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La musica nuova e gli ideali dei Giusti

di Sebastiano Cognolato

La mia vicinanza personale a Gariwo, e al suo fondatore Gabriele Nissim, nasce dal valore educativo della celebrazione dei Giusti e dalla costante valorizzazione del loro esempio attuata dalla associazione. Dare il mio apporto, con una riflessione sul potenziale formativo della musica in tale contesto, è l'obbiettivo di queste righe.

L’idea di educare alla bellezza e attraverso la bellezza segue la storia degli esseri umani dalla loro comparsa, talvolta emergendo in superficie, altre volte agendo in profondità: in quale modo supportare l’ideale dei Giusti tramite la musica, non solo come fonte di ispirazione ma anche e soprattutto come criterio di composizione, è il tema che desidero affrontare di seguito. Non intendo rivendicare un modello estetico: mi limito a descrivere un approccio alla musica classica e contemporanea - e più in generale alla musica scritta - caratterizzato da istanze educative esplicite.

Come per tutti i musicisti, il mio mondo musicale si nutre di vari aspetti ideologici, e su uno in particolare intendo soffermarmi, perché intorno ad esso ruota il senso di queste righe: la sostenibilità come parametro estetico.

Cosa significa comporre musica sostenibile? Il termine, ormai sempre più ricorrente, si presta a svariate declinazioni oltre a quella economica. L'idea di fondo che propongo è che la sostenibilità possa essere percepita come bellezza in musica – e conseguentemente avere una funzione educativa – solo se fa parte della composizione dal momento creativo iniziale: deve essere dunque calata nella forma, guidare il gesto creativo, e in qualche modo rispecchiare una mentalità. Nella mia esperienza, una musica sostenibile è prima di tutto una musica partecipata: un progetto da costruire insieme agli altri, con scelte tecniche ed estetiche da intraprendere e condividere; con spazi che richiedono l'apporto creativo dei partecipanti; e con l'obbiettivo di portare il proprio lavoro su un vero palcoscenico, davanti a un vero pubblico pagante che lo ascolta e lo giudica. In secondo luogo, una musica sostenibile è una musica aperta: non legata a generi e correnti, antiaccademica, aperta alle contaminazioni, e in continuo dialogo con elementi “impuri”, extra musicali. Terzo aspetto, è una musica la cui esecuzione e diffusione non necessita delle sovvenzioni - sia di natura privata che statale - che hanno sostenuto il mondo della musica classica e contemporanea negli ultimi 70 anni. Con questi presupposti, le opere musicali cessano di essere un semplice prodotto da consumare: la musica si riappropria del valore di disciplina da studiare, di cui impadronirsi, e attraverso la quale conquistare la conoscenza di sé stessi e del mondo. Già in due dei miei lavori di questi anni ho cercato di concretizzare questo mio pensiero.

Ten Pianos Street, concerto-installazione per dieci pianoforti eseguito per la prima volta nel 2013 a Piano City Milano, è un'opera a chilometro zero (con strumentisti, strumenti, produzione e charity project locali); muove dall'idea di portare le energie della periferia cittadina verso il centro città, e viceversa, in una sorta di economia circolare. I pianisti hanno parti peculiari: oltre che suonare, devono correre, cantare, parlare, recitare. Il pubblico è coinvolto nella valutazione e nell’acquisto dei pianoforti, oltre a improvvisare nel corso della suite e suonare liberamente fuori dalle performances.

Sgiansa, una jail opera in collaborazione con il carcere di Bollate, allestita nel 2018 al teatro Bruno Munari e nel 2019 all’Auditorium di Milano da LaVerdi, è incentrata su una progetto di riabilitazione individuale attraverso la disciplina musicale, con la ricerca di un suono personale e identitario, con la costruzione diretta di strumenti musicali originali, e con l’utilizzo del gergo carcerario - e dell’identità temporanea e profonda che esso attribuisce a chi lo parla e lo comprende - in chiave poetica e musicale.

I primi passi non sono stati semplici: per quanto il concetto di sostenibilità fosse già evocato nel tessuto sociale, non lo era - e spesso non lo è tuttora - nell’educazione e nelle inclinazioni degli individui, tantomeno nel mondo dell’arte. Il successo di Ten Pianos Street, ad esempio, (replicato ininterrottamente dal 2013 al 2017), era dovuto principalmente al costo zero e alla facilità di collocazione dell’opera in diversi contesti: ma la sostenibilità come parametro estetico, ovvero come unità di misura del bello, lungi dall’essere considerata, non sembrava essere nemmeno percepita in modo consapevole dagli operatori.

Nel tempo tuttavia la situazione è cambiata: grazie anche a questi lavori, nel 2017 sono entrato in contatto con un centro di produzione teatrale, il Teatro del Buratto, i cui responsabili si sono dimostrati sensibili al tema, e con loro ho potuto dare avvio a una serie di concerti sostenibili; similmente, e con la prospettiva di collaborare nei prossimi anni, è nato un rapporto con LaVerdi. Grazie a enti come il Teatro del Buratto e LaVerdi, e alla mentalità di chi li gestisce, queste idee stanno trovando una casa, non solo nei teatri ma anche nel modo di pensare delle persone: in questo contesto la musica nuova agisce in profondità anche su un piano educativo, coinvolgendo musicisti creativi, e non meri esecutori, oltre a un pubblico partecipe, e non più passivo consumatore.

Sostenibilità, partecipazione, responsabilità, memoria, valore etico, valore estetico, moderatezza, accoglienza, identità: sono tappe di un percorso formativo che può essere compiuto agevolmente con l’aiuto della musica. Per intraprenderlo, occorre pensare il cittadino di oggi e di domani non come consumatore ma come utilizzatore; educare alla proprietà come responsabilità prima che come possesso; trasmettere il valore della differenza e della curiosità attraverso lo studio delle tradizioni e dei diversi generi musicali; allenare alla razionalità e contemporaneamente alla volontà; porsi come obbiettivo l’edificazione di spiriti liberi e tesi alla realizzazione dei propri sogni, ma anche saldi a terra e solidi come rocce: i rocciosi sognatori - prendo in prestito una bella immagine di Antonio Ferrari - di cui il mondo ha bisogno per rinnovarsi e rinascere.

Sebastiano Cognolato, compositore

Analisi di

5 settembre 2019

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