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La figlia

di Clara Usòn Sellerio

Uno dei pregi più inquietanti della scrittrice catalana Clara Usón è la stupefacente naturalezza con cui riesce a calarsi nella testa dei suoi personaggi. È un pregio impagabile quando il personaggio che sceglie è reale e del calibro di Ana Mladić, figlia e ragione di vivere del generale Ratko Mladić, uno dei criminali più sanguinari della guerra dei Balcani.

Nel 2006 Clara Usón lesse che Ana, una brillante studentessa di medicina di appena 23 anni, nonché ultranazionalista, si era uccisa con la pistola preferita del padre, conservata per regalarla a un eventuale nipote. Forse si trattò di un sacrificio, di un atto eroico, o forse di una semplice forma di autodistruzione.

Un racconto di Tolstoj, Dopo il ballo, che nel libro un personaggio narra a un altro, funziona come metafora del romanzo: in una notte di danze, un uomo s’innamora perdutamente di una giovane che lo ricambia, è l’amore perfetto. Ma il giorno successivo l’uomo vede il padre della ragazza, un alto militare, che applica un durissimo castigo a un soldato; per questo, decide di non tornare a vederla mai più. La figlia paga per le colpe del padre.

Il romanzo è una piccola perla con una miriade di informazioni sulla tragedia balcanica, perché l’autrice ha dedicato tre anni di indagini all’argomento, fino a farsi tradurre due biografie dal serbo e intervistare un buon numero di croati, bosniaci e serbi. Questa documentazione tinge il romanzo di una patina di cronaca, con fotografie e riproduzione di rapporti ufficiali, e una galleria di "mostri" come Karadzic e Mladic.

dalla recensione di Carles Geli, El País

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