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L’amicizia morale dei Giusti per l’Umanità

di Lucio Romano, Senatore della Repubblica XVII Legislatura

La riflessione del Senatore Lucio Romano uscita su Huffingtonpost.it in occasione della Giornata dei Giusti dell'Umanità e della Conferenza Costruire democrazia nel nostro tempo, contrastare discriminazioni, persecuzioni e discorsi d’odio, a Roma nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva.

Il 6 marzo ricorre la VI “Giornata in memoria dei Giusti dell’Umanità”. Istituita in Italia con legge approvata nel 2017 che ha recepito la Dichiarazione del 2012 del Parlamento europeo a sostegno all'istituzione di una Giornata europea in memoria dei Giusti. Un impegno, direi ancor più una testimonianza, che Gariwo (acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide) persegue instancabilmente per far conoscere i Giusti educando alla responsabilità personale. Perché la memoria del Bene è un potente strumento educativo e serve a prevenire genocidi e crimini contro l’Umanità.

La storia continua a rappresentare drammatiche e spaventose sequenze di genocidi e crimini contro l’Umanità. Da contraltare la dedizione di quanti “in ogni tempo e in ogni luogo, fanno del bene salvando vite umane, si battono in favore dei diritti umani durante i genocidi e difendono la dignità della persona rifiutando di piegarsi ai totalitarismi e alle discriminazioni tra esseri umani”. Come riporta la Legge che ha istituito la “Giornata in memoria dei Giusti dell’Umanità”, è una necessità ancor più alla luce di questi nostri tempi. Storie contemporanee di orrori e di genocidi (termine utilizzato per la prima volta nel 1944 dall’ebreo polacco Raphael Lemkin) che si prefiggono la distruzione (cidio) di persone accomunate dalla stessa origine (γένος).

Tra i tanti genocidi, per alcuni ancora oggetto di controversie politiche dovute all’opposizioni di alcuni Paesi come nel caso degli Armeni e della Siria, ricordiamo la Bosnia con Srebrenica; quello dei tutsi e degli hutu in Ruanda; l’Holodomor, dal 1932 al 1933, con la morte di milioni di ucraini per fame procurata da Stalin contro l’idea di una identità ucraina autonoma.

Proprio in questi giorni, studiosi, giornalisti, intellettuali e attivisti hanno presentato al Senato una petizione per il riconoscimento dell’Holodomor, da parte dello Stato italiano, come “genocidio contro il popolo ucraino e contro l'umanità". Nella petizione si chiede di invitare i Paesi sorti dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica ad aprire i propri archivi sull’Holodomor perché si faccia luce e si indaghi pienamente sulle cause e sulle conseguenze. Il riconoscimento del carattere genocidario dell’Holodomor è arrivato, per adesso, da numerosi Paesi tra cui Germania, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Georgia, Polonia, Slovacchia, Stati Uniti d'America e Città del Vaticano, oltre ovviamente dall'Ucraina. Nel dicembre 2022 anche il Parlamento Europeo ha riconosciuto a larga maggioranza l’Holodomor come genocidio.

Nei nostri giorni, poi, la fossa comune di Bucha, cittadina a pochi chilometri da Kiev, con i corpi di centinaia di civili uccisi. Mariupol, con i cadaveri tra gli scaffali. Un resoconto, tragicamente ancora lungo e attuale, di violenze e sopraffazioni che segnano la guerra all’Ucraina. Riemergono in Europa orrori che, almeno per i nostri confini occidentali, sembravano ormai appartenere al passato. Sarà la Corte Penale Internazionale, sulla base giuridica dello Statuto di Roma, a decidere se si tratti di genocidio o di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità o di aggressione secondo le prove che si vanno raccogliendo.

L’elenco degli orrori potrebbe essere ancor più ampio. Una lunga e ininterrotta sequela in tante aree del mondo. Ecco l’importanza della “Giornata dei Giusti dell’Umanità” che serve anche a pensare il futuro.

Certo, il termine di “Giusto” deriva dal “genocidio senza precedenti” rappresentato dalla Shoah. Ma come la definisce Gabriele Nissim: «Shoah non come un male unico in tutta la storia umana, ma come un genocidio senza precedenti (per la sua forma estrema), che si può ripetere, se non nella sua totalità, in tanti aspetti parziali che gli assomigliano. Comparare la Shoah non significa diminuire la sua portata sconvolgente, ma trasformarla nel monito più terribile per il futuro dell’umanità

I Giusti, rischiando la propria vita per salvare quella degli altri, possono rappresentare una rete, concreta e diffusa – per quanto a volte costretta al nascondimento – di “amici morali”. Emerge l’impegno etico-sociale, necessario e ineludibile, nel conoscere e far conoscere i Giusti educando alla corresponsabilità.

Amici morali di ogni nazionalità, religione e provenienza sociale che non escludono ma includono. Anche senza alcuna formazione o esperienza specifica, agiscono seguendo una coscienza formata al senso di giustizia, di eguaglianza e solidarietà fondando l’agire sull’irriducibile e concreto incontro tra la dignità, la libertà e la giustizia nel “bene”.

Amicizia morale è comunità nella compartecipazione solidale in condivisione di valori e comportamenti. Rappresenta un abito, una disposizione attiva e impegnativa, direttamente e concretamente in una relazione di umanità. Non delimitata nell’angusto perimetro delle c.d. anime belle: incapaci di uscire da sé stesse con “il rifiuto dell’azione nel mondo che porta alla perdita di sé”; pure e incontaminate ma restie ad agire pur potendo invece influire con il proprio impegno.

L’orizzonte è quello che prende spunto dal tema di quest’anno “Salvare l’umano nell’uomo. I Giusti e la responsabilità personale”. Senza deroghe o deleghe compromissorie. Un monito, altresì, per procedere dalla sfera personale a quella della corresponsabilità comunitaria e istituzionale. Senza retoriche, con la consapevolezza di saper costruire ponti di dialogo anche nella cruda verità dei fatti.

Giusti, quindi, amici morali in una sfida di umanità: uomini dell’alterità; uomini inediti che inseguono e per questo forse scomodi in un’epoca dove tutto sembra apparentemente convenuto per sempre.

È l’amicizia morale di Gareth Jones, giornalista gallese, che fu il primo a documentare l’Holodomor, scontrandosi con l’indifferenza dell’Occidente e la censura sovietica fino alla sua misteriosa morte. E poi di Alfreda “Noncia” Markowska, donna rom, che durante il Porrajmos perse la sua famiglia ma rischiò la vita per salvare dallo sterminio il maggior numero di bambini, rom o ebrei. È quella di Sir Hersch Lauterpacht, giurista britannico, che pose la persona al centro del diritto e promosse a Norimberga l’idea di responsabilità personale di fronte a ordini inumani. Ancora, di Akram Aylisli, scrittore azero, che ha denunciato le violenze del suo Paese contro gli armeni e sostenuto il dialogo tra i due popoli, pagando con un “esilio” nella propria terra. A Gareth Jones, Alfreda “Noncia” Markowska, Sir Hersch Lauterpacht, Akram Aylisli saranno dedicate nuove targhe al Giardino dei Giusti di Milano.

È l’amicizia morale, orizzonte di umanità, che ci ha lasciato Mahsa Amini, 22 anni, originaria del Kurdistan iraniano, morta in Iran dopo essere stata arrestata per una “lezione di rieducazione”. Mahsa Amini: un simbolo per tutte le donne che ogni giorno lottano per la libertà.

È questo solo un piccolissimo spaccato di chi opera in difesa dei valori universali della dignità umana e dei diritti fondamentali.

Ma è l’amicizia morale di pochi? È solo una rappresentazione eroica e al contempo utopica per tanti? Oppure è il concreto lascito dei tanti Giusti – noti in pochi per la stragrande maggioranza operanti nel nascondimento e non ancora arrivati alle nostre cronache – che hanno sacrificato tutto fino alla vita?

Sono Giusti, amici morali capaci di sperare senza ingannare, di lottare per la giustizia e la libertà senza paura. Ricordava Giorgio La Pira: “Dite che è un sogno? Sia pure. Ma la vera vita è quella di coloro che sanno sognare i più alti ideali, che sanno poi tradurre nella realtà del tempo le cose intraviste nello splendore dell’idea”.

Lucio Romano

Analisi di Lucio Romano, già Senatore della Repubblica nella XVII Legislatura

9 marzo 2023

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