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Riporteremo la vita a Palmira

di Maamoun Abdulkarim

Palmira, la perla del deserto, ospita le rovine di una grande città. La sua arte e architettura tra il primo secolo a.C. e il terzo secolo D.C. mescolava tecniche greche e romane, tradizioni locali e influenze persiane.

Palmira, o Tadmur, era conosciuta già secoli prima dell’era greco-romana, e durante il dominio romano la sua oasi era un’importante punto di sosta per le carovane provenienti dal principato in Siria. La sua importanza è cresciuta grazie alla sua posizione lungo la Via della Seta, un crocevia del mondo antico che collegava rotte commerciali in Persia, India e Cina con l’Impero Romano.

Quando è stata invasa dai terroristi del Daesh nel maggio 2015, la città antica ha affrontato un destino sconosciuto. I terroristi hanno distrutto la statua del Leone di al-Lat, che risale al secondo secolo D.C., all’entrata del Museo di Palmira.

Hanno trasformato il Museo in un tribunale con tanto di celle, e hanno fatto saltare in aria due reliquiari islamici accanto alle rovine. Daesh ha cercato di cancellare i punti di riferimento culturali e storici della Siria. I terroristi hanno distrutto il Tempio di Baalshamin, gran parte del Tempio di Bel, l’Arco di Trionfo e dozzine di torri funerarie.

Il furto e il saccheggio sono diventati la normalità; i ladri di tombe scendevano nelle camere funerarie in cerca di antichità da poter vendere per finanziare le operazioni dei terroristi. In agosto hanno decapitato il grande studioso Khaled al-Asaad, hanno mutilato il suo corpo, lo hanno legato ad un palo e lo hanno lasciato lì per mostrarlo alla gente.

Di fronte a questo terribile scenario, abbiamo chiesto alla comunità internazionale di essere al nostro fianco in questa battaglia culturale.

A marzo 2016, l’esercito siriano ha riconquistato il sito e liberato Palmira dai terroristi di Daesh, e noi siamo stati di nuovo in grado di accedere al sito - anche se molto rapidamente. Abbiamo bisogno di tempo per comprendere l’insieme dei danni arrecati a Palmira. Come sapete l’esercito siriano si sta ora occupando di rimuovere le mine posizionate da Daesh nella città, e noi stiamo aspettando che il terreno sia sicuro per poter procedere.

Tuttavia, nonostante la situazione sia molto pericolosa, è stata fatta una rapida analisi da parte degli esperti del Direttorato Generale delle Antichità e dei Musei, che sono riusciti ad avere accesso alle aree distrutte, fornendo immagini di zone limitate del sito.

La vita del popolo siriano risiede anche nella sua identità culturale, e Palmira rappresenta un sito unico ed eccezionale non solo per i siriani, ma per tutto il mondo. Riporteremo la vita a Palmira, e recupereremo il sito come messaggio contro il terrorismo. Documentare l’estensione dei danni e definire un piano di recupero con i nostri partner - esperti e organizzazioni internazionali - sarà la nostra priorità nei prossimi giorni.

So che i progetti per riportare Palmira alla sua antica gloria sono grandiosi, ma possiamo farcela, se questa sfida verrà vista come parte di una missione globale che agisce seguendo criteri internazionali. La prossima fase potrebbe aprire un dialogo con gli esperti sul modo in cui lavorare insieme per recuperare questo luogo straordinario, cercando di capire cosa possiamo riutilizzare nel restauro e nella ricostruzione dei due templi, e quando invece sarà necessario impiegare pietre dalle cave di Palmira.

Il Direttorato Generale delle Antichità e dei Musei ha già affrontato lavori di ristrutturazione, alcuni per risolvere i danni subiti durante il conflitto, altri previsti dal nostro annuale piano di ristrutturazione dei monumenti storici e dei siti archeologici. Tra il 2014 e il 2015, ad esempio, è stato svolto un grande lavoro nella città vecchia di Homs, nel villaggio di Maaloula e nella fortezza di Krac des chevaliers, per riparare i siti danneggiati dalla guerra.

Siamo in attesa di collaborare con gli istituti culturali italiani, che hanno un’esperienza eccezionale e un legame forte e di lunga data con l’eredità culturale siriana.

Maamoun Abdulkarim, direttore delle Antichità e dei Musei di Damasco

Analisi di

4 aprile 2016

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