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Ruanda, la verità dopo 18 anni

sull'abbattimento dell'aereo presidenziale

Pochi eventi hanno dato adito a tante congetture come l'assassinio, il 6 aprile 1994, del Presidente del Ruanda Juvénal Habyarimana, che innescò il genocidio dei Tutsi. Ancora oggi sono sconosciuti i killer.

Per anni si sono scontrati mediaticamente coloro che accusavano i ribelli Tutsi del Ruandan Patriotic Front per rovesciare il regime e coloro che ritenevano colpevoli gli estremisti Hutu interessati a costituire uno "Stato Huto etnicamente puro". 


Questa settimana è uscito un rapporto che stabilisce definitvamente chi furono i mandanti morali dell'assassinio di Habyarimana. In 400 pagine esso fornisce la prova scientifica che gli assassini erano appostati nella sede della Guardia Presidenziale, inaccessibile ai ribelli del RPF. Questo era quanto aveva sostenuto l'attuale governo ruandese, intenzionato a consegnare al più presto l'episodio ai libri di storia per cercare di ricostruire un Paese unito. 


Il Guardian ricorda che ci fu un'altra indagine sull'abbattimento dell'aereo presidenziale in passato: quella del giudice Jean-Louis Bruguière nel 1997, secondo cui i colpi furono sparati da ribelli Tutsi nascosti in una fattoria vicina all'aeroporto. Il rapporto odierno, commissionato dal magistrato Marc Trévidic e dalla collega Nathalie Poux, è considerato molto attendibile e imparziale dai media francesi. 


Purtroppo il quotidiano ricorda anche l'ambiguità dell'establishment francese in questa intricata vicenda. Parigi avrebbe sostenuto con ferocia il regime Hutu a Kigali. Risulta pertanto ironico che il compito di scoprire la verità sia in mano ad avvocati francesi. quelli che potrebbero ora impugnare l'ultimo rapporto e puntare all'assoluzione di diversi ruandesi imputati al Tribunale di Arusha per genocidio. 


Altre controversie potrebbero sorgere perché il rapporto identifica un gruppo di militari francesi che avrebbero offerto al comandante della Missione ONU per il Ruanda Roméo Dallaire, onorato con un albero nel Giardino dei Giusti di Milano, un team di esperti disponibili a svolgere l'indagine, da lui immediatamente respinto. 

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