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Aborto forzato indigna i cinesi

la donna non poteva pagare per fare due figli

Feng Jiamei della provincia dello Shaanxi non aveva i 40 mila dollari per la multa comminata a chi viola la legge del figlio unico. Pertanto è stata portata in ospedale, sottoposta a misure di contenimento e costretta ad abortire dalle autorità cinesi, al settimo mese di gravidanza. 

Il gruppo di attiivisti basato negli Stati Uniti All Girls Allowed ("permesso a tutte le ragazze") sostiene che Pechino autorizzi la violenza quotidiana contro le donne con la sua controversa politica demografica. 


Un comportamento sanzionato


Un comunicato della Commissione di Pianificazione delle Nascite dello Shaanxi, pur non nominando espressamente Feng, ammette che una donna nella provincia è stata obbligata a interrompere una gravidanza giunta al settimo mese. Il rapporto denuncia "una grave violazione" delle politiche in materia stabilite a livello nazionale e provinciale e deplora "il danno all'immagine" dell'attività di pianificazione svolta dalla Cina e gli "scarsi effetti sulla società" di simili azioni. La Commissione dichiara quindi di aver richiesto la punizione dei funzionari responsabili. 


L'ira dei blogger 


I blogger cinesi però sono indignati fino al punto da invocare misure draconiane. Un messaggio sul Web recita: "Questo è quello che pensavo facessero i diavoli giapponesi e nazisti, ma ora lo vedo accadere davanti ai miei occhi e non è per niente un caso isolato... Quei funzionari meritano la pena di morte". 


L'attivista Chen Guancheng, espatriato in America il mese scorso, si occupava proprio di difendere le donne dagli aborti forzati.  

14 giugno 2012

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