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Perché un medico tra i Giusti?

di Francesco M. Cataluccio

Riprendiamo di seguito l'articolo di Francesco M. Cataluccio uscito su Il Foglio in occasione del 6 marzo, Giornata dei Giusti dell'umanità.

Tra le cinque figure che sono state onorate, in occasione della Giornata dei Giusti, nel Giardino dei Giusti sul Monte Stella di Milano c’è anche un medico: Carlo Urbani (1956 – 2003), il microbiologo italiano che fu il primo a identificare e classificare la SARS, combattendola sul campo e rimanendone mortalmente infettato a Hong Kong.

La pandemia Covid, che ha già fatto, in un anno, più di 2,5 milioni di morti, è una catastrofe che ha investito il mondo mettendone gravemente in crisi la salute, le strutture sanitarie, i rapporti sociali, il benessere e il mondo del lavoro.

Il rischio, che già si intravede, è che tutto questo possa accrescere ulteriormente le disuguaglianze sociali, la povertà, la disoccupazione, la cura della salute. La Democrazia corre il pericolo di venire indebolita e che crescano i conflitti, gli odi, le menzogne.

I medici, e il personale paramedicio, sono stati in prima fila nella lotta contro la pandemia. Moltissimi sono stati contagiati sino a oggi e, soltanto in Italia, 284 sono morti (che il “il Foglio” ha ricordato alcuni giorni fa con una bellissima sovracopertina).

La loro battaglia per salvare vite umane, alleviare le sofferenze, e ridurre i rischi di contagio, è qualcosa di straordinariamente generoso e altruista. E non è affatto loro dovuto. Nel Giuramento di Ippocrate di Coo (IV secolo a.C.), che viene prestato da tutti i medici del mondo prima di iniziare la professione, non è affatto previsto il dovere di sacrificare la propria vita: “Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte. (…) E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro".

Nel 2002, la polmonite detta “SARS” (Sindrome respiratoria acuta grave), comparve nella provincia cinese meridionale del Guangdong. Nel marzo del 2003, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), per la prima volta nella sua storia, lanciò un allarme mondiale, raccomandando di rimandare i viaggi provenienti da aree affette o verso le aree infette. La malattia venne identificata per la prima volta dal microbiologo Carlo Urbani.

Urbani si era laureato in medicina all'Università di Ancona, specializzandosi in malattie infettive e tropicali a Messina. Attivo fin dalla gioventù in operazioni di tipo umanitario, alla fine degli anni '80, quando era medico di base a Castelplanio, iniziò a organizzare insieme ai colleghi viaggi in Africa, in luoghi in cui le popolazioni locali morivano per malattie curabilissime, come diarrea o crisi respiratorie. Come ebbe a scrivere varie volte: "Un numero impressionante di bambini muore per disidratazione da diarrea e per salvarli basterebbe qualche bustina di reintegratori da pochi centesimi di euro".

Nel 1993 diventa consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il controllo delle malattie parassitarie, e con tale incarico si reca numerose volte nel continente africano. Successivamente, con l’ingresso in Medici Senza Frontiere, opera in Cambogia al termine del regime dei Khmer Rossi per controllare le malattie endemiche tra la popolazione locale. Nel paese pesano le ferite del genocidio, le mine antiuomo che continuano a mutilare giovani e adulti, le ferite degli animi, il dramma dell'Aids: "Sembra un immenso sacrario, per me e la mia famiglia è stato come conoscere i sopravvissuti di Auschwitz".
Nel 1999 Urbani diventa presidente di Medici senza Frontiere Italia, con cui conduce una vera e propria battaglia per la diffusione dei medicinali essenziali a tutta la popolazione mondiale. Come ha raccontato Urbani, nel 2000, in un'intervista all’ Avvenire”: “Il 90% del denaro investito in ricerca sui farmaci è per malattie che riguardano il 10% della popolazione del pianeta. Solo lo 0,3% della ricerca è indirizzata verso le cinque principali cause di morte nel mondo". Basti pensare alla Tbc: "Ai giorni nostri la Tbc miete una vittima ogni 10 secondi. È la seconda causa di morte per malattie infettive negli adulti: uccide ogni anno 3 milioni di persone, l'80% delle quali ha un'età compresa tra i 15 e i 49 anni". Il 95% di loro vive in Paesi a basso reddito, ma "solo 400mila sono potenziali clienti paganti: troppo pochi, dicono le industrie". Per Urbani la missione del medico-umanitario, impegnato non solo nella cura dei malati ma anche in contesti di povertà, genocidi e guerre civili: curare ma nel frattempo denunciare, testimoniare, far sapere. Con questo impegno Urbani si reca a Oslo nel 1999, come parte della delegazione che riceverà il Premio Nobel per la pace a nome di Msf.

Nel luglio del 2000 Urbani viene assunto all'Oms come coordinatore delle politiche sanitarie contro le malattie parassitarie nel Sud-Est asiatico. Si tratta di una scelta radicale (rinuncia al ruolo di primario del reparto di Malattie infettive all'ospedale di Macerata), che porta Urbani e la sua famiglia a trasferirsi in Vietnam.

Nel febbraio 2003 l'ospedale francese di Hanoi contatta l'Oms per il caso di un paziente che nessuno sa curare e che sta infettando il personale medico. Mister Chen è uomo d'affari americano proveniente da Hong Kong. Urbani decide di recarsi di persona al capezzale di mister Chen ed è il solo ad accorgersi di essere di fronte a una nuova malattia: lancia così l’allarme al governo e all’Oms, riuscendo a convincerli ad adottare misure di quarantena. Non è facile per Urbani riuscire nel suo intento: la necessità di isolare immediatamente i pazienti e di monitorare tutti i viaggiatori va a scontrarsi contro gli interessi economici e di immagine del Paese. Alla fine, tuttavia, il prestigio e la credibilità che Urbani ha acquisito negli anni riescono a persuadere le autorità, che decidono di affidarsi alle sue prescrizioni e di iniziare le procedure di isolamento.

Pochi giorni dopo, mentre è in volo verso la Thailandia, Urbani avverte i primi disturbi: febbre, tosse, debolezza. Con una tragica autodiagnosi, teme di aver contratto il virus e una volta atterrato chiede di essere immediatamente ricoverato e posto in quarantena. Muore dopo due settimane, il 29 marzo 2003, raccomandando che il suo tessuto polmonare venisse utilizzato per la ricerca. Un mese dopo, il 28 aprile, il Vietnam annuncia di aver sconfitto la Sars, con un bilancio di 63 contagi e 5 morti - a differenza di altri Paesi, in cui il virus si è diffuso in modo più capillare.
Gli ufficiali medici dell'Oms riconoscono che, se non fosse stato per il tempestivo intervento di Urbani, la Sars avrebbe infettato più lontano e più velocemente. Non sapremo mai quante vite ha salvato con la sua.

L’epidemia SARS durò un anno, con 8096 casi e 774 decessi in 17 Paesi (per la maggior parte nella Cina continentale e a Hong Kong). Poi non se ne sentì più parlare. Ma gli scienziati cinesi continuarono a studiarla e, nel 2017, rintracciarono la causa nei pipistrelli (quelli comunemente noti come «ferri di cavallo»), e negli zibetti i vettori intermediari. Nell’ottobre del 2016 fu invece la volta dei suini neonati, sempre nella provincia di Guangdong, che cominciarono ad ammalarsi per il virus della diarrea epidemica suina (sads-cov). In 8 mesi morirono 24.000 suini. Alcuni virologi degli Stati Uniti pubblicarono uno studio, sulla rivista scientifica “Virus Evolution”, in cui si indicavano i pipistrelli come la maggiore riserva animale di Coronavirus del mondo. Anche in questo caso l’origine del contagio fu localizzata, con precisione, nella popolazione di pipistrelli della regione.

Grande è la responsabilità del Governo cinese di aver diffuso la notizia del Covid con molto ritardo. Il primo caso è scoppiato a Wuhan il 17 novembre 2019. Soltanto 14 giorni dopo se ne sono visti gli effetti. Il coraggioso oculista Li Wenliang (1986-2020) per primo ha denunciato l’esistenza e la pericolosità di questo virus (che lo ha fatto morire il 6 febbraio). Il 30 dicembre 2019, Li lanciò un avvertimento su WeChat (la piattaforma di messaggistica istantanea più popolare in Cina), chiedendo ai propri compagni di studi di fare attenzione. Questo suo messaggio, con il nome visibile, si era diffuso tra gli utenti. Il giovane medico aveva reso noto che il suo ospedale aveva isolato sette pazienti dopo la diagnosi di una sindrome simile alla Sars, la polmonite respiratoria acuta grave. Quattro giorni dopo fu convocato dalla polizia locale e dopo essere stato minacciato fu anche costretto a firmare un documento per riconoscere il suo "errore". Però, il 23 gennaio, la Cina chiuse finalmente tutto, isolando milioni di persone. E allora anche il mondo iniziò ad aprire gli occhi…

Medici come Carlo Urbani e Li Wenliang, così come tutti coloro che, spesso dotati di mezzi e protezione inadeguati, hanno messo coraggiosamente tutto il proprio tempo ed energie al servizio degli ammalati, perdendo la vita, sono Giusti nel più alto senso del termine.

Francesco M. Cataluccio

Analisi di Francesco M. Cataluccio, Responsabile editoriale della Fondazione Gariwo

8 marzo 2021

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