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Giorgio Nissim: una vita al servizio del bene

di Alfredo De Girolamo Giuntina, 2016

Un Giusto tra le Nazioni è una persona che ha rischiato la propria vita per agire in modo onesto e altruistico, salvando anche un solo essere umano dalle guerre e dai genocidi, senza alcun tornaconto personale, ma solo guidato dalla propria coscienza.

Un Giusto tra le Nazioni, per esempio, è Giorgio Nissim. Di ebrei ne ha salvati circa un migliaio, ne ha aiutati di più, e purtroppo ne ha persi ancora in maggior numero. Ma non si è mai arreso, non si è mai lasciato prendere dallo sconforto, neanche quando molti amici e persone a lui vicine finivano nelle mani dei tedeschi, quando falliva, e quando la crudeltà e l’ingiustizia sembravano voler seppellire i buoni sentimenti.

Giorgio Nissim ha vissuto «una vita al servizio del bene», e questo libro di Alfredo De Girolamo è la breve raccolta dei fatti più incisivi che lo dimostrano.

Non c’è sentimentalismo, né pena, né teatralità in questo racconto, ma ci sono i fatti, le conseguenze, le dimostrazioni. Il tutto è narrato con un linguaggio semplice e asciutto che porta il lettore dapprima a chiedersi se non manchi di un po’ di partecipazione, per poi rendersi conto che in questo modo si è in grado di capire meglio la situazione e la difficoltà di un uomo con famiglia e amici che rischia tutto per salvare degli sconosciuti. Perchè Giorgio Nissim non si pone molte domande, ma preferisce agire. Di tanto in tanto compare una breve riflessione sulla nostalgia e sullo sconforto di un uomo che, dopotutto, è un uomo comune, ma subito si ritorna a parlare delle azioni che conseguono a questo sconforto, che sono invece senza dubbio fuori dal comune.

Vi sono tanti personaggi che partecipano alla narrazione, spesso solo per poche righe, ma tutti citati in maniera diretta ed equilibrata, come per porli tutti sullo stesso piano nella loro onestà.

Non ci sono critiche in questo racconto, nessuno cade sotto la penna di De Girolamo, al contrario i soggetti si ergono e brillano nel mare di sofferenza che si intuisce come scenario comune, e questa maniera di raccontare una tale storia ci cattura e ci fa riflettere quasi naturalmente, senza troppa enfasi o ridondanza, come se stessimo parlando con un amico un po’ timido a cui non piace darsi importanza.

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