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​Io non ho paura dei Kamikaze

Il grido di Adel e di Ludovic Boumbas

Giovedì 12 novembre 2015, un giorno prima degli attentati criminali di Parigi che hanno scosso il mondo intero, Adel Termos, un trentaduenne libanese di umili origini - che abitava nel quartiere popolare di Burj al- Barajneh, alla periferia di Beirut - è diventato il simbolo della lotta contro il califfato islamico.

Dopo la sua uccisione, il padre Akram ha dichiarato: ”Giovedì scorso mio figlio si è fermato al lavoro nell’officina fino alle cinque, poi è tornato a casa. Appena rincasato, dopo aver abbracciato i suoi due bambini, ha detto alla moglie Basima: ”Vado a pregare nella moschea.” La donna ha chiesto al marito di fermarsi a casa per mangiare con i figli che avevano fame. Lui ha replicato che prima si sarebbe recato a pregare, assicurandole che sarebbe tornato presto. Per strada ha sentito un’esplosione tremenda, è corso verso la moschea ed ha notato che stava arrivando un uomo che urlava: “Allah wa Akbar” (“Dio è grande”), con l’evidente intenzione di farsi esplodere tra i fedeli raccolti in preghiera. In lontananza l’uomo ha scorto una bambina che aveva gli stessi anni di sua figlia. Senza alcun ripensamento, Adel ha afferrato con tutte le forze il terrorista alle spalle e l’ha abbracciato, facendosi esplodere insieme a lui, ma riuscendo a salvare con il suo gesto eroico decine di uomini e di donne che erano nel luogo dove si è consumata la grande tragedia.”

Il padre, tra i singhiozzi, ha aggiunto: ”Appena ho sentito la prima esplosione, ho chiamato mio figlio Adel, che però non mi ha risposto. Immediatamente mia moglie, che era molto preoccupata, è andata a bussare alla porta della casa di nostro figlio per chiedere sue notizie.”

Non avendo ricevuto notizie rassicuranti, la donna raggiunse la strada gridando: ”Qualcuno ha visto mio figlio Adel?”
“Sì, è morto da eroe.”

Durante i funerali, svoltisi il 13 novembre - la stessa data in cui Parigi stava per affrontare il giorno più ottenebrato della sua storia - la vedova ha dichiarato: ”Sono fiera di mio marito che è morto da eroe. Oggi è un giorno di festa, di orgoglio e di fierezza.“

La figlia Malak, di 6 anni, tenendo in mano la foto del padre, con gli occhi segnati dal dolore e dalle lacrime, ha domandato: ”Mamma, dov’è mio padre?” Il fratellino Akram ha risposto: ”Papà tornerà presto”.

Il Libano ha perso uno dei suoi figli più cari, un uomo che ha abbracciato la morte per donare la vita ai suoi concittadini; il suo gesto rimarrà come una fiaccola accesa per rischiarare il mondo dalle tenebre del male.

Un altro uomo degno di essere onorato è il quarantenne congolese Ludovic Boumbas, che stava festeggiando con gli amici il suo compleanno in un bar di Parigi, quando all’improvviso un terrorista ha puntato la pistola contro una donna e una ragazza gridando: “Allah è grande”. Ludovic non ha voluto assistere, durante il suo compleanno, alla morte di due innocenti. Si è lanciato dinanzi a loro e ha usato il suo corpo come scudo. Per fermare il proiettile ha pagato la propria vita, il bene più grande che possedeva.

Le orde Barbariche ed assassine attaccano i libanesi e i Parigini. Cosa aspetta il Mondo a mettere fine a questi massacri? Quante vittime dobbiamo pagare ancora?. Siamo capaci o non lo siamo piu'?. Basta violenza …..

Hafez Haidar, Accademico emerito e scrittore

19 novembre 2015

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Echi del Mediterraneo Hafez Haidar

Da millenni luogo di incontro tra genti, culture e religioni, il Mediterraneo è anche teatro di conflitti che minacciano la convivenza pacifica. Oltre il terrorismo e gli echi di guerra, lo scrittore Hafez Haidar ci racconta le storie di donne e uomini, di ieri e di oggi, portatori di messaggi di tolleranza, pace, solidarietà che attraversano questo mare.

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