A quasi 20 anni dal genocidio di Srebrenica dell’11 luglio 1995, un piccolo segno di riconciliazione. I manager della locale squadra di calcio, composta da giocatori serbi e bosniaci, hanno aperto una scuola per giovani calciatori provenienti da tutti i gruppi etnici del Paese. Un progetto, quello della Fk Guber Srebrenica, che sfida il triste passato della Bosnia.
L’ex calciatore professionista Nermin Pasalic, bosniaco, e il suo amico d’infanzia Drago Radovic, serbo, hanno allenato la squadra di Srebrenica fin dai primi anni in cui ha ricominciato a giocare.
“A nessuno importa dei nomi - racconta Radovic - a noi interessa la qualità dei giocatori, guardiamo alle loro capacità sul campo di gioco. Il nostro più grande successo in questi anni è non aver avuto alcun incidente tra serbi e bosniaci, serbi e serbi, o bosniaci e bosniaci”.
Superando gli insulti delle tifoserie avversarie e gli arbitraggi tutt'altro che imparziali - che testimoniano come il passato ancora oggi divida la Bosnia - i 200 ragazzi della scuola crescono senza la paura di abbracciare un compagno o un avversario solo perchè di una differente etnia o di un'altra religione.
Il padre di Pasalic è una delle vittime del genocidio del 1995. Nermin è riuscito a identificare i resti solo nel 2006. “Il dolore è sempre con me - racconta l’uomo - ogni bambino è in lutto per i suoi genitori, ma la vita deve andare avanti. La colpa di ciò che è accaduto alla mia famiglia non è di Drago e gli altri. La colpa è di coloro che sono stati condannati per crimini di guerra”.
Ecco uno stralcio del documentario realizzato su questa squadra come parte dell’Ordinary Heroes Project, promosso dall’Ambasciata norvegese a Sarajevo: