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"Non si è davvero liberi se non si è responsabili"

Gherardo Colombo ospite di Gariwo

“Per universalizzare il concetto di Giusto non facciamo solo un discorso storico, ma un percorso con le scuole sull’educazione alla responsabilità individuale”. Così Gabriele Nissim apre l’incontro con Gherardo Colombo nella sede di Gariwo, il 18 ottobre a Milano.

Il colloquio con l’ex magistrato parte dall’esempio positivo dei Giusti per arrivare al punto che unisce il lavoro di entrambi: l’educazione delle giovani generazioni alla libertà e alla responsabilità. Da anni Gariwo ha iniziato un percorso con le scuole per diffondere la memoria del bene, elemento che sembra avere un grande impatto sui ragazzi. “Il messaggio che cerchiamo di dare - spiega Gabriele Nissim - è che il Giusto durante la Shoah, il genocidio in Ruanda, la pulizia etnica nei Balcani, è la persona che non solo sa giudicare e per questo si indigna davanti alla realtà, ma è soprattutto chi si assume la responsabilità dell’altro, riempiendo lo spazio che con leggi ingiuste è stato sottratto all’individuo”.

La trasmissione di esempi positivi è un fattore assolutamente costruttivo per i ragazzi, che oltre a vedere la parte negativa della storia - il genocidio, il totalitarismo, i campi di sterminio - imparano che in questi momenti ci sono stati e ci sono degli uomini capaci di spostare, anche se in un piccola parte, la realtà. “L’aspetto pedagogico molto forte - prosegue Nissim - sta nel mostrare a un giovane che, anche in una situazione di stravolgimento dei costumi morali, una persona, lontana dall’essere un santo o un eroe, può essere in grado di reagire al male. Non basta quindi parlare delle vittime, ma serve raccontare l’uomo e ricordare che è sempre possibile scegliere, anche di fronte al male estremo”.

Questa riflessione trova diversi punti di contatto con il lavoro di Gherardo Colombo, uno dei magistrati più noti del nostro Paese, divenuto celebre per aver fatto parte del pool di Mani Pulite insieme a Piercamillo Davigo, Antonio Di Pietro, Ilda Bocassini, Francesco Saverio Borrelli e Gerardo D’Ambrosio. Oggi Colombo si è dimesso dalla magistratura e ha intrapreso un percorso di educazione alle regole che lo porta a rivolgersi a giovani e adulti in più di 400 incontri l’anno nelle scuole, nei teatri, nelle carceri. “Ho lasciato la toga - spiega Colombo - perché progressivamente sono arrivato a una serie di convinzioni. Una è che non è attraverso l’esercizio della giurisdizione che si riesce a far in modo che ci sia giustizia. La giurisdizione serve quando la devianza è marginale, ma quando la devianza è massiva è poco utile. Secondo, la pena non solo non serve, ma è controproducente: pensare di recuperare le persone facendole soffrire è un controsenso. Terzo, è necessario rovesciare i metodi di educazione tradizionali. La democrazia, che è figlia a sua volta del riconoscimento della dignità universale di tutte le persone, richiede la capacità di esercitare la libertà, e la scuola difficilmente educa a essere liberi”.

Il percorso educativo che l’ex magistrato compie insieme alle scuole parte da, o arriva a, un incontro-dialogo con i ragazzi, in cui gli studenti sono protagonisti e non spettatori. “L’educazione alla libertà comporta che i giovani siano sullo stesso piano degli adulti - prosegue Colombo - Il modulo quindi deve essere dialogante, non assertivo. Le lezioni frontali sono inadatte, sono parte di un sistema che tende ad educare all’obbedienza, e non alla libertà. Il che comporta che, quando i ragazzi crescono, se sono stati educati in questo modo hanno sempre bisogno di qualcuno che dica loro cosa fare e che li esima dalla responsabilità. Ma non si è davvero liberi se non si è responsabili, e cioè se non si è in grado di scegliere responsabilmente”.
 
Educare alla libertà risulta quindi essenziale, tanto nel percorso di Gherardo Colombo quanto in quello di Gabriele Nissim, per rendere i giovani consapevoli della loro possibilità di compiere una scelta in ogni situazione, e del fatto che scegliere comporta, di conseguenza, una responsabilità nei confronti dell’altro.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

29 ottobre 2013

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