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Verso la fine dei lavori dell'Aja

la completion strategy del Tribunale per la ex Jugoslavia

Il Tribunale penale per la ex Jugoslavia ha inaugurato il proprio Mechanism for International Criminal Tribunals (MICT), con una cerimonia che ha visto la partecipazione di circa 200 tra rappresentanti dei governi dei Paesi della ex Jugoslavia, giudici, ufficiali, giornalisti e membri della Corte.

La creazione di questo organismo è parte della completion strategy del Tribunale, meccanismo che disciplina la fine dei lavori della corte. Creato nel 1993 come istituzione temporanea, con il compito specifico di investigare e giudicare i crimini commessi durante la guerra, il Tribunale ha pianificato la fine dei suoi lavori fin dal 2003, con l’obiettivo di concludere la sua missione con successo e in coordinazione con i sistemi legali nazionali.

Un importante passaggio di questa strategia è proprio la costituzione del MICT, un organo ad hoc la cui creazione è stata decisa nel 2010 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il MICT ha il compito di mantenere le funzioni essenziali del Tribunale - garantire protezione alle vittime e ai testimoni, assistere le giurisdizioni nazionali nell’accesso alle prove e fornire aiuto per la cattura dei latitanti - e di preservarne l’eredità. Questo organo, che il 1 luglio 2012 ha assorbito le funzioni del Tribunale per il Ruanda, si sovrapporrà per un breve periodo di tempo ai lavori della Corte dell’Aja, che dovrebbero terminare nel 2016.

“I due Tribunali hanno dimostrato che un impegno comune per la responsabilità può vincere e vincerà sull’impunità - ha dichiarato Theodor Meron, Presidente del Tribunale - che i crimini più atroci possono essere puniti, chiunque siano gli artefici. Ed è su queste fondamenta che il MICT stesso può ora nascere e prendere posto tra le istituzioni internazionali qui nella Città Internazionale della pace e della giustizia”.

Le parole di Meron arrivano in un momento molto critico della storia del Tribunale. Negli scorsi giorni il giudice danese Frederik Harhoff ha inviato una lettera di protesta che denunciava le pressioni dello stesso Meron per far assolvere gli alti leader militari, come il croato Gotovina e il serbo Perisic, in un quadro di più generali sollecitazioni da parte dell’establishment militare di alcuni Paesi - tra cui Stati Uniti e Israele.

Il giudice ha espresso aspre critiche alle sentenze della Camera di appello, che nelle ultime decisioni ha ribaltato diverse condanne in primo grado sulla base della “mancanza di una diretta intenzione di commettere un crimine”, quando fino all’autunno del 2012 era considerato sufficiente la consapevolezza o il sospetto della commissione di un crimine per esserne ritenuti responsabili. “In questo modo - ha scritto il giudice - il Tribunale ha compiuto un grave passo indietro dal riconoscimento della responsabilità dei leader militari per i crimini commessi dai loro subordinati”.

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