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“Il cielo era di mille colori” - Per il Giorno della Memoria

di Noemi Di Segni

Pubblichiamo di seguito il discorso tenuto al Quirinale dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria 2018:

Presidente Mattarella,
Signor Vice Presidente Legnini
Signora Ministra Fedeli
Autorità tutte
Cari ragazzi
Cari testimoni e sopravvissuti della Shoah
Cari amici,

“Il cielo era di mille colori”. Era la primavera del 1944 e una parte d’Italia veniva liberata dagli Alleati che dal cielo scendevano con i loro colorati paracaduti. Così il racconto emozionante di nonna Carla, nascosta nel periodo dell’occupazione a Civita d’Antino, che vedeva finalmente esaudita la sua preghiera di libertà, dal 1938 progressivamente sempre più negata.

Pochi giorni fa eravamo ad Auschwitz assieme ai ragazzi qui presenti, con i loro insegnanti, la delegazione del Miur, del CSM, Autorità Anticorruzione (…), Forum Sinti Rom e Camminanti, presenti per la prima volta al nostro viaggio. Il cielo era limpido, blu, puro, riempito dalle nostre voci, regnante sulla distesa bianca di neve.

Assieme abbiamo camminato e visitato quel cimitero gelido ed immenso. Assieme abbiamo recitato le nostre preghiere per ricordare i nostri cari, lì trucidati con scienza sublime, assieme, confortati gli uni dalla presenza degli altri, ben protetti dalla fame e dal freddo, abbiamo pianto e alzato lo sguardo a quel cielo chiedendoci: perché?

Quello stesso cielo, limpido per volontà di Dio, divenne nero per oltre quattro anni per volontà dell’uomo. Un cielo oscurato dal fumo che usciva dai crematori. Sei milioni di anime – persone – oltre un milione e mezzo di bambini – le stelle più luminose dell’universo spente in quei luoghi.

Quello stesso cielo nell’Europa della Seconda guerra mondiale, di giorno e di notte si riempì di uccelli fabbricati dall’uomo e fatti di acciaio, della polvere delle macerie. Quello stesso cielo silenzioso verso il quale i perseguitati alzavamo gli occhi chiedendosi giorno dopo giorno, notte dopo notte nascosti o internati “da dove verrà il mio aiuto?”

Il Giorno della Memoria è dedicato al ricordo di questi cieli. A quelli silenziosi e muti, a quelli tuonanti, a quelli di mille colori. Alle stelle piccole e grandi che brillavano nel firmamento, alle stelle che con fatica si sono riaccese. Alle stelle che qualcuno vorrebbe di nuovo sbiadite o spente nel nome della parola razza.

È un giorno dedicato alla memoria di un popolo che si è sempre sentito parte di un Paese e del suo destino, la memoria di questo Paese e delle sue istituzioni, oggi istituzioni democratiche, ieri fasciste; memoria di una patria riunita, di una bandiera e di una identità collettiva.

Per voi ragazzi, è un giorno in cui non solo ricordiamo quanto accaduto, né solo occasione di immedesimazione nel dolore altrui, ma vera maturazione della vostra identità e delle persone che sarete; dei cittadini che sarete, in Italia e in Europa, e delle istituzioni e gli enti che forse un giorno rappresenterete.

Memoria significa un impegno per la verità sulle discriminazioni di ieri per affrontare le discriminazioni di oggi anche di altri popoli, etnie o “razze” cosi chiamate per chi questi valori di umanità e legalità nel suo pieno significato sostanziale, al contrario, non li ha. Significa riconoscersi nella definizione di antisemitismo approvata dall’IHRA (International Holocoust Remembrance Alliance) e dal Parlamento Europeo, significa saper fare un esame di coscienza sulle responsabilità del fascismo, e non solo del nazismo.

Memoria è saper chiedere scusa per questa barbarie. Riconoscere i sopravvissuti e i testimoni come preziose stelle luminose. Anche quelle cui abbiamo dato l’ultimo saluto pochi giorni fa.

Memoria significa nominare una senatrice a vita come ha appena fatto il Quirinale, esempio da parte dalla massima istituzione italiana a tutte le altre, chiamando a tale alta carica Liliana Segre. Grazie, Presidente Mattarella.

Ricordiamo quest’anno il centosettantesimo anniversario dalla dazione dello Statuto Albertino, il settantesimo anniversario della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nonché l’ottantesimo dell’emanazione delle leggi razziali. I primi tre documenti fondativi e riaffermativi di diritti, le ultime un’onta e un punto di riferimento per l’interrogativo che oggi poniamo: quali responsabilità sono state fatte valere in ottant’anni? Quale il ruolo svolto da ciascuna delle istituzioni preposte ad assicurare il bene sociale, in quegli anni? Una doverosa riflessione per comprendere le responsabilità che le stesse istituzioni devono assumersi oggi, lavorando assieme, e le molte iniziative da intraprendere per assicurare che i presidi di legittimità siano ben saldi e ulteriormente rafforzati.

La persecuzione prese il via in Italia nel 1938 con le leggi antiebraiche, volute dal fascismo, avallate e firmate dal Re Vittorio Emanuele III e precedute da una aggressiva campagna di diffamazione. Legge e Giustizia venivano piegate all’immoralità, alla sopraffazione, all’odio, al servizio delle deportazioni e dell’atroce sterminio, nella quasi totale indifferenza degli intellettuali, dei veri e finti scienziati, dei giornalisti e dei cittadini comuni, con la discussa responsabilità della chiesa. Un vero e proprio tradimento, perpetrato contro una minoranza – l’un per mille di cittadini italiani - presente in Italia da due millenni e ben integrata nella società, che si era distinta per il contributo ai moti risorgimentali e alla Prima guerra mondiale, e che solo da qualche decennio prima aveva raggiunto l’uguaglianza, faticosamente e orgogliosamente acquisita con l’emancipazione.

Quel giorno, 5 settembre del 1938, il cielo per nonna Carla e moltissimi giovani studenti, si incupì, pianse, e si chiese, perché?

Il primo obbiettivo da colpire fu individuato nell’educazione, nella scuola, nei giovani. Per distruggere ogni prospettiva presente e futura degli ebrei italiani, ogni spontaneo e naturale processo relazionale di amicizia che si coltiva nella tenera infanzia. Ed è da qui che bisogna ripartire.

Con, e per, i ragazzi, continuare il percorso intrapreso dal Miur già da molti anni del non oblio – di promuovere un programma per le scuole per la didattica della Shoah, per fare maturare in loro coscienza e conoscenza, e ringrazio per questo la Ministra Fedeli. Si sono aggiunti in questi ultimi anni il dipartimento pari opportunità ed UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziali (presso la presidenza del consiglio); ringrazio quindi la sottosegretaria Boschi, e il CSM, guidato dal vicepresidente Legnini, proprio per rafforzare il raccordo con il tema della legalità.

Il percorso che assieme siamo chiamati a fare è quello che dalla tutela della razza porta alla tutela dei diritti. Dalla legittimazione dell’odio, alla salvaguardia contro ogni forma di odio. Dalla negazione dei diritti di ieri, anche quello alla vita, alla tutela contro la prevaricazione di ogni forma di negazionismo e banalizzazione.

Le parole, i termini, anche le virgole, ci insegnano i giuristi, hanno un significato ben preciso. Razza, Stella, Treno, Casa, Fame, Vita si, Vita no, sono memoria indelebile. Ce lo insegnano la storia con i suoi boia e i suoi Giusti, con le sue pagine che sbiadite non sono, perché pregiudizio antiebraico, razzismo, xenofobia ed estremismo politico sono tutt'altro che passato remoto, ma attualità bruciante.

Un percorso nel quale ci dobbiamo chiedere costantemente: io, che sono così piccolo e solo una particella sociale, cosa posso fare se l’universo che mi circonda è così più potente e prepotente? Voi ragazzi potete fare molto, perché ciascuno di voi è una piccola stella, non cucita sull’abito, ma che brilla e che illumina anche le strade di noi adulti, di noi istituzioni, che a volte navighiamo nei mari oscuri. Ciascuno di voi può e deve contribuire, anche con piccoli gesti quotidiani di attenzione e conoscenza dell’altro, dei vostri compagni e di chi vi passa accanto. Potrei dirvi tutto questo, forse meglio, con le parole di Saint Exupery, scomparso nel ‘44 con il suo aereo abbattuto da un caccia tedesco, dedicato al suo migliore amico di religione ebraica, Leon Werth, perseguitato nella Francia occupata (Dalla dedica: “Lui ha fame, freddo, e un grande bisogno di essere confortato”).

Dice il piccolo principe:

“…Ma tutte queste stelle stanno zitte.
Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha...

Quando tu guarderai il cielo, la notte,
visto che io abiterò in una di esse,
visto che io riderò in una di esse,
allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero.

...e aprirai a volte la finestra, così, per il piacere...
e i tuoi amici saranno stupiti di vederti
ridere guardando il cielo.”

Analisi di

25 gennaio 2018

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