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Lezioni di pace. Il Corano, l'Islam e il terrorismo spiegati ai miei allievi

di Hafez Haidar Imprimatur, 2017

Tempi difficili per porre mano alle lezioni di pace. Tempi di paura, di violenza, di odio. Tempi di attaccamento alle parole malate, tempi di individuazione dei nemici da combattere e eliminare. Tempi di fili spinati, non di ponti e di accoglienza. Per questo il libro di Hafez Haidar che nasce dalla ferma convinzione che la cultura è “mezzo salvifico che racchiude la bellezza, la saggezza, l’amore sconfinato” risulta essere tanto più prezioso. L’Islam, il Corano, il valore della cultura araba e il terrorismo spiegato agli allievi che all’indomani di una ennesima strage di innocenti tempestano l’insegnate di domande, lo incalzano con la loro angoscia, con parole senza speranza. La strada da percorrere è solo quella della conoscenza.

Gli studenti vengono subito messi a contatto con una storia vera ed emblematica, quella delle sceicco Hassan, dotto della Shari’a, un vero credente di fede islamica che dagli insegnamenti del Corano ricava solo parole di pace, di verità, di fraternità universale. La sua mitezza e lucida semplicità non possono tuttavia vincere il fondamentalismo violento e fanatico del giovane Ahmad che ormai ha sposato la causa della guerra agli infedeli e all’Occidente corrotto e usa contro il mite sceicco tutta la violenza distruttrice di cui è capace, lasciandolo a terra in un bagno di sangue.

Da questo racconto si dipana la storia di una religione, l’Islam, che viene rivisitata dal professore nei suoi contenuti originari e che si snoda su due piani, quello teologico dottrinale e quello storico che segue la vicenda esistenziale del profeta Muhammad, l’incontro con Khadigia, le illuminazioni dell’Arcangelo Gabriele che vanno a comporre le prime sure del Corano recitate dal profeta. La lotta per la liberazione dall’idolatria, dalla schiavitù, dall’odio suscitato dalla nuova predicazione di Maometto negli ambienti dei notabili de La Mecca ha come risultato finale l’unione delle tribù arabe sotto l’unica fede dell’Islam, che chiede sottomissione incondizionata ad Allah, un Dio buono, misericordioso, un Dio di pace.

Le domande incalzanti degli studenti portano il professore, ben deciso a non trascurare gli aspetti fondamentali della nuova religione che chiama alla fratellanza tra i popoli, a chiarire che il Corano non contiene solo un messaggio etico e religioso, ma fonda a livello politico e giuridico la convivenza dei credenti. I successori di Maometto custodiranno la tradizione e le consuetudini religiose e l’Islam fornirà il quadro giuridico che ingloba tutti gli aspetti dell’esistenza, politici, economici, sociali.

Una parte del lavoro di Hafez Haidar che a mio giudizio riveste grande interesse e costituisce uno degli elementi di fondo che possono far toccare con mano agli studenti la possibilità reale di un dialogo tra l’Occidente e l’Islam, riguarda l’approfondimento delle figure degli studiosi arabi musulmani che spaziano in vari rami del sapere, dalla matematica, alla medicina, dalla zoologia all’astronomia, dalla filosofia, alla letteratura e alla poesia. L’incontro tra la cultura occidentale che aveva visto la grande fioritura della civiltà greco-ellenistica, romana e cristiana, e la cultura araba fondata sull’Islam in Spagna e in Sicilia, fu all’origine di un periodo di grande fioritura in tutti i campi della conoscenza. I confini della penetrazione islamica si dilatarono alla Persia, all’Egitto, al Magrheb. Non manca il racconto delle crociate e il riferimento all’intreccio delle motivazioni religiose, economiche, politiche e sociali che sono alla base delle spedizioni dei cristiani nelle terre che avevano visto la predicazione del Cristo.

Il professore conduce poi i suoi studenti a guardare alla modernità e a ripartire dall’epoca napoleonica e dallo scontro Occidente e Islam legato all’Impero Ottomano che aveva dominato il mondo arabo dal XVI al XIX secolo causando l’eclissi della civiltà araba. Chiarificatrice a questo proposito l’affermazione, riportata dall’autore, del grande letterato Taha Hussein che nella sua opera Dal discorso della poesia e della prosa scrisse : “Qui in Oriente veglia il buio, mentre in un’altra parte del mondo, Oltreoceano sorge l’alba” (p. 105). Furono poi gli occidentali a intervenire nel mondo arabo alla fine della prima guerra mondiale , a controllarne le amministrazioni e a sfruttarne le risorse.

Ormai lo sguardo impaziente degli studenti è rivolto all’attualità. Hanno accettato nomi, date, eventi, percorsi storici di un passato che è difficile abbracciare con razionalità ricavando competenze solide e durature. Hanno partecipato con attenzione, le domande sono state coerenti al tema, hanno fatto avanzare il percorso di conoscenza lungo il quale il professore voleva condurli. Ora è giunta la questione scottante della nascita del terrorismo di matrice islamica, questione da cui è nato l’interesse primo degli studenti. Gli studenti fanno domande precise sugli obiettivi dell’Isis, sulla formazione dei kamikaze, sulla figura di Al-Baghdadi e il professore non può che rispondere facendo vivere lo scenario terribile che ha causato e causa la grande paura. Alla domanda cruciale di Andrea su come si possa combattere l’Isis e il terrorismo il professore risponde indicando le strategie a livello mondiale che coinvolgono le politiche di integrazione e l’economia, ma soprattutto il ruolo degli intellettuali, dei social network e la necessità di ritornare ad una predicazione di fede basata sui principi religiosi e non strumentalizzata a fini politici.

Miriam non è rasserenata: “ Belle parole! Noi però abbiamo paura!”

Non abbiate paura! La libertà è il nostro pane quotidiano, la cultura il nostro abito e la civiltà è il nostro sentiero di vita…”, così conclude l’autore questo saggio che a mio giudizio è riuscito nel suo intento di mostrare che la precondizione per abbattere i muri della diffidenza, dell’odio, della violenza e intraprendere la via della pace, è quella della conoscenza fondata su un lavoro di informazione preciso e puntuale. 

Annamaria Samuelli, Responsabile Commissione educazione e cofondatrice di Gariwo

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