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Perché le pagine di Auschwitz non finisce mai parlano ai giovani

di Antonella Maucioni

Il tema della scelta e della responsabilità è uno di quelli che interrogano tutti e ancor più i giovani che sono chiamati a comprendere cosa e come fare per realizzare compiutamente la propria vita. Compito degli adulti è accompagnarli in questo momento così decisivo della loro vita e sostenerli con discrezione e rispetto per la loro autonomia verso quelle azioni che facciano di loro presenze positive per se stessi e gli altri e non ombre mute in questo nostro mondo. Condividere allora con loro pensieri, riflessioni, esempi diventa una strada che può concorrere a farli uscire da un ruolo passivo e a renderli protagonisti della propria vita orientandola al bene, rivolgendo il proprio sguardo alla libertà, alla giustizia, all’impegno.

In questa prospettiva, il libro di Gabriele Nissim “Auschwitz non finisce mai”, al di là del suo indubbio valore storico e filosofico di cui molti già hanno ampiamente e puntualmente scritto, può senz’altro rappresentare un punto di partenza per un'importante riflessione pedagogica e insieme uno strumento didatticamente molto utile.

Il libro, infatti, con chiarezza e gradualità, ricapitola le tappe storicamente più significative della battaglia per il riconoscimento della Shoah e la nascita del concetto della sua unicità per giungere, attraverso puntuali riflessioni, a guardare a quella tragica cesura nella storia dell’uomo come a un male estremo che tocca tutta l’umanità e non qualcosa che riguarda solo gli ebrei. Da questa precisa assunzione di responsabilità verso quel dramma senza precedenti nella storia dell’umanità, con una logica serrata, Nissim fa discendere la necessità di aprire una riflessione anche sugli altri genocidi e sui nuovi pericoli che l’umanità corre. Solo in questo modo, infatti, si sottrae la Shoah a una rievocazione, certo tragica e dolorosa, ma che rischia anno dopo anno con l’affievolirsi del ricordo e delle testimonianze di divenire rituale senza scalfire i giovani se non soltanto in modo emotivo e circoscritto a quell’evento. E invece per noi educatori è importante mantenere intatta tutta l’attualità e il significato della Shoah: viviamo un tempo di pace e di democrazia - anche se mai come in questo momento questi concetti sembrano pericolosamente vacillare – e per i nostri giovani può risultare quanto mai difficile chiedersi da dove è nato quel male assoluto, come è stato possibile che si sviluppasse nel cuore della civile Europa e se e come possa ripresentarsi nella storia. Quest’ultimo interrogativo è davvero cruciale per guidare gli studenti a comprendere, analizzare, problematizzare il processo storico alle radici della Shoah e per stimolarli a riflettere sui molteplici percorsi della Memoria, sulle sue funzioni ed attuazioni nel presente, incoraggiandoli verso una riflessione collettiva sul nostro tempo, sul significato dei diritti umani in una società sempre più multietnica e lacerata da razzismi e intolleranze. La Memoria non può essere confinata in scaffali polverosi, ma è linfa per progettare un futuro migliore e, dunque, occuparsi di Memoria non significa solo analizzare e riflettere su argomenti collegati alla storia contemporanea, ma cercare di decodificare i modelli di pensiero e le organizzazioni politiche che hanno permesso e ancora oggi permettono di compiere la discriminazione e la sopraffazione o che potrebbero farlo, con i loro pericolosi semi, nel prossimo futuro.

In questa prospettiva il libro di Gabriele Nissim è molto importante: ci aiuta a cambiare il nostro punto di vista, passando da una visione esclusiva della Shoah come evento unico nella storia dell’umanità a vicenda di incommensurabile gravità, senz’altro la più atroce e senza precedenti, ma non unica perché le sue radici di esclusione, discriminazione, odio, annientamento sono all’origine anche di altri terribili episodi del ‘900.

Ma anche un’altra ragione rende il libro di Nissim prezioso: le storie si sa colpiscono sempre perché in esse ritroviamo percorsi di vita, scelte dense di umanità e l’autore sceglie di raccontare la Shoah e di ragionare di genocidi attraverso la storia di alcune figure che hanno attraversato gli orrori del ‘900, traendo proprio da lì la forza di rielaborare le tragiche vicende personali e collettive e di lasciare un’eredità di speranza. Ecco allora che nel libro si stagliano la vita e l’impegno di Lemkin, il grande giurista polacco a cui dobbiamo la nascita stessa del concetto di genocidio, le infinite battaglie per il suo riconoscimento in sede internazionale e l’importanza della prevenzione per il futuro dell’umanità, e di altre importanti figure come Simone Veil, Primo Levi , Hannah Arendt, Moshe Bejski, Yeuda Bauer, solo per citarne solo alcuni. A partire da queste storie di uomini e di donne che, ispirati al rispetto della vita e della dignità dei perseguitati e degli oppressi, hanno saputo illuminare i momenti più oscuri e tragici della storia contemporanea, è possibile incoraggiare gli studenti a comprendere i valori etici e morali che li hanno guidati e così sensibilizzarli alla democrazia, alla libertà, alla cittadinanza consapevole e al rispetto della vita. Per tutti noi, e soprattutto per i ragazzi e le ragazze, è importante poter contare sulla presenza di maestri, modelli che ci dimostrano che è possibile fare delle scelte anche in controtendenza rispetto alla cultura attuale spesso orientata all’egoismo, al ripiegamento, alla deresponsabilizzazione e ci coinvolgano, rendendoci operatori nel processo di recupero e costruzione di una memoria militante.

Superare l’indifferenza che ha reso e rende possibile i genocidi è il comandamento etico che affiora dal libro. E andare oltre la prospettiva che la memoria debba essere solo quella dell’offesa e del dolore è l’impegno che ne scaturisce: evidenziare le scelte fatte e il cammino iniziato per reagire alla violenza difendendo la giustizia, la libertà e la solidarietà permette a ognuno di noi di pensare che è sempre possibile dire un si o un no in un momento decisivo della storia individuale e della collettività. Questo messaggio può aiutare i giovani, che sono affamati di futuro e sognano come costruirlo, a comprendere che da lì, da questa assunzione di responsabilità, nasce la nostra personale opportunità di essere migliori e al contempo di costruire con impegno e speranza il mondo che vogliamo.

Antonella Maucioni

Analisi di Antonella Maucioni, Ambasciatrice di Gariwo

1 dicembre 2022

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