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Omaggio a Simone Veil

le parole di Cyrille Rogeau

Rogeau con il Sindaco di Milano Giuseppe Sala di fronte alla targa per Simone Veil

Rogeau con il Sindaco di Milano Giuseppe Sala di fronte alla targa per Simone Veil

Pubblichiamo di seguito le parole del Console generale di Francia, S. E. Cyrille Rogeau, in occasione di dedica di una targa a Simone Veil al Giardino dei Giusti di Milano

Signor Sindaco,
Signor Presidente di Gariwo, caro Gabriele,
Signore e Signori, cari amici

Prima di ogni altra cosa, vorrei ringraziarvi di avermi invitato a testimoniare l’opera di Simone Veil, e dirvi quando sono onorato e veramente emozionato a parlare di questa francese eccezionale, entrata nel Panthéon dei francesi più illustri il 1° giugno 2018. Di famiglia ebraica, viene arrestata a Nizza il 30 marzo 1944, con sua madre e sua sorella Madeleine. È quindi inviata al campo di Auschwitz dopo essere transitata dal campo francese di Drancy. Se non avesse ascoltato il consiglio di un prigioniero francese di dichiararsi maggiore di 18 anni, sarebbe stata sterminata immediatamente. Con le due sorelle Madeleine e Denise, sopravvive ai campi, mentre suo padre, sua madre e suo fratello non sono mai più tornati. Rivedo davanti ai miei occhi l’incredibile dignità della Signora Veil, quando accompagnai il mio superiore di allora, il Presidente del Senato, al sessantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz, e lei ritrovava quei luoghi dopo più di sessant’anni, intatti come i suoi ricordi, che dimoravano in lei ma non alteravano mai il suo contegno perfetto, quello di una grande donna cui la vita ha riservato durissime prove, ma che ne è saputa uscire con la forza del coraggio e della volontà. Questa dignità di Simone Veil nel ritrovare i luoghi di una giovinezza rubata ma resistente, è anche quella di tutte le donne e di tutti gli uomini che si sono opposti con tutta l’anima alla barbarie nazista.

La barbarie della Shoah che ha ucciso più di sei milioni di ebrei, ma non è riuscita a rubare la loro identità e ancor meno a estinguere il loro ricordo, è per noi europei un eterno motivo di vergogna e di rimorso. Essa ci ricorda anche che l’uomo talvolta ha la memoria corta e bisogna costantemente rimanere vigili. Rientrata a Parigi a circa 18 anni, Simone Veil si iscrive a Diritto a Sciences-Po e fa presto la conoscenza del suo futuro marito, Antoine Veil, che sposerà nel 1946 e con il quale avrà tre figli. Molto presto avrà dunque la forza di ricostruire una famiglia, che sarà il suo orgoglio per tutta la vita. Entrando in Magistratura nel 1956, si fa rapidamente strada, diventando Segretario Generale del Consiglio Superiore della Magistratura nel 1970. Poi è la volta della politica, con l’ingresso nel governo nel 1974 come Ministro della Sanità del Presidente Giscard d’Estaing. Lo rimarrà fino al 1979, prima di assumere nuovamente il ruolo tra il 1993 e il 1995, durante la coabitazione tra il Presidente Mitterrand e il primo ministro Balladur. È in questa carica che ella resterà impressa nella vita dei francesi, difendendo e ottenendo, con un coraggio e una determinazione esemplari, la legalizzazione dell’aborto nel 1975. Ella ha tenuto duro nelle avversità, nonostante le forti resistenze nel suo campo. È divenuta così il simbolo della lotta per la non discriminazione delle donne. Il Premio Simone Veil è stato creato quest’anno per iniziativa del Presidente della Repubblica per ricompensare il coraggio e l’impegno delle donne. L’8 marzo scorso, Emmanuel Macron ha assegnato il primo Premio Simone Veil alla camerunense Aissa Doumara Ngatansou, che guida un’associazione di aiuto alle vittime degli stupri e dei matrimoni forzati nel suo Paese.

Deputata europea dal 1979, quando ebbero luogo le prime elezioni europee, Simone Veil è anche la prima Presidente del Parlamento Europeo, il che ci suggerisce la portata del suo impegno europeo e della sua leadership e autorità morale. Deputata europea fino al 1993, lavorerà senza tregua per la costruzione europea e l’amicizia franco-tedesca, un altro degli obiettivi per i quali era impegnata. Lavoratrice infaticabile, è membro del Consiglio costituzionale dal 1998 al 2007, prima di essere una delle rare donne elette all’Académie française nel 2008. Sulla sua spada di Immortale, figurano il numero di matricola che era stato marchiato sul suo braccio al suo ingresso ad Auschwitz, il motto della Francia (liberté, égalité, fraternité) e quello dell’Unione Europea (In varietate concordia). Queste tre iscrizioni riassumono bene il destino di una grande figura femminile: donna d’eccezione, francese impegnata ed Europea convinta.

Deceduta in casa il 30 giugno 2017, qualche giorno prima di compiere 90 anni dopo il suo caro marito Antoine – che l’accompagna nel Panthéon -, le sue ultime parole sarebbero state: “Grazie”. Ecco Signora Veil, è arrivato il nostro turno di dire Grazie. Lo diciamo ancora più forte di fronte ai barbari che recentemente hanno ricoperto con un’infame svastica il Suo bel viso, dipinto in Sua memoria sui muri di Parigi. Grazie di essere stata, per così tanti Francesi ed Europei, e più generalmente per tante donne e uomini di buona volontà, un esempio e un modello. Non è un azzardo dire che nel cuore dei francesi Lei è stata per così lungo tempo al primo posto, di fianco all’Abbé Pierre, un altro uomo d’eccezione. In questi tempi di gravi turbamenti e incertezze, possa il Suo esempio ispirare tutti gli Europei in generale, e tutti coloro che ci governano in particolare. Vi ringrazio.

Cyrille Rogeau, Console generale di Francia

Analisi di

18 marzo 2019

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