti, persone colte e meno colte, ed io mi sono sempre sentita soltanto un tramite tra lei ed il mondo. La Hillesum sentiva molto il bisogno di diffondere le sue riflessioni alla fine della guerra. La sua morte ingiusta, ancora così giovane, ci fa sentire impegnati a farlo noi per lei.

Dedicarle un albero suscita speranza in un mondo che in questi ultimi anni va peggiorando, con il risorgere di movimenti neonazisti in molti Paesi europei, l'innalzamento di muri tra Stati e nelle persone, il terrorismo che ci minaccia quotidianamente…

Etty ha testimoniato sempre un desiderio e una ricerca di dialogo anche tra le religioni ed un invito incessante all'introspezione come antidoto alle proiezioni sull'altro - origine dell'intolleranza e dei muri. Affermare ciò mentre si è vittima di una persecuzione estrema quale quella dei nazisti verso gli ebrei, commuove e suscita ammirazione. In una lettera afferma: “io credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori”.

Io non sono ebrea, ma ho sempre difeso con forza il suo esserlo contro tutti i tentativi di inglobarla snaturandola. Spero che Etty venga finalmente accettata come merita, perché la sua libertà è un valore e un’apertura vera al dialogo. 

Nadia Neri

Analisi di

24 ottobre 2016

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