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Cina, il governo contro gli avvocati dei dissidenti

arrestato anche il legale di Ai Weiwei

La Cina combatte sempre più duramente gli attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani e civili. Continuano infatti gli arresti giustificati con l'abusato pretesto della "tutela della sicurezza nazionale", spesso in risposta a manifestazioni non violente o per prevenire la diffusione di gruppi che operano in difesa dei cittadini. 

Questa volta è finito nel mirino delle autorità cinesi l'ex avvocato dell'artista Ai Weiwei, Pu Zhiqiang, arrestato lo scorso 6 maggio dopo aver partecipato ad un incontro in vista del venticinquesimo anniversario delle proteste di piazza Tienanmen, con l'accusa di "disturbo dell'ordine pubblico" e per aver ottenuto informazioni in modo illegale. Il suo arresto è stato formalizzato e adesso rischia una condanna fino a dieci anni di carcere. 


Pu è famoso per aver difeso dalle accuse delle autorità comuniste il celebre artista ma anche gli attivisti del "Movimento dei nuovi Cittadini", che in linea con la lotta alla corruzione voluta dal presidente della Cina Xi Jinping, hanno chiesto la pubblicazione dei conti bancari dei vertici del partito. Alcuni dei membri di questo movimento sono stati arrestati anche solo per aver esposto in pubblico cartelloni e striscioni; mentre Xu Zhiyong, professore di legge all'università di Pechino e fondatore dei "Nuovi Cittadini", impegnato da tempo nella difesa dei diritti umani della popolazione cinese, è stato condannato a quattro anni per le sue battaglie a sostegno del diritto all'educazione. 


L'arresto di Pu Zhiqiang è la rappresentazione più estrema di una forma di repressione del Partito Comunista non più solo verso gli attivisti, ma anche verso chi li difende. Numerosi avvocati si lamentano di vivere costantemente sotto pressione e a molti di loro è stato negato l'incontro con i propri assistiti. Vane sono state le sollecitazioni al Ministero della Giustizia e la petizione firmata da più di 120 avvocati cinesi per la revoca di questa limitazione. La dirigenza cinese sembra aver scelto questa strada per placare le rivendicazioni dei diritti civili.

19 giugno 2014

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