Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/pulizia-etnica-e-genocidio-nei-balcani/srebrenica-vent-anni-dopo-13700.html
Gariwo Magazine

Srebrenica, vent'anni dopo

la Bosnia e "l'eredità di Dayton"

L’11 luglio 1995 le truppe serbobosniache guidate dal generale Ratko Mladic entravano a Srebrenica, città nell’est della Bosnia Erzegovina che era stata dichiarata zona di sicurezza delle Nazioni Unite. Nonostante la presenza di un contingente di caschi blu olandesi, i soldati di Mladic misero in atto il massacro europeo più grave dalla fine della Seconda guerra mondiale: dopo aver separato la popolazione musulmana maschile da quella femminile, uccisero tutti gli uomini, i ragazzi e gli anziani della città. Le vittime di quello che sarà poi definito genocidio furono 8372.
Oltre agli autori materiali della strage, la giustizia internazionale ha riconosciuto anche le responsabilità dell’Olanda nel genocidio di Srebrenica. Nel 2014, infatti, la Corte distrettuale dell’Aja ha riconosciuto il Paese civilmente responsabile per la morte di almeno 300 dei 5000 bosniaci musulmani che erano stati allontanati dal compound dei caschi blu olandesi a Potocari - e di fatto consegnati alle milizie serbe.

Nei giorni scorsi, inoltre, il domenicale britannico The Observer ha pubblicato un'inchiesta, realizzata sulla base di alcuni documenti declassificati, per denunciare gravi responsabilità di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Nazioni Unite - che in nome della realpolitik, ovvero di un accordo con la Serbia, ignorarono l'intenzione esplicita di Mladic di "far scomparire completamente" la popolazione musulmana della zona. 

A vent’anni dalla tragedia, il massacro di Srebrenica divide ancora i Paesi della regione. L’oggetto dell’attuale controversia è una bozza di risoluzione presentata - in quattro diverse stesure - dalla Gran Bretagna al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite proprio nei giorni dell’anniversario. Il testo britannico intendeva riconoscere quello di Srebrenica come un vero e proprio genocidio, così come stabilito dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia nel 2004 - con la sentenza Krsitic - e dalla Corte internazionale di giustizia nel 2007.

I politici serbi e serbobosniaci si sono opposti a tale risoluzione, che riconoscerebbe ufficialmente la responsabilità serba nel massacro. Il presidente serbo Tomislav Nikolic e il suo Ministro degli Esteri Ivica Dacic hanno chiesto alla Russia di esercitare il potere di veto di cui dispone in seno al Consiglio di Sicurezza; analoga proposta è arrivata dal presidente della Repubblica Srpska - l’entità serba della Bosnia Erzegovina - Milorad Dodik. Più miti invece le posizioni del premier serbo Aleksandr Vucic, che prenderà parte alle commemorazioni ufficiali dell’11 luglio nonostante la sua ferma opposizione al definire genocidio quanto accaduto nel 1995.
Il voto su tale documento era stato inizialmente rimandato da Stati Uniti e Gran Bretagna, che intendevano evitare lo scontro con la Russia; tuttavia l'8 luglio Mosca ha accolto le richieste serbe e ha posto il veto sulla bozza di risoluzione.

Questo dibattito giunge in un momento molto delicato, in cui le relazioni tra Serbia e Bosnia Erzegovina - già molto complesse - sono state incrinate dalla vicenda dell’arresto di Naser Oric, ex generale delle forze bosniache musulmane di Srebrenica, arrestato da alcune settimane in Svizzera su mandato di cattura emanato da Belgrado. La Serbia accusa Oric di aver attaccato alcuni villaggi nelle vicinanze di Srebrenica tra il 1992 e il 1995, con l’intento di cacciare i civili serbi dalle loro case; l’uomo tuttavia era già stato assolto dal Tribunale internazionale dall’accusa di crimini di guerra. Al momento, le autorità svizzere hanno accolto la richiesta bosniaca di estradizione, e non quella serba.

A pesare sui difficili rapporti tra la comunità musulmana e quella serbobosniaca vi è anche l’argomento europeo: mentre i primi sono favorevoli alla domanda di adesione del Paese all’Unione, la Repubblica Srpska punterebbe verso la secessione e l’avvicinamento a Mosca.

In tutto questo pesa “l’eredità di Dayton”, ovvero degli accordi di pace che nel 1995 misero fine al conflitto balcanico. Con tali accordi, la Bosnia ha cristallizzato le proprie frammentazioni etniche, con la divisione in due principali entità, la Federazione croato-musulmana e la Repubblica Srpska. A livello politico, inoltre, oggi in Bosnia vengono eletti un presidente croato cattolico, uno serbo ortodosso e uno bosniaco musulmano. Chiunque non appartenga a questi tre gruppi è emarginato.

Accanto alle celebrazioni ufficiali del ventesimo anniversario del genocidio, che come ogni anno si svolgeranno al memoriale di Potocari - dove verranno seppellite 136 vittime esumate dalle fosse comuni e identificate nel corso del 2014 - a Belgrado è prevista un’iniziativa particolare: il giornalista serbo Dušan Mašić ha invitato 7000 persone a sdraiarsi davanti al Parlamento il prossimo 11 luglio, per rendere omaggio alle vittime di Srebrenica.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

9 luglio 2015

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati