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Con il Covid vacilla la credibilità della Germania

di Simone Zoppellaro

DA STOCCARDA – Una crisi di egemonia politica, ampia e generalizzata, sembra scuotere alle fondamenta la Germania in queste ultime settimane. Quello che non era riuscita a fare la crisi migratoria del 2015 (nonostante le percezioni distorte promosse, anche in Italia, da certa stampa) – ovvero mettere in scacco la Merkel, il suo partito e il governo – è riuscito a farlo il virus. Sono lontani i tempi della prima ondata di pandemia in primavera, quando tanti tedeschi avevano apprezzato e supportato il governo e il suo operato. Troppi gli scandali, troppi i ritardi e la confusione attorno alla pandemia, – e lo stop imposto ieri alla somministrazione del vaccino di AstraZeneca rischia di assestare un altro durissimo colpo.

Una fiducia, quella di moltissimi cittadini nei confronti del loro governo e delle istituzioni europee, anch’esse ritenute responsabili di inefficienze e ritardi sui vaccini, che sembra vacillare come non mai. Il tutto al primo passaggio – le elezioni svoltesi domenica negli stati del Baden-Württemberg e della Renania-Palatinato – di un fitto anno elettorale che culminerà nel voto nazionale di settembre. E sono tanti i punti interrogativi che si sommano, a partire da chi raccoglierà il testimone della Merkel, per puntare alla cancelleria sul versante conservatore. In seguito alla batosta elettorale di domenica, anche Armin Laschet, dopo Annegret Kramp-Karrenbauer, sembra vedere ridotte al minimo le sue chance per la successione. Ora si parla molto, in ipotesi, di Markus Söder, l’attuale governatore della Baviera; ma è ancora presto per scommetterci, e non sono pochi i punti interrogativi per una figura lontana anni luce dall’autorevolezza e dalla credibilità politica della Merkel.

Un recente sondaggio di Infratest dimap, effettuato sia nel Baden-Württemberg che nella Renania-Palatinato, ha riscontrato che solo circa un terzo delle persone è ancora soddisfatto di come è stata gestita la pandemia – e in entrambi gli stati più persone incolpano il governo federale che quelli locali e statali. Questo, oltre a una bocciatura del già ricordato Laschet, è alla base della debacle elettorale della CDU. Niente rivoluzioni ecologiche alle porte, a ben vedere – i voti andati in Baden-Württemberg ai Verdi premiano una figura moderata e in parte conservatrice come Winfried Kretschmann, già al governo con la CDU peraltro (alleanza impensabile, fino a qualche anno or sono).

Un voto storico, comunque lo si guardi, quello di domenica, non solo per le ripercussioni nazionali e le prospettive che si aprono: un tempo roccaforte conservatrice, la CDU della Merkel non aveva mai fatto un risultato peggiore da queste parti. Presto per cantar vittoria, sia per la SPD, vincitrice in Renania-Palatinato, che per i Verdi: la catastrofe economica per le classi medie e basse, qui in Germania, è ancora tutta da metabolizzare e calcolare, anche politicamente. Parlo delle conseguenze del Covid, chiaramente. Basta fare due passi nelle nostre città tedesche, fra negozi e attività chiuse per sempre e un’incertezza sul futuro, assai poco tedesca, che pesa su larga parte delle persone che conosco.

Significativa, comunque, anche la grave sconfitta della nuova destra dell’AfD, che molto aveva calcato l’insoddisfazione – concreta e diffusa – nei confronti della gestione del Covid. I numeri parlano chiaro: anche in questi tempi inquieti, non risultano credibili come alternativa al sistema, per quanto sofferente questo possa essere. La cronica mancanza di leader credibili, sia a livello nazionale che locale, ha fatto il resto. Non bene, sul versante politico opposto, anche la Linke, che però perde voti in misura più ridotta.

Sul voto di domenica e la crisi della Cdu hanno pesato, oltre alla questione Covid, anche scandali e accuse rispetto al sistema di corruzione operato dall’Azerbaijan in Germania. Fra le varie figure coinvolte, l’attenzione è concentrata in particolare sul deputato Axel Fischer della CDU, i cui uffici e abitazioni sono stati perquisiti all'inizio di marzo per sospetto di corruzione, e sul deputato Mark Hauptmann, sempre dello stesso partito. L'immunità di Fischer è stata di recente revocata per rendere possibili le indagini. Hauptmann, che si presume sia anche coinvolto in traffici illegali di mascherine, si è dimesso sotto la pressione pubblica l'11 marzo.

La Germania, e senza dubbio anche l’Europa, stanno rischiando di perdere credibilità e peso, in questa crisi. Mentre si allungano – come ho avuto modo di vedere qui a Stoccarda – le code alle mense dei poveri; mentre tante carriere finiscono per essere danneggiate o stroncate (nuovi licenziamenti, si riferisce, arriveranno nei prossimi mesi), e tanti settori del mondo del lavoro – dai liberi professionisti al mondo della cultura – stanno soffrendo una cronica mancanza di sbocchi presenti futuri, sono tanti, troppi, i punti interrogativi che pesano sul nostro presente.

La Germania del dopo-Merkel è ancora tutta da immaginare, come anche un’Europa che riesca, senza le sue capacità personali di tesserne le fila e sostenerla, a risollevarsi dalla Brexit e dagli errori compiuti durante la pandemia. Mai un’epoca, dal secondo dopoguerra, era stata caratterizzata da un’incertezza così profonda in Germania. Viviamo in tempi interessanti e, insieme, pericolosi.

Simone Zoppellaro

Analisi di Simone Zoppellaro, giornalista

17 marzo 2021

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