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Le “Buone Pratiche” di Ulianova Radice

di Anna Maria Samuelli

Ulianova Radice e Anna Maria Samuelli alla Casa Armena di Milano, in occasione della consegna dell'Ambrogino d'Oro a Gabriele Nissim

Ulianova Radice e Anna Maria Samuelli alla Casa Armena di Milano, in occasione della consegna dell'Ambrogino d'Oro a Gabriele Nissim

Da un mese Ulia non è più con noi. Gariwo continua il cammino, ma deve moltiplicare i propri sforzi per riuscire a reggersi saldamente. Lo facciamo tutti, lo dobbiamo a lei. Voglio ricordarla rivolgendomi ai colleghi insegnanti che condividono il progetto di contribuire alla formazione della coscienza civile dei giovani ricercando le storie dei Giusti e creando i Giardini, “preziosi e necessari”[1].

Voglio anche dire grazie ai colleghi che ci sono stati vicini e che ci hanno fatto giungere parole di partecipazione autentica alla notizia dell’aggressione violenta del male che ha portato via la direttrice di Gariwo in così breve tempo.

Ci siamo incontrate, con Ulia, nell’orizzonte del “fare”. Abbiamo partecipato con Gabriele Nissim e Pietro Kuciukian alla fondazione di Gariwo cariche di timori, ma sostenute da una salda fiducia. Giunte da esperienze di vita diverse, entrambe impegnate a rivedere i nostri percorsi di formazione culturale, ci univa l’interesse per la storia e la filosofia, declinato presto da Ulia, nella realtà di Gariwo, in interesse per le “buone pratiche”: diffondere, far diventare “virali ” le storie dei Giusti che incarnano un unico grande valore, il prendersi cura dell’altro.

Nel mese di giugno abbiamo lavorato insieme alla stesura di un documento di sintesi sui Giusti. Ci siamo dette che nel clima di sfiducia, di insicurezza, di paura che segna la nostra contemporaneità, la domanda su che cosa significhi essere responsabili nel proprio tempo diventa cruciale. “Non dobbiamo promettere niente ai giovani, dobbiamo continuare a creare le condizioni perché possano vivere un’esperienza”, ribadiva Ulia. Inaugurare i Giardini, mettere i giovani a contatto con i testimoni, ricostruire con loro le storie dei Giusti, perché l’unica vera sfida all’indifferenza è nell’assunzione di responsabilità che emana dai loro atti. Così scrive Ulia nelle conclusioni del documento: I Giusti combattono l’ingiustizia con il proprio senso di giustizia, al di là di convenzioni, conformismi, stereotipi. Ci testimoniano il valore inestimabile dell’autonomia di pensiero. Queste le “buone pratiche” che contribuiscono al vero benessere della vita sociale come le intendeva Ulia: condurre una vita etica guidata dalla ragione.

Abbiamo lavorato per tanti anni, affrontando molte battaglie, ma sempre con determinazione e fiducia. Ulia credeva nel nostro gruppo di insegnanti volontari impegnati nelle visite guidate, negli interventi nelle scuole, nell’organizzazione dei seminari per gli insegnanti, nel concorso “Adotta un Giusto”, nell’inaugurazione dei Giardini e in tante altre iniziative. Ci ha stimolati e incentivati ad allargarci, a crescere. Riuniti in sede, talvolta bussava e sorridendo ci chiedeva: “Tutto bene? Avete bisogno di me?”.

Abbiamo un altro motivo per essere grati a Ulia: la formazione e la direzione di uno staff straordinario, che profonde nel lavoro in Gariwo capacità, interesse, passione. Oggi grazie a loro, e naturalmente sorretti dalla grande carica ideale del nostro presidente Nissim, continuiamo il cammino intrapreso. Questo vuole Ulia.

Desidero chiudere con i versi che il collega della Sezione didattica di Gariwo, Carlo Sala, ha scritto per Ulia il giorno della sua morte e che ha voluto condividere con me.

E qui ora si chiude la mano
creata a cinque dita
per creare la bellezza dell’opera
aprire alla carezza la vita dei viventi
raccogliere dalla sofferenza
l’eccellenza della virtù

[1] Nando Dalla Chiesa, nel suo ricordo di Ulianova Radice pubblicato su Il Fatto Quotidiano (disponibile integralmente nel box approfondimenti)

Annamaria Samuelli

Analisi di Annamaria Samuelli, Responsabile Commissione educazione e cofondatrice di Gariwo

15 novembre 2018

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