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Questa sera è già domani

di Lia Levi Edizioni e/o, 2018

Pubblichiamo di seguito il dialogo tra Lia Levi e la giornalista e rappresentante di Gariwo a Benevento Enza Nunziato, pubblicato dalla Gazzetta di Benevento il 7 giugno 2018, in occasione della presentazione dei semifinalisti del Premio Strega.

A dialogare con Lia Levi si ha l’impressione di parlare con una persona di famiglia, conosciuta da tempo, che entra nel cuore come un soffio d’amore. Una voce avvolgente che parla di storie di vita vissuta pur nella trasposizione letteraria. Che descrive uno spaccato di un mondo impazzito dall’odio e dalla ferocia, che ha attraversato con tutta la sua forza ‘sfacciata’ anche la nostra Italia. Il suo libro candidato al Premio Strega dal titolo Questa sera è già domani edito da “edizioni e/o”, sarà presentato a Benevento, giovedì 7 giugno alle ore 19.00, al Cinema Teatro San Marco, insieme agli altri semifinalisti*. La serata sarà condotta da Gigi Marzullo.

Il romanzo è ispirato alla storia di una famiglia “normale”, quella del marito della scrittrice, risucchiata nel gorgo del periodo fascista, intrappolata dalle leggi sulla razza e dall’eterno dilemma dell’azione o dell’attesa.

L’abbiamo raggiunta telefonicamente e con lei si è stabilita un’immediata intesa fatta di rimandi e di un comune sentire.

In particolare il colloquio si è infittito quando abbiamo fatto riferimento a una delle ultime frasi del libro: “Vieni, mio amato, incontro alla sposa, accogliamo lo Shabbat, da secoli c’è qualcuno che continua a cantarlo”. Adesso è già sabato, che riporta al titolo… metafora di una vita che sfugge e che non vuole “partire” ma che guarda all’orizzonte.

Lia Levi ha apprezzato molto questo aggancio spiegando che “il titolo in senso letterale vuole intendere che noi rappresentiamo, ovunque siamo, se amiamo, se preghiamo, se ci muoviamo, già il domani, cioè il futuro”. Quindi - ha incalzato la scrittrice – “logica è anche l’allusione simbolica a una delle feste ebraiche più sentite, quella dello Shabbat, che inizia il venerdì sera, che guarda con amore al sabato che verrà. Ma si tratta di un’emozione, di un’accoglienza che si ferma a metà del guado. Sta sempre all’Uomo comprendere quando è il Tempo di mettersi in cammino andando incontro alla salvezza”.

Sarà quello che accadrà ai protagonisti dellibro di Lia Levi, che tocca uno dei periodi più tragici vissuti dalla nostra Europa, e in particolare dagli Ebrei, che furono messi alla gogna dalle vergognose leggi sulla Razza di cui quest’anno ricorrono gli 80 anni dalla promulgazione. E lo fa attraverso una storia familiare, “normale”, che all’improvviso venne risucchiata e trascinata fuori dai propri luoghi, dalle proprie case, dai propri affetti. Rinunciare a tutto pur di salvarsi. Scappare divenne l’ultimo baluardo di libertà.

“Si tratta non di una famiglia “ricca” come negli stereotipi consueti, ma di un gruppo familiare appartenente alla media borghesia genovese. Una famiglia in bilico e pervasa dall’eterno dubbio, - ha evidenziato la Levi - fatto di speranza e di ottimismo, di guardare alla realtà e di poterla capire appieno, evitando di lasciarsi condizionare dalle paure, dalle solitudini, e di saper guardare oltre quando è necessario”.

“Racconto – ci ha dichiarato l’autrice – di un nucleo familiare qualsiasi, con tanti “difetti”, anche se vittima di soprusi inenarrabili dovuti alle Leggi razziali. Infatti, si aggirano tra le pagine del libro una mamma oppositiva, un figlio genio mancato, un padre saggio ma non abbastanza determinato, un nonno bizzarro, zii incombenti, cugini che scompaiono e riappaiono”.

È un affresco chiaroscurale della continua e incessante commedia umana. “Dove – ha spiegato Lia Levi - siamo tutti un po’ buoni e un po’ cattivi. Un romanzo nel quale ho provato a narrare l’essenza delle persone che dalla normalità di una vita quotidiana, furono letteralmente catapultati in un inferno terribile fatto di ignoranza, morte e qualche volta di speranza. Situazioni che non sempre furono percepite nella loro totalità, soprattutto quando si trattò di traghettare le proprie vite dalla speranza alla lotta”.

Nell’opera narrativa ci sono dei passaggi tragici ed emblematici, che pur tra le diversità di epoche e contesti storici, riportano alla nostra mente lo scottante problema dell’immigrazione. Dei respinti…e da quella frase sempre attuale “non c’è posto per tutti. La Svizzera non può aprire le porte a tutti… dicevano le guardie al confino agli Ebrei…

È vero. Ha sospirato Lia Levi, quasi a voler recuperare un tempo per la riflessione critica, fatta di tante contraddizioni, solo in parte spiegabili.

“Esiste una coincidenza con situazioni psicologiche che si ancorano all’oggi. Soprattutto quando si riannodano i fili della Memoria, del dolore vissuto da quei genitori che, in un estremo tentativo di salvare i loro piccoli da una sicura morte, li gettavano dai treni che li avrebbero portati nel lager. Nella remota speranza che qualcuno li avrebbe accolti e amati. Al pari, appaiono, sia pure nelle diversità storiche e di situazioni, gli sforzi compiuti dai profughi del ventunesimo secolo, mentre cercano mani al di là dei fili spinati che possano ospitare i loro bambini. Una spinta nel vuoto di un destino che sarà ancora da scrivere…

Famiglie che fuggono dalla morte e dalle guerre… Un analogo stato d’animo simile a quello percepito dagli uomini in balia dei respingimenti.

Parole – ha spiegato Lia Levi con tanta tristezza - che ho acquisito dalla lettura dei giornali di oggi, e che ho trasposto nell’universalità della sacralità della Vita Umana. Sempre e ovunque, in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo, oltre le differenze, oltre le barriere, oltre i mille ostacoli che si frappongono a una “normalità” e al rispetto della dignità umana.

E quando congedandoci dal colloquio le abbiamo chiesto “Cosa vorrebbe che rimanesse nel cuore dei suoi lettori?" Lia Levi molto semplicemente ci ha risposto, con la dolcezza di una madre, che la sua speranza sarebbe quella di aver creato un’empatia emozionale, di aver sollevato il velo dell’effimero facendo risalire dall’animo la carezza meravigliosa e insondabile di una sensibilità umana, che a volte può cambiare le sorti di una vita.

*Marco Balzano – Resto qui (Einaudi); Carlo Carabba – Come un giovane uomo (Marsilio); Carlo D’Amicis – Il gioco (Mondadori); Silvia Ferreri – La madre di Eva (Neo Edizioni); Helena Janeczek – La ragazza con la Leica (Guanda); Lia Levi – Questa sera è già domani (Edizione e/o); Elvis Malaj – Dal tuo terrazzo si vede casa mia – (Racconti edizioni); Francesca Melandri – Sangue giusto (Rizzoli); Angela Nanetti – Il figlio prediletto (Neri Pozza); Sandra Petrignani – La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg (Neri Pozza); Andrea Pomella – Anni luce (Add editore); Yari Selvetella – Le stanze dell’addio (Bompiani)

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