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Addio a Srdja Popovic

avvocato serbo difensore dei diritti umani

Si è spento all'età di 76 anni a Belgrado Srdja Popovic, avvocato serbo che ha difeso i diritti umani e combattuto per le riforme e la libertà d'espressione per 50 anni. 
Popovic si occupava di diritto commerciale, ma non esitava a difendere i dissidenti sotto Tito e Milosevic. Nel 1976 venne arrestato lui stesso per aver "divulgato maligne falsità e causato disordine pubblico". Di fatto aveva difeso l'oppositore e poeta Dragoljub S. Ignjatovic, colpevole di aver sostenuto che la politica economica della Yugoslavia era fallimentare. 

Liberato nel 1976, ma escluso dall'avvocatura

Per la liberazione dell'avvocato firmarono una petizione giuristi del calbro di Telford Taylor, procuratore a Norimberga contro i nazisti, Cyrus Vance, che più tardi sarebbe diventato il Segretario di Stato di Jimmy Carter, e Ramsey Clark, procuratore generale sotto Lyndon Johnson. Popovic fu liberato alla fine di maggio 1976, ma fu escluso dalla professione legale per un anno. In seguito proseguì a difendere i perseguitati. 
Nel 1984 difese i cosiddetti Sei di Belgrado, un gruppo di yugoslavi accusati di riunirsi per "abolire il governo esistente". In realtà i raduni erano pubblici e andavano avanti da anni, ma una volta dimostrato questo Popovic si vide vietare d'autorità di poter esercitare il ruolo di avvocato difensore nel procedimento. 

Fermamente contro Milosevic

Dopo il crollo dell'ex Jugoslavia sotto le spinte nazionaliste, nel 1990, Popovic fu tra i primi a opporsi a Milosevic. Nel 1991 espatriò negli USA e da lì attaccò spesso i serbi che compivano massacri in Bosnia. Nel 1997 denunciò: "I serbi sono sprofondati nella passività perché sanno di essere colpevoli. Sanno di avere aderito a delle menzogne e sanno che con queste hanno trionfato bombardando Sarajevo. Hanno perso totalmente il loro senso di rispetto per se stessi"
Nel 2003 Popovic ha rappresentato la famiglia dell'ex premier serbo Zoran Djindjic, che era stato assassinato in quello stesso anno. Secondo il legale il delitto era stato compiuto dai nazionalisti serbi furiosi perché l'ex primo ministro aveva favorito i legami con l'Europa e permesso di estradare Milosevic a L'Aja.

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