Giorgio Mortara al Giardino di Milano
In molti Paesi, tra cui l’Italia di fronte al dilagare incontrollabile della pandemia, ci troviamo di fatto in una situazione di “sindemia”. Con questo neologismo si intende l’insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dall’interazione sinergica di due o più malattie non solo sanitarie, ma anche sociali, economiche, psicologiche.
A differenza della pandemia, la sindemia implica una relazione tra più malattie e condizioni ambientali o socio-economiche. L'interagire tra queste patologie e situazioni rafforza e aggrava ciascuna di esse.
È un dato di fatto che lo shock globale della pandemia ha avuto effetti marcatamente differenziati nei diversi territori e classi sociali a seconda di come una serie di variabili di carattere sociale, ambientale ed economico hanno interagito con la diffusione del virus. È Per questo motivo le organizzazioni internazionali propongono di affrontare la sindemia in modo integrato 'one health' termine col quale si intende un approccio olistico ed interdisciplinare in materia di salute che mette assieme discipline diverse di carattere medico, sociale ed ambientale per affrontare meglio i suoi impatti sulla popolazione.
Mi associo a quanto proposto sulla rivista Lancet da Becchetti e coll. che, oltre a procedere nel più breve tempo possibile alle vaccinazioni, sostengono la necessità di un 'vaccino sociale' per contrastare gli effetti della pandemia e contribuire in futuro a costruire società più resilienti e meno esposte a rischi pandemici.
È in questa ottica che si inserisce il ruolo dei Giusti.
Nella prima fase della pandemia l’unico vero baluardo sono stati l’abnegazione e lo spirito di sacrificio del personale sanitario che ha pagato un alto tributo in vite umane e ai quali rivolgiamo il nostro pensiero oggi.
Però esiste anche un altro tipo di giusto: colui che è capace di “prevenire il Male”: l’etica della responsabilità deve spingere tutti a comportamenti consapevoli e volti a proteggere non solo se stessi ma anche l’altro.
Voglio terminare con le parole con cui commentava la attuale situazione rav Jonathan Sacks poco prima di lasciarci: “Se non riusciremo a imparare una lezione da questa tragedia globale, avremo tradito la nostra natura di animali-che-apprendono”.