Questa settimana da Rabat arrivano due notizie. Una è estremamente positiva, ed è che il Marocco è il primo Paese musulmano ad abolire il reato di apostasia. D'ora in poi si potrà cambiare religione liberamente, senza rischiare addirtittura la pena di morte, come accadeva prima e come succede ancora in molti Paesi tra cui il Pakistan e l'Iran, solo per citarne alcuni.
Un'altra notizia ci svela però anche la continua difficoltà a fare fronte alla minaccia fondamentalista. Il governo marocchino avrebbe dato il via a una riforma della scuola basata su un controverso manuale di educazione islamica. A sentirsi chiamati in causa sono i docenti di Filosofia, la cui materia, nel testo in questione, sarebbe definita "degenerazione".
Su Le Monde c'è una lunga intervista al Ministro dell'Istruzione marocchino, Rachid Benmokhtar, secondo cui c'è solo una frase di un pensatore islamico del XIII secolo, in tutto il manuale, a riferire di tale posizione oscurantista, che potrebbe poi essere liberamente discussa all'interno delle lezioni.
Tuttavia la società civile marocchina si sente colpita da questa mossa. Sono in corso grandi sforzi di modernizzazione, il Paese ha anche sofferto per il terrorismo come nell'attentato a Marrakech del 2007, che seminò morte e distruzione, e dalla scuola si vorrebbe un aiuto ad aprirsi e non a tornare a non ben chiare radici religiose.
Se un ragionamento del governo, quello di inserire nel programma anche i filosofi musulmani, può avere un suo valore culturale, desta invece più preoccupazione quello di bollare di "degenerazione" lo studio che insegna a pensare, e gli insegnanti l'hanno percepito chiaramente.