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La Giornata dei Giusti e i Giardini a loro dedicati

di Francesco M. Cataluccio

La riflessione di Francesco M. Cataluccio, scrittore e responsabile editoriale della Fondazione Gariwo, in occasione della cerimonia 2023 per i nuovi Giusti che si terrà il 3 marzo alle 10 al Giardino di Milano.

"Se questo aereo cadesse, la storia dell’Europa cambierebbe. Perché a pochi metri da me è seduto Adolf Hitler, cancelliere tedesco e leader del risveglio nazionalista più vulcanico che il mondo abbia mai conosciuto. Come ha fatto quest’uomo dall’aspetto così ordinario a farsi prendere per un dio da quattordici milioni di persone?". Questo scriveva, agli inizi del 1933, il giornalista gallese Gareth Jones (1905-1935), che fu casualmente il primo corrispondente estero a volare a fianco di Adolf Hitler su un aereo diretto a un raduno nazista a Francoforte.

Gareth Jones fu soprattutto il primo a denunciare e a dire la verità sull'Holodomor, lo sterminio per fame e fucilazioni di milioni di ucraini che, tra il 1932 e il 1933, si opponevano alla collettivazione delle campagne voluta da Stalin e dal regime sovietico. Nella primavera del 1933, scendendo da un treno diretto verso remote regioni dell’URSS, a una fermata non in programma, Gareth fece perdere le proprie tracce per tre giorni e visitò i villaggi ucraini devastati dalla mancanza di cibo, a causa delle scorte confiscate dagli agenti sovietici, e scrisse numerosi articoli e reportage pubblicati dal Manchester Guardian e dal New York Evening Post (il suo più famoso articolo si intitolava: Ho camminato attraverso villaggi e kolchoz. Ovunque ho sentito lo stesso grido: "Non abbiamo pane. Stiamo morendo"). Gli altri corrispondenti occidentali a Mosca sapevano che ciò che Jones aveva scritto era vero, ma lo denunciarono sia per compiacere che per paura delle autorità sovietiche. Il Commissario degli affari esteri, Maksim Litvinov, accusò apertamente Jones di essere una spia, e scrisse una lettera al ministro britannico Lloyd George per informarlo che da quel momento in poi il reporter gallese non avrebbe più potuto far ritorno in territorio sovietico. Espulso dall'Unione Sovietica, Jones andò a esplorare l’estremo oriente. Viaggiò in Cina, in Giappone e in Mongolia. Là venne sequestrato e assassinato in circostanze misteriose il 22 agosto 1935. Si sospetta che il suo omicidio sia stato in realtà progettato dall'NKVD, come vendetta per l'imbarazzo che aveva causato al regime sovietico (alla sua vicenda, la regista polacca Agnieszka Hollad ha dedicato, nel 2019, un notevole film: L'ombra di Stalin. Mr. Jones).

Il 3 marzo, in occasione della Giornata dei Giusti dell'Umanità (una festività proclamata nel 2012 dal Parlamento europeo, su proposta della Fondazione Gariwo, e approvata dal Parlamento italiano nel 2017), Gareth Jones verrà onorato assieme ad altri nel Giardino dei Giusti, sul Monte Stella, a Milano.

I Giusti dell'Umanità sono tutti coloro che si sono sacrificati (spesso perdendo la vita) per salvare altre persone perseguitate o hanno lottato per la Vita, la Libertà, la Dignità e l'Uguaglianza. Non sono né degli eroi né dei santi. Spesso anzi sono persone non certo encomiabili (come il tedesco Oskar Schindler che salvò molti ebrei con la sua famosa Lista, al quale Steven Spielberg, nel 1993, dedicò un famoso film), che però, difronte al Male, hanno dato ascolto alla voce della loro coscienza. Il concetto di Giusto, come ha spiegato il filosofo Andrea Tagliapietra (Il pudore dei Giusti, Cafoscarina/Gariwo 2022), è un concetto che risale alla Bibbia e che l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha ripreso per onorare con un albero "i non ebrei che hanno salvato degli ebrei durante la Shoah".

La Giornata dei Giusti ha allargato questo concetto, dal punto di vista temporale e spaziale: Giusti infatti furono e sono anche, ad esempio, coloro che, tra il 1915 e il 1919, tentarono di impedire il genocidio degli armeni ad opera dei turchi, ma anche quei serbi che nascosero bosniaci, o gli appartenenti all'etnia Hutu che si opposero al genocidio dei Tutsi in Ruanda, o il custode del Museo del Bardo, a Tunisi, che sottrasse, il 18 marzo 2015, un gruppo di turisti italiani alla furia dei terroristi islamici, o la giornalista russa Anna Politkovskaja, assassinata il 7 marzo 2006 per aver denunciato i massacri in Cecenia e la politica liberticida di Vladimir Putin.

Le storie di queste persone sono di esempio di come sempre ci si debba e possa opporre alla violenza contro minoranze, oppositori, avversari politici. Esse insegnano, soprattutto ai giovani, che il Bene è possibile, che ciascuno può essere un Giusto, anche nelle piccole vicende quotidiane (come, ad esempio, difendere e sottrarre un compagno al bullismo di un piccolo gruppo di violenti).

Per ogni Giusto viene piantato un albero. Perché gli alberi sono Vita. I Giusti infatti hanno coraggiosamente salvato delle vite altrui. Gli alberi sono la bellezza della vita che rinasce ogni anno: in Primavera, dopo l'apparente morte dell'Autunno e dell'Inverno. Nessun altro essere vivente possiede la capacità di queste resurrezioni. Presso molti popoli gli alberi vengono festeggiati, abbracciati, decorati. Non soltanto l'albero di Natale. Agli inizi di Febbraio gli ebrei festeggiano "Tu Bishvat", il capodanno degli alberi, piantando giovani alberi ovunque.

Gli alberi sono anche Memoria anche perché sono un ricordo che si cristallizza in cerchi concentrici che crescono di anno in anno all'interno del tronco. Uno dei luoghi più atroci della Shoah si trovava in. un luogo che in tedesco e in polacco significa "Bosco di betulle". Quei bellissimi alberi vennero abbattuti per far posto a una vasta radura dove si costruì l'Inferno. Ancora oggi, oltre il filo spinato di Birkenau, si affacciano ostinati ciuffi di alberi dalla corteccia bianca. E sono l'unica cosa che in quel luogo non affligge, come ha notato lo storico dell'arte Georges Didi-Huberman, che ne prese pezzi di corteccia, scorze, come un "pezzo di memoria".

I Giardini dei Giusti sono luoghi di rinascita. Quello di Milano, sul Monte Stella, posa sulla poca terra che copre una collina fatta artificialmente con le macerie delle case distrutte dalla guerra. Il Giardino di Varsavia si trova in un parco sopra le rovine del Ghetto. In generale i Giardini danno un nuovo valore a luoghi altrimenti anonimi.

I Giardini sono anzitutto luoghi di racconti. Custodiscono le storie dei Giusti di tutto il mondo. Le cerimonie annuali che onora nuovi Giusti sono l'occasione per rimemorarli. In questo modo, in un certo senso, li si riposta in vita. Attorno agli alberi dei Giusti ci si incontra, ci si ritrova, si fanno attività didattiche. Per gli studenti più piccoli, spesso le maestre spiegano le figure dei Giusti e poi anche il tipo e la caratteristica dell'albero (facendo così lezioni di Storia e Biologia). Per gli studenti più grandi il Giardino diventa una sorta di Agorà, uno spazio dove si vive l'educazione civica, si impara meglio la Storia. Per i cittadini, il luogo della memoria viva e non retorica (diversa da monumenti e lapidi commemorative). Nella maggior parte dei casi i Giardini sono fatti dai ragazzi delle scuole con i loro insegnanti. Gli studenti sono molto importanti anche per la cura dei giardini, perché possono adottare gli alberi e le figure che li rappresentano.

A causa dei cambiamenti climatici, causati dalla dissennata opera dell'Uomo, la Natura è messa in pericolo. Prima di tutto proprio gli alberi che vengono scriteriatamente tagliati e privati delle risorse idriche necessarie alla loro vita. Chi si oppone a questo spesso perde la vita. Come il sindacalista brasiliano Chico Mendes (1944-1988), che fu ammazzato perché lottava contro il disboscamento della foresta amazzonica. Chico Mendes viene onorato come un Giusto.

Francesco M. Cataluccio

Analisi di Francesco M. Cataluccio, Responsabile editoriale della Fondazione Gariwo

28 febbraio 2023

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