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Questo è il giorno dell’America. Il giorno della democrazia

il discorso inaugurale del presidente Joe Biden al Campidoglio

Il discorso di Joe Biden

Il discorso di Joe Biden

Pubblichiamo di seguito il primo discorso del presidente degli Stati Uniti Joe Biden davanti al Campidoglio dopo la pronuncia del giuramento.

"Il trionfo di una causa, non di un candidato." Joe Biden ha voluto sottolineare che la vittoria non è la sua, ma quella di un'America democratica che sembrava essersi persa per strada e che ora ha di nuovo una possibilità per essere d'esempio al mondo.

Questo è il giorno dell’America. Questo è il giorno della democrazia. È un giorno per la storia e per la speranza, un giorno di rinnovamento e risolutezza. Messa alla prova tante volte nei secoli, l’America è stata testata in un modo nuovo e l'America ha raccolto la sfida. Oggi celebriamo il trionfo non di un candidato ma di una causa, la causa della democrazia. Il popolo - la volontà del popolo - è stato ascoltato e la volontà del popolo è stata tenuta in considerazione.

Abbiamo imparato ancora una volta che la democrazia è preziosa, la democrazia è fragile e, in questo momento amici miei, la democrazia ha prevalso. Quindi ora su questa terra sacra dove solo pochi giorni fa la violenza ha cercato di scuotere le fondamenta stesse del Campidoglio, ci uniamo come una sola nazione davanti a Dio - indivisibile - per portare a termine il trasferimento pacifico del potere come abbiamo fatto per più di due secoli.

Mentre guardiamo avanti con la nostra American way, inflessibile, coraggiosa, ottimista e puntiamo lo sguardo verso la nazione che sappiamo di poter essere e di dover essere, voglio ringraziare i miei predecessori di entrambe le parti. Li ringrazio dal profondo del cuore. E conosco la resilienza della nostra Costituzione e la forza, la forza della nostra nazione, così come la conosce il presidente Carter, con cui ho parlato ieri sera e che non può essere con noi oggi, ma che salutiamo per il servizio che ha offerto al nostro Paese.

"We the people." Biden vuole essere il presidente delle persone, le stesse che stanno vivendo uno dei periodi più duri della Storia recente, e da cui dipende lo spirito con cui verranno affrontate le sfide del futuro.

Ho appena fatto il sacro giuramento che ogni patriota prima di me ha fatto. Il primo giuramento prestato da George Washington. Ma la storia americana non dipende da uno di noi, non da alcuni di noi, ma da tutti noi. Dipende da we the people, che cerchiamo un’unione più perfetta. Questa è una grande nazione, siamo brave persone. E nel corso dei secoli, attraverso tempeste e conflitti, in pace e in guerra, siamo arrivati ​​così lontano. Ma abbiamo ancora molta strada da fare.

Andremo avanti con velocità e urgenza perché abbiamo molto da fare in questo inverno di pericolo e di grandi possibilità. Molto da fare, curare, ripristinare, costruire e guadagnare. Poche persone nella storia della nostra nazione si sono ritrovate in un momento più impegnativo e difficile di quello in cui ci troviamo noi ora. Un virus che accade una volta in un secolo e che occupa silenziosamente il Paese ha preso tante vite in un anno quante in tutta la Seconda guerra mondiale.

"Per ripristinare l'anima e garantire il futuro dell'America, ci vuole unità." Di fronte alla crisi climatica e sanitaria, il dilagare dell'odio e della violenza, ci vuole una democrazia che unisca, che contrasti quelle minacce invisibili che fanno sentire le persone distanti, abbandonate. Un'America che faccia i conti con le proprie divisioni, i razzismi, per tornare a essere una forza positiva.  

Sono andati persi milioni di posti di lavoro. Centinaia di migliaia di aziende sono state chiuse. Un desiderio di giustizia razziale, su cui lavoriamo da circa 400 anni, ci spinge. Il sogno di una giustizia per tutti non sarà più rinviato. Un grido di sopravvivenza arriva dal nostro stesso pianeta, un grido che ora non potrebbe essere più disperato né più chiaro. L’ascesa dell'estremismo, del suprematismo bianco, del terrorismo interno, che dobbiamo affrontare e che sconfiggeremo.

Per superare queste sfide, per ripristinare l'anima e garantire il futuro dell'America, ci vuole qualcosa di più delle parole. Ci vuole la più sfuggente di tutte le cose in una democrazia: l’unità. Unità. In un altro gennaio, il giorno di Capodanno del 1863, Abraham Lincoln firmò l’Emancipation Proclamation. Quando appoggiò la penna il presidente disse, e cito, “se mai il mio nome passerà alla storia, sarà per questo atto, e qui dentro c'è tutta la mia anima”.

Anche io oggi ci metto tutta la mia anima, in questo giorno di gennaio. Tutta l'anima, tutto il cuore. Riunire l'America, unire il nostro popolo, unire la nostra nazione. E chiedo a ogni americano di unirsi a me in questa causa. Unendoci per combattere i nemici che affrontiamo: rabbia, risentimento e odio. Estremismo, illegalità, violenza, malattie, disoccupazione e disperazione.

Con l’unità possiamo fare grandi cose, cose importanti. Possiamo correggere gli errori, possiamo dare alle persone un buon lavoro, possiamo insegnare ai nostri figli in scuole sicure. Possiamo sconfiggere il virus mortale, possiamo ricostruire il mercato del lavoro, possiamo ricostruire la classe media e rendere il lavoro sicuro, possiamo garantire la giustizia razziale e possiamo rendere l'America ancora una volta la forza del bene nel mondo.

So che parlare di unità può suonare ad alcuni come una stupida fantasia di questi tempi. So che le forze che ci dividono sono profonde e reali. Ma so anche che non sono nuove. La nostra storia è stata una lotta costante tra l’ideale americano, che siamo tutti creati uguali, e la dura e brutta realtà dove il razzismo, il nativismo e la paura ci hanno divisi. La battaglia è perenne e la vittoria non è mai certa.

Attraverso la Guerra civile, la Grande Depressione, le Guerre mondiali, l’11 settembre, la lotta, il sacrificio e la sconfitta, i nostri better angels, i nostri spiriti migliori, hanno sempre prevalso. In ognuno di questi momenti, un numero sufficiente di noi si è riunito per portarci tutti avanti e oltre, e possiamo farlo ora. La storia, la fede e la ragione ci indicano la via. La via dell’unità.

Possiamo vederci non come avversari ma come vicini di casa. Possiamo trattarci con dignità e rispetto. Possiamo unire le forze, fermare le urla e abbassare i toni. Perché senza unità non c’è pace, solo amarezza e furia, nessun progresso, solo estenuante indignazione. Nessuna nazione, solo uno stato di caos. Questo è il nostro momento storico della crisi e della sfida. E l’unità è la via da seguire. E dobbiamo affrontare questo momento come gli Stati Uniti d'America.

Se lo facciamo, ve lo posso garantire, non falliremo. Non abbiamo mai, mai, mai, mai fallito in America quando abbiamo agito insieme. E così oggi in questo momento, in questo luogo, ricominciamo da capo, tutti noi. Ricominciamo ad ascoltarci, a sentirci, a vederci. Mostrate rispetto gli uni per gli altri. La politica non deve essere un fuoco violento che distrugge ogni cosa sul suo cammino. Ogni disaccordo non deve essere motivo di guerra totale, e dobbiamo rifiutare la cultura in cui i fatti vengono manipolati e persino inventati.

Miei concittadini americani, dobbiamo essere diversi. Dobbiamo essere migliori di così e credo che l’America sia molto meglio di così. Guardatevi intorno. Qui ci troviamo sotto la cupola del Campidoglio. Come ho detto prima, è stato completato all'ombra della Guerra civile. Quando l’unione stessa era letteralmente in bilico. Resistiamo, vinciamo. Siamo qui, a guardare il grande Mall, dove il Dr King ha parlato del suo sogno.

"Non ditemi che le cose non possono cambiare!" Gli Stati Uniti accolgono il primo vicepresidente donna della propria Storia, Kamala Harris.

Ci troviamo qui, dove 108 anni fa, in un’altra inaugurazione, migliaia di manifestanti cercarono di bloccare le donne coraggiose che marciavano per il diritto di voto. E oggi celebriamo il giuramento della prima donna eletta alla carica nazionale, il vicepresidente Kamala Harris. Non ditemi che le cose non possono cambiare! Ci troviamo qui, dove gli eroi che hanno fatto l’estremo gesto di devozione riposano nella pace eterna.

E ci troviamo qui, pochi giorni dopo che una folla di rivoltosi pensava di poter usare la violenza per mettere a tacere la volontà del popolo, per fermare il lavoro della nostra democrazia, per allontanarci da questo sacro luogo. Non è successo, non accadrà mai, non oggi, non domani, mai. Mai. A tutti coloro che hanno sostenuto la nostra campagna: sono onorato dalla fiducia che avete riposto in noi. A tutti coloro che non ci hanno sostenuto: lasciatemi dire questo. Ascoltateci mentre andiamo avanti. Prendete le misure a me e al mio cuore.

"Questa è la democrazia. Questa è l'America. Il diritto a dissentire in modo pacifico." Un diritto che per Biden non deve essere fonte di disunione, ma di rispetto nel pensarla diversamente, di obiettivi comuni, di ritorno della verità.

Se ancora non siete d’accordo con me, va bene. Questa è la democrazia. Questa è l'America. Il diritto a dissentire in modo pacifico. E il guardrail della nostra democrazia è forse la più grande forza della nostra nazione. Se mi state capendo, voglio dire che il dissenso e il disaccordo non devono portare alla disunione. E ve lo prometto. Sarò un presidente per tutti gli americani, per tutti gli americani. E vi prometto che combatterò per quelli che non mi hanno sostenuto come per quelli che l’hanno fatto.

Molti secoli fa Sant’Agostino – il santo della mia chiesa – scrisse che un popolo era una moltitudine definita da ciò che ama. Definita dagli oggetti comuni del loro amore. Quali sono gli obiettivi comuni che amiamo noi americani, che ci definiscono come americani? Penso che lo sappiamo. Opportunità, sicurezza, libertà, dignità, rispetto, onore e sì, la verità.

Queste ultime settimane e mesi ci hanno insegnato una lezione dolorosa. C'è la verità e ci sono le bugie. Bugie raccontate per il potere e per il profitto. E ognuno di noi ha un dovere e una responsabilità come cittadini, come americani e soprattutto come leader. Leader che si sono impegnati a onorare la nostra Costituzione per proteggere la nostra nazione. Per difendere la verità e sconfiggere le bugie.

So che molti dei miei concittadini guardano al futuro con paura e spavento. So che si preoccupano del loro lavoro. So come fossi il loro papà che alla sera stanno a letto fissando il soffitto e pensano: “Posso mantenere la mia assicurazione sanitaria? Posso pagare il mutuo?”. Pensano alle loro famiglie, a quello che verrà dopo. Ve lo garantisco, lo so. Ma la risposta non è ripiegarsi su se stessi. Né ritirarsi in fazioni in lotta tra loro, diffidando di quelli che non vi assomigliano, o non pregano come fate voi, o non leggono le notizie dalla vostra stessa fonte.

Dobbiamo porre fine a questa guerra incivile che mette il rosso contro il blu, il rurale contro l’urbano, il conservatore contro il liberal. Possiamo farlo se apriamo le nostre anime invece di indurire i nostri cuori, se mostriamo un po’ di tolleranza e umiltà e se siamo disposti a metterci nei panni dell’altra persona, come direbbe mia madre. Solo per un momento, mettetevi nei panni degli altri.

Perché questo posso dirvi della vita. Non possiamo sapere che cosa il destino ha scelto per noi. Alcuni giorni hai bisogno di una mano. Ci sono altri giorni in cui devi darla, una mano. È così che deve essere, è questo che facciamo l'uno per l’altro. E se siamo così, il nostro Paese sarà più forte, più prospero, più pronto per il futuro. E possiamo pure non essere d’accordo.

Miei concittadini, nel lavoro che ci aspetta avremo bisogno l’uno dell’altro. Abbiamo bisogno di tutte le nostre forze per resistere in questo inverno buio. Stiamo entrando in quello che potrebbe essere il periodo più oscuro e mortale del virus. Dobbiamo mettere da parte la politica e affrontare questa pandemia come una nazione, una nazione. E vi prometto questo, come dice la Bibbia: “Il pianto può durare tutta una notte, la gioia viene al mattino”. Ce la faremo insieme. Insieme.

"Guideremo non solo con l’esempio del nostro potere, ma con il potere del nostro esempio." Per affrontare il domani e ritrovare una collaborazione internazionale serve un dialogo esemplare.

Guardate, tutti i miei colleghi con cui ho lavorato alla Camera e al Senato, tutti sappiamo che il mondo ci sta guardando. Quindi ecco il mio messaggio a chi ci guarda fuori dai nostri confini. L’America è stata messa alla prova e ne siamo usciti più forti. Aggiusteremo le nostre alleanze e collaboreremo ancora nel mondo. Non per affrontare le sfide di ieri, ma le sfide di oggi e di domani. E guideremo non solo con l’esempio del nostro potere, ma con il potere del nostro esempio.

Cittadini americani, mamme, papà, figli, figlie, amici, vicini e colleghi di lavoro. Ci faremo onore diventando le persone e la nazione che possiamo e dovremmo essere. Quindi vi chiedo di dire una preghiera silenziosa per coloro che hanno perso la vita, per coloro che sono rimasti indietro e per il nostro paese. Amen.

Gente, è tempo di metterci alla prova. Dobbiamo affrontare un attacco alla nostra democrazia e alla verità, un virus impetuoso, una diseguaglianza dolorosa, un razzismo sistemico, un ambiente in crisi, il ruolo dell'America nel mondo. Uno qualsiasi di questi test sarebbe sufficiente per colpirci in modo profondo. Ma il fatto è che li affrontiamo tutti in una volta, dando a questa nazione una delle più grandi responsabilità che abbiamo mai avuto. Ora ci metteremo alla prova. Siamo pronti?

È tempo di essere coraggiosi perché c'è così tanto da fare. E questo è certo, ve lo assicuro. Saremo giudicati, voi e io, da come risolveremo queste crisi. Saremo all'altezza dell'occasione. Riusciremo a dominare questo momento unico e difficile? Riusciremo a rispettare i nostri obblighi e a lasciare un mondo nuovo e migliore ai nostri figli? Credo che dobbiamo, e sono sicuro che lo siete anche voi. Credo che lo faremo, e quando lo faremo, scriveremo il prossimo grande capitolo nella storia degli Stati Uniti d’America. La storia americana.

Una storia che potrebbe suonare come una canzone che significa molto per me, si chiama inno americano. E c'è un verso che spicca, almeno per me ed è così: “Il lavoro e le preghiere di un secolo ci hanno portato fino a oggi, quale sarà la nostra eredità, cosa diranno i nostri figli? Fammi sapere nel mio cuore quando i miei giorni saranno finiti, America, America, ho dato il meglio per te”.

Aggiungiamo il nostro lavoro e le nostre preghiere alla storia della nostra grande nazione. Se lo facciamo, quando i nostri giorni saranno finiti, i nostri figli e i figli dei nostri figli diranno di noi: "Hanno dato il meglio, hanno fatto il loro dovere, hanno guarito una terra devastata".

"Difenderò la Costituzione, difenderò la nostra democrazia. Difenderò l’America e tutto quello che farò lo farò per servire voi. Non penserò al potere ma alle possibilità. Non all’interesse personale ma al bene pubblico."

Miei concittadini americani, chiudo da dove ho cominciato, con un sacro giuramento. Davanti a Dio e a tutti voi, vi do la mia parola. Difenderò la Costituzione, difenderò la nostra democrazia. Difenderò l’America e tutto quello che farò lo farò per servire voi. Non penserò al potere ma alle possibilità. Non all’interesse personale ma al bene pubblico.

E insieme scriveremo una storia americana di speranza, non di paura. Di unità non di divisione, di luce, non di oscurità. Una storia di decenza e dignità, amore e guarigione, grandezza e bontà. Possa questa essere la storia che ci guida. La storia che ci ispira. E la storia che racconterà a chi verrà dopo di noi che abbiamo risposto al richiamo della storia. La democrazia e la speranza, la verità e la giustizia non sono morte sotto la nostra guida, ma sono rinate.

Che l’America si assicuri la libertà in patria e si affermi ancora una volta come un faro per il mondo. Questo è ciò che dobbiamo ai nostri antenati, a noi, e alle generazioni che verranno.

Quindi, con forza e determinazione, affrontiamo i compiti del nostro tempo. Sostenuti dalla fede, spinti dalla convinzione e devoti gli uni agli altri e al paese che amiamo con tutto il cuore. Possa Dio benedire l’America e Dio proteggere le nostre truppe.

Grazie, America.

Traduzione tratta da Il Foglio


21 gennaio 2021

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