Chi è una persona giusta? È colui che agisce spesso in un vuoto e si assume una responsabilità quando il mondo attorno sembra prendere una cattiva direzione.
Spesso accade che chi risponde alla propria coscienza e si sente meno felice quando vede attorno a sé molta negatività trova energie inaspettate per affrontare compiti che vanno oltre alla sua stessa forza. Ciò che infatti determina un risultato non è solo la buona intenzione, ma anche il carattere di una persona che fa di tutto per mantenere una promessa, come ha scritto Agnes Heller parlando della bellezza della persona buona. Il carattere ostinato e fermo di un individuo che diventa punto di resistenza, ma anche stimolo per gli altri, qualche volta determina dei risultati che sembrano impensabili.
Hannah Arendt, parlando degli effetti delle azioni degli uomini, sosteneva che questi sono gli unici miracoli possibili su questa terra. Non lo diceva soltanto per affermare che i miracoli sono possibili, ma anche per sottolineare che essi sono alla portata di tutti.
Ho pensato alle osservazioni di queste due grandi pensatrici dopo il network di Gariwo che abbiamo tenuto a Milano alla presenza dei rappresentanti dei cento Giardini dei Giusti nati in Italia, in Europa e nel mondo.
Tutte le persone che si sono ritrovate per la passione e per il gusto della vita, della bellezza e della cultura hanno pensato che per stare meglio nelle loro professioni e nella loro vita quotidiana dovevano sentirsi più responsabili nei confronti del mondo. Così hanno ragionato su dei compiti che forse, fino a ieri, avrebbero delegato ad altri, e invece si sono accorti che il futuro di un tempo scardinato poteva dipendere soltanto dalla nostra responsabilità.
Il futuro dell’Europa può dipendere solo da chi mette un freno a ogni forma di nazionalismo e di contrapposizione e non accetta più che in modo superficiale e incosciente si consideri l’Europa un nostro nemico - e non una grande opportunità per il nostro futuro. Ogni volta che sono pronunciate tali parole sulla comunità europea dobbiamo richiamare il sogno dei fondatori e riattualizzare i valori europei nelle sfide di oggi.
Un grande esempio ci viene da Antonio Megalizzi, che fino a poche ore dal suo assassinio a Strasburgo da parte di un terrorista é vissuto come un giornalista europeo che considerava tutta la comunità come la sua patria più grande ed era orgoglioso del suo lavoro.
Anche l’immagine dell’Italia è nelle nostre mani. Siamo noi che possiamo diventare custodi dell’anima del nostro Paese e non permettere che si affermi un’identità egoista e chiusa all’accoglienza. L’Italia è il Paese del bello e del bene. La creatività e la laboriosità italiana si sono sempre fondate sull’apertura all’altro. Se l’Italia si chiude in se stessa, perde la caratteristica morale più importante che trova così tanto credito all’estero.
E tanto possiamo fare contro la cultura dell’odio che circola nel dibattito politico e sui social network, dove fanno notizia sempre coloro che amano disprezzare l’altro e fomentano la cultura del nemico. Occorre non rimanere più in silenzio di fronte alle volgarità in politica e chiamare al rispetto chi usa Facebook per le sue crociate contro chi la pensa diversamente. E il modo migliore per contrastare questa degenerazione è quello di mostrare, nella nostra quotidianità, il gusto del dialogo e della conversazione. Siamo noi che possiamo costruire dei social diversi, che mettano un argine alle fake news e agli odiatori di professione. Basta semplicemente comportarsi diversamente.
L’emulazione e la moltiplicazione del bene, come scriveva Spinoza, è l’antidoto più potente di fronte a chi sogna un mondo di nemici.
È questo il compito di tutti i Giardini dei Giusti che possono diventare il collante e il simbolo di un nuovo rinascimento morale.
Pensiamo soltanto all’effetto dirompente che i Giardini potrebbero avere di fronte a tutti gli stereotipi contro gli extracomunitari, se le comunità musulmane in Italia si ritrovassero insieme agli ebrei e ai cattolici per condannare assieme il terrorismo.
Sarebbe anche questo il modo migliore per ricordare Antonio Megalizzi, assassinato nel suo “lavoro” di europeo.