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La responsabilità personale come filo conduttore delle storie dei Giusti

di Giorgio Mortara

L'intervento di Giorgio Mortara, in rappresentanza dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, al Giardino di Milano in occasione della Giornata europea dei Giusti 2023. 

“Ricordare tutti quei giusti che hanno lottato contro i crimini verso l’umanità, che hanno aiutato a salvare altre vite umane e che hanno cercato di difendere la dignità dell’uomo nei conflitti e nelle situazioni di male estremo nel mondo” è lo scopo dell’Associazione del giardino dei giusti di Milano sorta 20 anni fa.

Non solo denunciare i crimini contro l’umanità ma dimostrare che è possibile opporsi grazie ai valori che caratterizzano l’uomo nella sua interezza. Valori che devono essere da guida al comportamento del singolo e della collettività. Dobbiamo ricordarci che non dobbiamo lottare solo per veder riconosciuti i nostri diritti ma che abbiamo anche dei doveri nei confronti dell’altro e del creato.

Le storie dei Giusti insegnano la scelta, e dimostrano che ogni essere umano ha la possibilità di diventare un argine nei confronti dell’odio, delle violenze e delle ingiustizie. Storie che sono anche un mosaico di voci, volti, incontri e ricordi di questi venti anni di vita del Giardino.

Abbiamo voluto titolare la giornata di oggi” Salvare l’umano nell’uomo. I Giusti e la responsabilità personale”. Perché la scelta di questo titolo?

Nell’ultimo anno si è evidenziata, ancor più con lo scoppio della guerra in Ucraina, una crisi dei valori che sono stati costruiti e rinforzati negli ulti 60 anni in Europa e che pensavamo potessero diventare patrimonio dell’Umanità. In una società fragile, segnata dagli effetti della pandemia, del conflitto, dell’inflazione, crescono senso di insicurezza, frustrazione, rabbia.

Improvvisamente ci siamo accorti che la pluralità, la democrazia, il rispetto della diversità la dignità delle donne e di tutti non sono più un valore, ma sono minacciati dalle autocrazie che persino usano la guerra per mettere a tacere l’anelito alla libertà degli esseri umani.

Ciò che sembrava normale non lo è più. L’odio verso la condivisione, la libertà, la persona che esprime un pensiero indipendente, il migrante che chiede ospitalità, è diventato una forma di eroismo politico e morale (pensiamo alla polizia morale in Iran e di molto altro ) e l’assuefazione, l’indifferenza, la rassegnazione sono diventati un senso comune, come se fosse naturale che le nuove generazioni debbano ritrovarsi davanti a nuove macerie. Come esemplarmente ha riassunto Gabriele Nissim in un suo recente intervento.

Aumenta la tendenza a cercare un capro espiatorio e, di conseguenza, aumentano anche gli episodi di antisemitismo. Un processo inquadrato in modo chiaro dall’ultima Relazione dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC presentato la settimana scorsa.

Quello che avvenne dal 1933 al 1945 in Europa, secondo la lezione di Primo Levi, può ancora ripetersi, perché è un rischio incombente che sta nel rifiuto, nella mancanza di cultura, nell'assenza di dialogo con l'altro”.

A sottolineare la situazione di degrado morale in tutto il mondo, occidente compreso, non trovo altro termine per esprimere quanto accaduto, ricordo a voi tutti la diversità di attenzione, empatia di aiuti umanitari che sono stati riservati alle vittime siriane, curde del disastroso recente terremoto in Anatolia al confine tra Turchia e Siria.

Come ha certificato l’ONU le prime colonne di aiuti umanitari sono potuti entrare nel territorio siriano conteso molti giorni dopo il sisma e si continuano a contare le vittime turche e a parlare di ricostruzione in Turchia, mentre non si sa nulla del numero dei morti e degli scampati siriani che hanno subito un drastico peggioramento delle loro precarie condizioni.

Non posso non ricordare anche il recente naufragio di un barcone avvistato dalla sorveglianza aerea la sera precedente e naufragato il giorno dopo, in vista delle coste calabre, senza soccorsi nel mare in tempesta.

Il filo conduttore delle storie dei Giusti di ieri e di oggi è proprio la responsabilità personale. Significa ribadire con forza che ognuno di noi, in qualsiasi ambito sociale o professionale, ha sempre la possibilità di intervenire con la sua coscienza nei momenti più difficili e di spingere gli avvenimenti in una direzione inaspettata.

Lascio quindi la parola ai Giusti che vengono onorati oggi al giardino.

Mi congedo da voi con il tipico saluto ebraico "Shalom", pace, con l’augurio di una pace giusta in tutti gli scenari di guerra nel più breve tempo possibile.

Giorgio Mortara

Analisi di Giorgio Mortara, rappresentante UCEI nell'Associazione Giardino dei Giusti di Milano

10 marzo 2023

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