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C'è chi boicotta gli atleti israeliani e chi, da rifugiata, sfida il suo passato iraniano

Tokyo 2020, le storie opposte di Fethi Nourine, Saeid Mollaei e Kima Alizadeh

Ieri i funzionari olimpici hanno confermato che un secondo judoka si è ritirato da un incontro contro l'avversario israeliano Tohar Butbul. Mohamed Abdalrasool, un atleta sudanese, ha scelto di non competere contro il 27enne israeliano negli ottavi di finale di categoria.

La motivazione ufficiale riguarda un infortunio alla spalla, ma il ritiro tardivo ha sollevato interrogativi dopo che qualche giorno l'algerino Fethi Nourine era stato sospeso da parte della Federazione Internazionale di Judo (IJF) per non essersi presentato in occasione del suo incontro contro Butbul all'inizio del torneo.

A differenza dell'Algeria, paese con cui Israele non ha legami diplomatici ufficiali, il Sudan ha normalizzato le sue relazioni con lo stato ebraico nel gennaio 2021 come parte degli accordi di Abramo.

Ai giornalisti Bulut ha spiegato che "queste sono cose che accadono a volte nel Judo. Non è insolito per me. Queste cose accadono agli atleti israeliani, ma non voglio discutere di politica ora".

Dopo essersi ritirato dai Giochi, il judoka algerino Nourine aveva dichiarato di essere "pienamente a favore della causa palestinese". Il 30enne in seguito su Facebook si è rivolto ai suoi utenti per rispondere a presunte critiche che gli erano state rivolte da membri dell'Associazione Judo algerina.

"Il presidente dell'Associazione Judo è rimasto sorpreso dalla mia decisione di non prendere parte alla lotta. Ha detto che rappresento l'Algeria, non la Palestina", ha scritto il 30enne. "È stato un onore per me rappresentare l'Algeria in diverse competizioni sportive. Ritirandomi, ho rappresentato anche l’Algeria". Scorgendo sui social, si può notare che gli utenti algerini sono piuttosto divisi sulla decisione di Nourine.

In generale, gli sportivi israeliani non sono estranei ai boicottaggi ma l'attenzione internazionale aumenta quando si tratta di judo, uno sport in cui Israele è noto per eccellere. Cinque delle dieci medaglie olimpiche israeliane di tutti i tempi sono state vinte nella disciplina.

Il caso più noto è sicuramente quello di Saeid Mollaei, lo judoka iraniano al quale nel settembre 2019 è stato ordinato di perdere intenzionalmente la semifinale del Campionato mondiale di judo a Tokyo per evitare un potenziale incontro in finale contro l'israeliano Sagi Muki.

Mollaei, di cui ci siamo occupati ampiamente su Gariwo, ha quindi deciso di abbandonare la federazione iraniana e ora rappresenta la Mongolia, con la quale ha appena vinto un argento a Tokyo. Pare inoltre che Mollaei e Muki siano oggi buoni amici, almeno secondo quanto riporta la stampa internazionale.

E a proposito di Iran e sport, davvero interessante è la storia dell’atleta iraniana Kimia Alizadeh. Nel gennaio 2020 Alizadeh aveva annunciato su Instagram che non voleva più vivere in Iran ed essere parte di “ipocrisia, bugie, ingiustizie e piaggeria” in quanto una delle “milioni di donne oppresse in Iran”, denunciando, tra l’altro, che dietro le quinte gli atleti iraniani venivano sfruttati e pilotati. Il post su Instagram le era costata molte minacce di morte. Dopo essersi trasferita in Olanda prima e a Norimberga dopo, ha ricevuto lo status di rifugiata in Germania ed è stata convocata per rappresentare il team dei rifugiati alle Olimpiadi di Tokyo.

Nella kermesse giapponese, all'interno del torneo  di taekwondo -57 kg, ai sedicesimi di finale ha affrontato e battuto - con fierezza e senza velo - Nahid Kiani, una sua ex compagna di Nazionale. Decisamente un momento storico.

27 luglio 2021

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