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Gariwo Magazine

"Ecco come ho immaginato il Giardino"

di Stefano Valabrega, autore del progetto

L’idea di un progetto per la riqualificazione del Giardino dei Giusti di Milano è nata dalla sensibilità di Gariwo e del suo presidente Gabriele Nissim, per rispondere alla necessità di dare una forte identità a questo luogo, oggi poco conosciuto e riconoscibile. Ho quindi pensato a pochi e mirati interventi, che consentissero la celebrazione dei nuovi Giusti e il coinvolgimento dei giovani - protagonisti delle sempre più frequenti visite guidate e destinatari del più alto valore educativo del Giardino. Per fare questo ho previsto di delimitare gli ingressi del Giardino con due portali, di creare un sentiero realizzato con le stesse pietre utilizzate da Bottoni - e recuperate con la collaborazione del Comune di Milano - e una struttura, sempre in pietra, su cui apporre i nomi dei futuri Giusti, seguendo anche l’esempio di Yad Vashem, in considerazione del fatto che non sarà possibile posizionare nuovi alberi per mancanza di spazio. Il progetto prevede anche la presenza di alcuni “totem” commemorativi, per facilitare la comprensione dell’impianto generale del Giardino e raccontare le storie dei Giusti onorati, e di un Auditorium, per consentire il dialogo e la riflessione dei visitatori. Inizialmente avevo previsto anche un Giardino delle Macerie, che aveva lo scopo di ricordare a tutte le nuove generazioni l'origine del Monte Stella, e di dimostrare simbolicamente come dal Male possa scaturire il Bene.

Il progetto è stato discusso a lungo e ha subito alcune modifiche anche per venire incontro alle osservazioni dei cittadini della Zona 8. Tali modifiche sono frutto anche di un confronto con la Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio di Milano, nella persona della Soprintendente arch. Antonella Ranaldi. È stato detto che le strutture in pietra interrompono la prospettiva visiva unitaria del giardino. Le abbiamo allora abbassate e abbiamo aperto degli ampi varchi per consentire la continuità visiva richiesta. Ho poi rinunciato al Giardino delle Macerie, al posto del quale sarà posizionata ogni anno una scultura diversa, richiesta ad artisti di tutto il mondo, con modalità ancora da definire.
I portali di ingresso sono poi stati sostituiti con un sistema di doppie colonne, realizzate sempre con la stessa pietra del Giardino, per dare la chiara percezione di " entrare " senza nascondere o coprire alcunché. I setti in pietra esterni all’area del progetto sono stati eliminati, così come alcuni “totem” commemorativi.
In definitiva mi è sembrato di progettare con mano molto leggera, cercando di integrare le nuove presenze con le vecchie e con grande rispetto, non solo formale, per il Maestro Bottoni.

Ho anche favorito il dibattito pubblico circa il Progetto: presso la Facoltà di Architettura di Milano, con la supervisione del Prof. Gianni Scudo, vicepreside, e sotto la guida dei Professori Lorenzo Consalez e Alessandro Rocca, ho proposto insieme a Gariwo e contribuito a organizzare un workshop di progettazione sull'area del Giardino dei Giusti. Più di cento studenti hanno partecipato al lavoro e sono stati elaborati dieci progetti che sono poi stati esposti, con un aperto dibattito pubblico, con il Patrocinio del Comune di Milano, presso Urbancenter in piazza Scala.

Francamente quindi non comprendo le motivazioni di tanta avversione da parte del Comitato dei residenti e di alcune firme "nobili" al progetto presentato per la riqualificazione (e non ampliamento, sottolineo) del Giardino dei Giusti.

Nessuna voce si è levata quando è stata abbattuta, in una parte del Giardino di Monte Stella, la Rotonda, progettata da Bottoni in via Terzaghi angolo Sant'Elia, eliminata insieme alle ampie alberature circostanti per fare spazio ai nuovi campi di calcetto. Poche voci si sono levate, inoltre, quando vari proprietari delle case del QT8 hanno modificato le facciate, i rivestimenti, i colori delle case, ed hanno addirittura sopraelevato di un piano le loro proprietà.

Non posso capire come la pavimentazione di un sentiero e di due piazzette, facenti parte di un percorso didattico, voluto da Gariwo e realizzato con le stesse pietre e con lo stesso sistema di posa adottato da Bottoni, abbia potuto suscitare tali critiche.

Sono infatti fortemente convinto che il progetto non sia assolutamente in contrapposizione con lo spirito del Monte Stella, ma che semmai lo rafforzi e lo amplifichi. Il Monte Stella è nato dalle macerie della seconda Guerra Mondiale, con una scelta molto precisa e fortemente motivata. Con il passare degli anni è tuttavia necessario che il messaggio alla base dell’operazione di Bottoni venga rilanciato e raggiunga, come un’eco irrefrenabile, anche le persone che per età non hanno assimilato questi concetti direttamente. Quindi, rendendo più riconoscibile e usufruibile il Giardino dei Giusti si spera di dare un contributo in questo senso, senza minimamente alterare l’equilibrio naturalistico del sito. Il Monte Stella è stato creato con le macerie della guerra, che tuttavia non devono rappresentare l’idea di “fine”, ma semmai di nuovo e migliore inizio.

Quello che immagino, ma ancora di più che spero, per il Giardino dei Giusti una volta realizzato il progetto è che possa diventare un luogo di ritrovo, di riflessione, di incontro per persone di ogni età, religione, ceto sociale. Un luogo in cui celebrare i nuovi Giusti di tutto il mondo ma anche un luogo che, in minima parte, possa aiutare tutti a trovare nuove strade per diventare giusti, in memoria di vecchie strade da non ripercorrere mai più.

Stefano Valabrega, architetto

Analisi di

1 luglio 2015

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La riqualificazione del Giardino di Milano

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