Gariwo
https://it.gariwo.net/libri-and-co/libri/giusti/lalbero-dei-giusti-1942.html
Gariwo

L’Albero dei Giusti

di Peter Hellman San Paolo, Cinisello Balsamo, 2001

Il libro racconta cinque storie di cristiani che salvarono ebrei dal genocidio a rischio della propria vita e in modo disinteressato, e che per questo sono stati insigniti del titolo di “Giusti tra le Nazioni” da Yad Vashem. La narrazione prende le mosse proprio dalla visita al Memoriale israeliano della Shoah, dove il Viale dei Giusti, con i suoi carrubi e ulivi, trasmette all'autore un senso di serenità in contrasto con le altre parti della visita. Hellman tiene molto alle atmosfere e ai climi, e riesce a trasmettere al lettore suggestioni diverse, dalla cupezza dell'Olanda occupata all'entusiasmo del partigiano francese Raoul Laporterie.
Le cinque storie narrate rimandano a un comun denominatore sulle motivazioni del salvataggio, in cui si intrecciano il sentimento patriottico e la fede cristiana. Ovunque nel testo se ne fa menzione, a volte anche solo descrivendo un’immaginetta che un salvatore portava con sé. Monsignor Beniamino Schivo rischia la vita anche per far trascorrere un Natale il più possibile sereno ai suoi ospiti ebrei. Nel secondo capitolo, l’aspetto religioso viene ulteriormente approfondito in relazione al difficile tema delle conversioni al Cristianesimo che spesso e con varie motivazioni erano proposte agli ebrei braccati. Sietske salva Nurit per coerenza con la propria fede cristiana e non le chiede di abbracciarla, bensì, nel contesto della vita elementare dove si aprono insperati spiragli di libertà per i perseguitati, la accompagna nel compito di sensibilizzare altre persone ebree sull’importanza di preservare le proprie origini e tradizioni.
Certo rimane oscuro come per milioni di altre persone il Cristianesimo non abbia rappresentato un monito contro l’indifferenza e il collaborazionismo. Hellman non può esimersi dal porre a ciascuno dei protagonisti, tutti rimasti in rapporti amichevoli fra loro dopo la guerra, una spiegazione sulle possibili cause della Shoah. Ognuno ha il proprio modo di interrogarsi su questo abisso di criminalità: l’uomo si abitua a tutto? Si tratta del fatto che i valori centrali del Cristianesimo non sono stati compresi? Gli ebrei sono il Popolo Eletto… “per soffrire”? Qualunque sia la verità sull’argomento, è da notare un altro fatto storico che emerge da questa ricerca, e cioè la presenza di molteplici pregiudizi antisemiti anche in persone che si sono impegnate concretamente e hanno corso forti rischi personali per aiutare gli ebrei, come chi credeva che avessero i piedi piatti, o nascessero con le corna. Questo in un secolo che nel pensiero comune, a distanza di tempo dalla Shoah, è associato al progresso scientifico.
Un’altra domanda che attraversa tutte le pagine de “L’Albero dei Giusti” è il perché ciascuno di essi abbia fatto ciò che ha fatto. Ideali a parte, quasi tutti concordano sul fatto di non aver compiuto altro che il proprio dovere. Significativa però è anche l’intenzione intima. Hellman sembra suggerire che “La maggior parte di noi lascia trascorrere i giorni della propria vita nell’attesa di un evento decisivo, di un’occasione capace di farci varcare la soglia della quotidianità, di un’opportunità di rischiare il tutto per tutto per una causa che ci convince fino in fondo”, magari la causa del proprio Dio. Questo è un ulteriore aspetto di riflessione etico - religiosa che attiene profondamente all'impostazione del saggio di Hellman e che arricchisce in modo significativo la lettura delle straordinarie storie di Giusti narrate dall’autore.
Ci si commuove profondamente leggendo alcuni passi di questo libro, le cui note emotive comprendono tuttavia anche l’ironia sulla stupidità della dittatura e in alcuni passaggi il vero e proprio orrore. Nelle modulazioni meno estreme, il testo fa riflettere sui mille aspetti quotidiani della lotta per la sopravvivenza cui furono costretti tanti ebrei e resistenti nel corso del secondo conflitto mondiale e su come ogni singolo individuo li affrontava. Se l'attenzione è senz'altro catturata dalla tremenda difficoltà di nascondere i bambini, un elemento che pare stupire molto Hellman è l’ingenuità sulle reali intenzioni del nazismo. Per esempio ci furono anziani ebrei che s'illusero di sfuggire alla deportazione in quanto inabili al lavoro duro, e molti scampati dovettero essere rivestiti da capo a piedi dai loro salvatori perché muniti soltanto di pochi vestiti leggeri, avendo sottovalutato la portata del pericolo e non prevedendo in alcun modo i lunghi inverni che avrebbero dovuto trascorrere nascosti prima della liberazione.
Proporre questo libro oggi, al di là del modo in cui è strutturato, contribuisce a conservare la memoria dei Giusti altrettanto bene degli alberi piantati in loro onore a Yad Vashem, considerando che i protagonisti vanno via via scomparendo per ovvie ragioni anagrafiche. La Nota bibliografica dell'editore invita non di meno a perseguire questo intento ricordando l’esortazione di Karol Wojtyła a costruire “un futuro nuovo nel quale non vi siano più sentimenti antiebraici fra i cristiani o sentimenti anticristiani fra gli ebrei, ma piuttosto il reciproco rispetto”. Propone inoltre una serie di libri di approfondimento dove continuare a coltivare la memoria dei Giusti.

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!