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La Giornata della memoria e un concorso di bellezza

di Gabriele Nissim

Da sinistra: Doron Matalon e Saly Greige

Da sinistra: Doron Matalon e Saly Greige

A poche ore dal Giorno della Memoria si è verificato a Miami, durante il concorso di Miss Universo, un episodio apparentemente banale, che è stato ripreso da molti giornali amanti del gossip e che potrebbe anche fare sorridere se non fosse il segno di qualche cosa di più profondo.

Doron Matalon, la nuova Miss Israele, si è divertita con il suo telefonino a fare dei selfie insieme ad alcune partecipanti alla gara di bellezza, come fanno normalmente i giovani che amano comunicare con le foto le loro sensazioni di gioia.

Poi si è avvicinata a Saly Greige, la vincitrice della palma di Miss Libano, e insieme si sono fotografate per celebrare la loro avventura sulla più famosa spiaggia della Florida. Contenta di quell’incontro inaspettato, Doron ha postato su Instagram la loro immagine.

Non è chiaro se Doron avesse voluto con quella foto lanciare un innocente segno di pace tra due Paesi che sono spesso in guerra, o se quella foto per la giovane israeliana avesse soltanto il significato di un gioco.

Quando però quella foto è stata resa pubblica sui giornali di Beirut è cominciata una campagna di denigrazione nei confronti della ragazza libanese - che è stata accusata di essere in sintonia con il nemico sionista.

Gli estremisti hanno perentoriamente chiesto che dopo quell’atto vergognoso la giovane fosse ritirata dal concorso di Miami, perché non era più degna di rappresentare la nazione libanese.

“Chi parla con gli israeliani è un traditore e merita il pubblico disprezzo”, è il messaggio che è apparso sulla stampa della capitale maronita.

Saly Greige si è dovuta così scusare per quel selfie considerato così oltraggioso e ha dichiarato che aveva fatto di tutto in quei giorni per evitare la presenza ingombrante dell’israeliana, ma era stata fotografata a tradimento.

“Sin dal primo giorno del mio arrivo al concorso sono stata molto cauta per evitare di finire in una foto o comunque in comunicazione con Miss Israele, che ha cercato più volte di fare uno scatto con me. In quell'occasione stavo facendo una foto con Miss Giappone e Miss Slovenia, quando improvvisamente Miss Israele è piombata vicino a noi, ha scattato il selfie e lo ha caricato sul suo social media.”

Doron ha dichiarato di avere provato grande tristezza di fronte alle parole della libanese che non aveva avuto il coraggio di difendere quella foto, poi ha ricominciato a pensare al sogno di vincere il concorso di bellezza più ambito di tutto il mondo.

Questa vicenda sembra poca cosa di fronte alle azioni dei terroristi di Parigi che hanno pensato che fosse un atto di eroismo uccidere prima dei ragazzi in una scuola ebraica e poi, non trovando la strada giusta, si sono diretti verso il supermercato ebraico, dove hanno compiuto l’ultima strage.

Eppure quello su cui ci dobbiamo interrogare è proprio la banalità e la normalità di quei comportamenti che si ripetono in continuazione nel mondo arabo nei confronti degli israeliani, considerati come un grande tumore da estirpare.

Un israeliano è colpevole in quanto israeliano e un ebreo è sempre colpevole di essere un amico di Israele; non importa ciò che pensi o come si comporti, non importa se a Gerusalemme si collochi politicamente a destra o a sinistra, o si professi apertamente per la pace e per il dialogo con palestinesi: un ebreo è colpevole di avere il marchio infamante del sionista. È un nemico, il nemico.

Su questo terreno crescono i fondamentalisti. Fino a quando nel mondo arabo non si supererà questo pregiudizio e non si creerà una distinzione netta e chiara con le problematiche del conflitto israeliano palestinese, i terroristi si sentiranno legittimati nelle loro azioni.

Dopo Parigi è dunque sempre più chiaro che queste dinamiche antisemite si sono estese dai Paesi arabi verso molti ambienti degli immigrati musulmani, in particolare in Francia ed in Inghilterra.

È questo, a mio avviso, il disagio più profondo che gli ebrei quest’anno avvertono nel Giorno della Memoria.

La memoria può portare sollievo e serenità solo quando la lezione del passato rappresenta un passo in avanti nel superamento del pregiudizio antisemita.

La cosa peggiore per gli ebrei invece è quando, nel momento stesso in cui si ricordano con grande retorica le atrocità del regime nazista, li si accusa per l’ennesima volta di essere colpevoli per le dinamiche della guerra in Medio Oriente.

Quante volte è capitato di vedere, anche in Italia, che in una scuola o una conferenza in una qualsiasi città, dove un ebreo stava raccontando la Shoah nel Giorno della Memoria, qualcuno dal pubblico si alzava chiedendo di condannare i crimini israeliani.

In tutto questo c’è qualche cosa di malato e di preoccupante.

Parigi non è lontana.

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

21 gennaio 2015

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