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L'isola dei Giusti

di Daniele Biella Edizioni Paoline, 2017

In esclusiva per Gariwo, nel box approfondimenti in calce all'articolo, un estratto dal libro: la storia di Aisha, una bimba di cinque anni che ce l'ha fatta, che "è stata salvata, inzuppata d'acqua ma viva". Di seguito, invece, pubblichiamo la scheda del libro.

Nei 12 mesi intercorsi tra le primavere del 2015 e del 2016, sull’isola greca di Lesbo sono arrivate via mare dalla Turchia almeno 600mila persone, un numero più di sette volte superiore agli 80mila isolani. Sono arrivate su gommoni stipati all’inverosimile, pagando uno sproposito - fino a mille dollari a testa - a trafficanti di esseri umani per sole quattro miglia marine (la distanza tra la costa turca e il nord dell’isola, poco più di sette chilometri), ma soprattutto rischiando la morte in mare dopo essere scappati da guerre, persecuzioni e altri disagi che li hanno costretti ad abbandonare le loro case, gli affetti, in Siria come in Iraq, Afghanistan, Eritrea e tanti altri luoghi a rischio. Migranti forzati, profughi, refugees che hanno trovato rifugio temporaneo sull’isola, prima di riprendere il loro lungo viaggio verso il Nord Europa, attraverso quella “rotta balcanica” successivamente chiusa dai governi europei, ancora oggi inadeguati nel garantire i diritti dei rifugiati secondo la Convenzione di Ginevra firmata nel 1951.

Lungo le spiagge di Lesbo, a dare loro un primo soccorso, ma soprattutto un abbraccio e un sorriso capace di ridare loro dignità e un soffio di speranza per il futuro, in quei tragici momenti non c’erano le autorità. C’erano invece altri esseri umani, normali cittadini, che non sono stati a guardare la Storia passare davanti ai loro occhi ma hanno deciso di entrarci da protagonisti, vivendo su di sé quell’amore incondizionato verso il Prossimo che dovrebbe annidarsi nel cuore di ogni persona. Sono state decine, centinaia se non migliaia, le persone accorse da tutto il mondo per aiutare. Ma prima di ogni altro sono arrivati loro, gli abitanti dell’isola - una grande Lampedusa - che rappresentano l’essenza di questo libro, composto da sette storie di altrettante persone che simboleggiano quella straordinaria normalità che, di fatto, ha permesso di salvare centinaia di vite umane da annegamenti e assideramenti e aiutarne altre centinaia di migliaia a recuperare le forze. Una nonna, un pescatore (entrambi candidati al premio Nobel per la pace 2015), la proprietaria di un albergo, una ristoratrice, una giovane mamma e regista, un prete, uno scultore. Ecco i sette Giusti, in rappresentanza di moltissimi altri, raccontati lungo tutto l’arco delle loro vite nello sfondo di un’isola che da tempo ha dentro di sé l’antidoto a razzismo, xenofobia e diffidenze che colpiscono oggi una parte di questa Europa, essendo i propri abitanti in gran parte essi stessi figli o nipoti delle decine di migliaia di rifugiati greci che nel 1922, al termine della guerra tra Grecia e Turchia, hanno trovato pace nell’isola scappando dalle rappresaglie turche. 

Il libro esce a un anno dalla storica visita di Papa Francesco, presenza capace di sferzare le coscienze e lanciare verso tutto il mondo il messaggio di Lesbo, quella filoxenia - l’amore per il diverso - celebrata anche nei testi sacri di ogni epoca. Attraverso lo sguardo dei sette protagonisti, le loro azioni e le loro parole verrà offerta un’occasione importante per rivivere uno dei momenti cardine di questa prima parte di terzo millennio, per avvertire nel profondo un crocevia fondamentale della nostra esistenza: l’umanità.

Daniele Biella, Classe 1978, giornalista, collabora con diverse testate nazionali scrivendo di tematiche sociali, in particolare migrazioni e cooperazione internazionale. Interviene come referente di progetti educativi e formativi sul tema dell’accoglienza in scuole, assemblee cittadine e altri centri di aggregazione. Nawal, l’angelo dei profughi (edizioni Paoline 2015), il suo primo libro, ha ottenuto i riconoscimenti letterari “Res Magnae” e “Premio Cild per le libertà civili”. Al termine degli studi universitari ha vissuto in Cile, dove ha svolto un anno di servizio civile volontario nel corpo di pace "Caschi Bianchi". 

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