Proponiamo di seguito le parole di Liliana Segre in collegamento con la Commissione intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza, che ci sono sembrate "balsamo" in un momento in cui la classe politica nostrana sfrutta la drammatica situazione mediorientale per inasprire le contrapposizioni di partito e per aizzare polemiche di bassa lega. Le consideriamo anche come la migliore risposta a chi, soprattutto sui social network, assiste alle notizie che vengono da Gaza e da Israele - e le commenta - con lo stesso spirito (e talvolta la stessa violenza) con cui si guarda in tv la partita della propria squadra del cuore. Liliana Segre afferma che "questo non è un momento per rimanere passivi a quello che succede e lasciare ad altri l'incarico di risolvere le cose". Non è il momento del tifo passivo. Chi è indifferente è colpevole. Ripudio della guerra, del razzismo, dell'antisemitismo così come dell'islamofobia, insieme a solidarietà e condivisione, una ricerca reale di un sentire comune, sono le uniche vie per cercare un concreto percorso di incontro. Sono, spiega Segre, "i punti fermi del nostro lavoro istituzionale, ma anche della coscienza morale e civile di ciascuna e ciascuno di noi". E, infine, Segre ringrazia i rappresentanti della comunità islamica di Milano per aver condannato ogni forma di antisemitismo. La pace si raggiunge con parole chiare e con la solidarietà non selettiva: "piangere per i bambini di ogni nazionalità, di ogni colore, di ogni credo, perché i bambini sono una cosa sacra e non vanno toccati per nessun motivo e sotto nessuna latitudine".
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Care colleghe, cari colleghi, la convocazione di questo incontro con i componenti dell'ufficio di presidenza è conseguenza diretta delle vicende terribili che si sono consumate e si stanno consumando in Medio Oriente ormai da più di un mese. Questa non è la sede, né io ho l'animo per entrare nel merito, basti dire che quello di cui sono molto convinta è che bisogna fermare la spirale di odio e liberare tutti gli ostaggi. Ma anche proteggere i civili e porre fine a tutte le forme di violenza.
In Europa e in Italia si sono avute in questi giorni manifestazioni di antisemitismo, che richiedono un'azione decisa delle istituzioni preposte e un impegno convergente di tutte le forze politiche. Per una commissione evocata al contrasto delle manifestazioni di odio, violenza, antisemitismo, quanto avviene sotto i nostri occhi non può che suscitare orrore e costernazione, ma poi anche comandarci, obbligarci, di programmare i nostri lavori avendo la precisa contezza che il mondo soffre e che chiama tutti noi alla conoscenza e alla responsabilità.
Con il 1989 pensavamo concluso il secolo dei totalitarismi, dell'odio razzista, della violenza genocida. Questi trent'anni e oltre ci hanno mostrato che ci sbagliavamo, che l'odio razziale, antisemita, la violenza contro altre fedi e popolazioni continua a mietere vittime in quantità enormi. E per quello poi che riguarda bambine e bambini addirittura insopportabili e intollerabili.
Eppure quello che accade oggi in Europa e in Medio Oriente non è solo il culmine di una lunga serie di lutti, ma anche di problemi globali rimasti sempre irrisolti. Io voglio però cercare di conservare il meglio delle aspettative suscitate dalla fine del Secolo breve. Voglio continuare a coltivare la speranza, la fiducia, dirò l'utopia. L'utopia di un mondo che ripudia la guerra, il terrorismo, che ripudia l'antisemitismo, l'islamofobia e ogni tipo di razzismo, ogni discriminazione, che contrasta l'odio dilagante nelle strade ma anche sui social e nell'universo online con la cultura della pace, del confronto, del rispetto, della solidarietà. Mi domando: utopia? Sì, utopia. Di chi crede che la violenza non sia l'antidoto alla violenza, ma ne generi altra all'infinito.
Due giorni fa sono stata alla sinagoga di Milano per ricordare le vittime dell'attentato terroristico del 7 ottobre. Era presente anche il rappresentante della comunità islamica della moschea di Milano, che ha dichiarato: «Condanniamo fermamente qualsiasi ostilità contro gli ebrei in Europa e nel mondo e ci opponiamo a ogni istigazione all'antisemitismo». Per concludere riferendosi ai «drammatici momenti che stiamo vivendo insieme a voi». Ecco: ripudio della guerra, del razzismo, dell'antisemitismo, insieme a solidarietà e condivisione, uniti da un sentire tra esseri umani quando mai prezioso. Credo che il dovere di una Commissione come la nostra debba essere raccogliere il senso profondo di queste parole e di questi sentimenti, rendendoli i punti fermi del nostro lavoro istituzionale, ma anche della coscienza morale e civile di ciascuna e ciascuno di noi.
Questo non è un momento per rimanere passivi a quello che succede e lasciare ad altri l'incarico di risolvere le cose. Mi sembra che se ognuno di noi, uomo o donna, di qualunque religione sia e di qualunque cittadinanza sia, a qualsiasi mondo appartenga, non ha la possibilità di dire quello che pensa e di cercare di mettere in atto quello che, non appena è diventato uomo o donna, si è prefisso nella vita, be' allora non sono solo io che penso nei momenti più cupi di aver vissuto invano, ma chi non segue la propria mente, il proprio dovere, la propria natura più profonda nella propria vita e lascia fare agli altri, interessandosi con indifferenza, è molto colpevole. E in questo momento non si può essere colpevoli.
In questo momento bisogna piangere per i bambini di ogni nazionalità, di ogni colore, di ogni credo, perché i bambini sono una cosa sacra e non vanno toccati per nessun motivo e sotto nessuna latitudine.
Bisogna sentire la propria coscienza più che mai viva, più che mai importante. Ed è vero quello che ha detto la senatrice Malpezzi che, parlando da madre, pensa al mondo in cui vivono i suoi figli, un mondo intriso di odio, di bullismo, di falsi valori che portano poi a degli estremismi che vogliamo combattere. Questo succede anche nel piccolo mondo della propria casa, nel piccolo mondo della scuola che i ragazzi frequentano, nel grande ottuso mondo delle curve, nei social, su TikTok, in tutte le cose che oggi i ragazzi anche da piccoli toccano e di cui i grandi, quelli che muovono le fila, approfittano per toccare le coscienze dei più piccoli, dei giovani.
La giornata di oggi, quindi, non è stata solo quell'utopia, che io non posso fare a meno di nominare, ma in realtà giornate come oggi mi danno la speranza che sia una parola sbagliata.

Analisi di Liliana Segre, Senatrice a vita