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I Giusti salvano l'Europa

Giornata Europea dei Giusti 2016

Gabriele Nissim al Giardino dei Giusti di Milano

Gabriele Nissim al Giardino dei Giusti di Milano

La Giornata europea dei Giusti del 6 marzo, votata dal Parlamento europeo nel 2012, ricorda gli uomini che nei tempi bui della storia, quando le istituzioni sono state miopi e hanno votato delle leggi ingiuste, si sono assunti una responsabilità morale nei confronti di chi era perseguitato e dipinto come un essere superfluo e dannoso per l’umanità.

I Giusti, non solo quelli della Shoah, hanno una peculiarità: si prendono carico della sofferenza degli altri, quando le opinioni pubbliche sono indifferenti o persino complici del male. Nell’ebraismo si ricordano spesso i Giusti nascosti e anonimi, per sottolineare come essi agiscono in un vuoto, quando l’umanità sembra avere abdicato ai principi della solidarietà.

In questa visione possiamo ritrovare un’apparente contraddizione: gli uomini giusti agiscono in solitudine per la sordità del mondo e per questo rimangono nascosti a chi non li vuole vedere, ma nello stesso tempo ci indicano un percorso di speranza, perché mostrano che anche quando le cose vanno storte, ognuno di noi ha sempre la possibilità, nel suo piccolo, di spingere gli avvenimenti in una nuova direzione.

Quanto è accaduto ieri, quando apparivano sulla scena pubblica regimi totalitari che volevano eliminare dalla faccia della terra gli esseri cosiddetti inquinanti - fossero armeni, ebrei, tutsi, nemici del popolo - sembra riproporsi sotto una nuova forma in Europa e nel resto del mondo.

Quella balorda idea della “purificazione” dell’umanità dalla presenza dei diversi sembra ancora ritrovare nuovi adepti.

C’è chi infatti, come l’Isis, uccide in nome della religione e vuole creare una terra liberata dagli infedeli, dove la donna viene sottomessa e il patrimonio archeologico dell’umanità, come è accaduto a Palmira, viene distrutto per impedire la condivisione di culture diverse.

Ma anche nella nostra Europa riappare l’idea di una barriera nei confronti dei migranti che premono sulle nostre frontiere per sfuggire a guerre e persecuzioni. Da noi fortunatamente non si uccide, ma chi erige muri in Ungheria, Danimarca, Austria e Macedonia, e si rifiuta di costruire una politica comune di accoglienza - come è accaduto nei confronti degli ebrei che venivano perseguitati in Germania e in Europa centro orientale - abbandona quell’idea di solidarietà umana che era alla base del manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli e del progetto europeo nato dopo le macerie della Seconda guerra mondiale.

Dobbiamo allora arrenderci a questa deriva ineluttabile? A un Medio Oriente in mano agli integralisti e a un’Europa in balia della paura e dell’indifferenza?

Se usciamo dal nostro pessimismo e guardiamo la realtà, ci accorgeremo che il grande vuoto causato dalla miopia europea e dai Paesi arabi che hanno lasciato via libera all’integralismo viene coperto da quelli che possiamo definire “i Giusti del nostro tempo”.

Pensiamo al musulmano Lassana Bathily, che ha nascosto gli ebrei nei frigoriferi del supermarket dopo l’assalto a Charlie Hebdo; a Hamadi ben Abdelssalam, la guida del museo del Bardo che ha salvato decine di turisti italiani durante gli attentati a Tunisi; a Sonita Alizadeh, la rapper afgana che si è opposta con le sue canzoni alla pratica delle spose bambine; a Vian Dakhil, la deputata yazida nel Parlamento iracheno che ha denunciato al mondo la violenza sulle donne e il tentativo di genocidio perpetrato dall’Isis nei confronti del suo popolo.

Se poi guardiamo a casa nostra, ci accorgeremo che ci sono uomini e paesi interi che prestano aiuto ai migranti, dalla Guardia Costiera, ai cittadini di Lampedusa, alla comunità di Sant’Egidio.

Queste donne e uomini che difendono ad ogni costo la dignità rimarrebbero anonimi e nascosti se noi continuassimo a tacere. Come ci spiega il filosofo Walter Benjamin, se non ci fossero “pescatori di perle” che riportano in superficie queste storie di umanità, l’insegnamento morale di tali vicende rimarrebbe disperso nell’indifferenza generale, e questi individui di grande coraggio sarebbero lasciati soli.

Ecco perché, nella quarta Giornata europea dei Giusti, vogliamo che tutte queste storie siano raccolte e raccontate. Il loro esempio può infatti avere un effetto moltiplicatore e mostrarci che quando sembra venire meno la speranza, gli uomini hanno sempre la possibilità di usare quello che Václav Havel chiamava il “potere personale dei senza potere”, per spingere il destino in una nuova direzione.

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

8 marzo 2016

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