Il primo ottobre è una data molto importante per tutto il lavoro di Gariwo. Comincia on line un corso di aggiornamento insegnanti che ha una grande ambizione culturale.
Vogliamo costruire le basi per un nuovo discorso sulla memoria che sia adeguato alle responsabilità del nostro tempo. La memoria non è emozione, né nostalgia, né un discorso identitario. È prima di tutto un pensiero che richiede elaborazione. Per questo abbiamo cominciato nel nostro sito un dibattito di grande profondità con alcuni degli storici e intellettuali che hanno dedicato la loro vita e i loro studi a questa riflessione.
I nodi più importanti sono i seguenti:
Come una memoria particolare di un genocidio come la Shoah - ma vale anche per gli altri genocidi, come quello armeno o del Ruanda o della Cambogia - può rappresentare un insegnamento universale?
Come superare la concorrenza tra le memorie che porta alcuni a ritenere che ci possa essere un male minore?
Come l’esercizio della memoria può permettere la maturazione della società, come per esempio è accaduto con l’elaborazione della colpa in Germania?
Come la memoria può modificare i nostri comportamenti e renderci migliori? Perché non basta essere giusti ex post, ma bisogna essere capaci di agire nel tempo presente, come ha scritto Stefano Levi della Torre.
Come la memoria può spingere gli Stati a praticare una politica internazionale che dia strumenti adatti per la prevenzione dei genocidi?
Come la memoria del male estremo, e mai unico, come scrivono Agnes Heller e Yehuda Bauer, può servire per individuare ovunque i segni di un male in fieri e permetterci di agire per prevenirlo prima che assuma forme peggiori?
Affrontiamo questi discorsi nella scuola perché è a livello educativo, tra i giovani, che si determina la battaglia della memoria. Sono i giovani che raccolgono l’eredità e che diventano i soggetti attivi della memoria. Per questo il ruolo degli insegnanti è fondamentale. Dalle loro conoscenze e dalla strumentazione culturale dipende l’orientamento dei ragazzi, molto di più che dalle cerimonie ufficiali e istituzionali. Sono gli insegnati che possono suggerire ai ragazzi cosa leggere, cosa approfondire, quali film vedere. Sono loro che hanno la possibilità nel loro lavoro quotidiano di fare scattare una scintilla.
La posta in gioco non è solo questa.
Dobbiamo immaginare che dalla scuola possa nascere un rinnovamento culturale che tocchi tutto il Paese. I giovani e gli insegnanti fanno sempre la differenza nel mondo e sono i portatori di un nuovo inizio. Lo possono essere in bene e anche in male, se pensiamo ai giovani che in passato guardarono al fascismo e al totalitarismo. Ma ciò è accaduto perché ci furono cattivi maestri e perché le società non furono capaci di una proposta culturale adeguata che permettesse di seminare nuove idealità.
Oggi i giovani hanno bisogno di credere alla possibilità di prendere in mano il futuro del mondo come è sempre accaduto. Una loro spinta ideale può scuotere le montagne.
Pochi giorni fa Ernesto Galli della Loggia ha scritto sul Corriere che ci stiamo assuefando al governo di troppi nuovi barbari nel mondo: Putin, Lukashenko, Erdogan, Xi Jinping, Assad, Khamenei, Kim Jong-un, al Sisi. Aggiungerei anche all’assuefazione alla politica dell’odio e del disprezzo in politica, ai fautori delle democrazie illiberali e a quanti vogliono distruggere l’idea del dialogo e della condivisione nelle democrazie, a quanti usano i social per creare nemici e fake news sovversive.
Ebbene gli educatori e i giovani possono diventare un argine contro tutte queste tendenze in atto non solo in Italia, ma anche in Europa, se noi siamo in grado di trasmettere loro un pensiero adeguato. L’arte della memoria è conoscenza adeguata al nostro tempo.
Mi piace sognare che il nostro seminario possa essere un piccolo mattone in questo senso.