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Se il Giorno della Memoria non è più condiviso

di Gabriele Nissim

Sergio Mattarella

Sergio Mattarella (https://www.tpi.it/2019/01/24/mattarella-shoa-giorno-della-memoria/)

La Giornata della Memoria in Italia, la più sentita in tutta la Comunità Europea, è sempre stata un avvenimento condiviso da tutto l’arco politico attorno ai dei valori fondamentali: la democrazia, l’Europa, la lotta all’antisemitismo contemporaneo, la difesa della pace.
Ricordare lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti ha sempre significato ragionare sugli anticorpi che possono impedire la riproposizione di quel male estremo che ha toccato l’Europa. Come ha ricordato Yehuda Bauer, ciò che è accaduto una volta si può ripetere ancora, sia pure in modalità diverse, se le istituzioni internazionali si mostrano inadeguate.
Le parole pronunciate da Sergio Mattarella al Quirinale con grande precisione hanno ribadito questo impegno.

Eppure qualcosa è profondamente cambiato nel nostro Paese. Per la prima volta dalla promulgazione della Giornata della Memoria, si ricorda la Shoah mentre è in atto un capovolgimento dei valori fondamentali da parte di alcuni partiti politici che guidano il Paese.
Lo possiamo constatare in una certa solitudine del Presidente. Tutti erano ad ascoltarlo al Quirinale, ma molti dei presenti sul piano pubblico hanno preferito non esporsi in modo chiaro in questa Giornata perché mai come ora le interpretazioni sul futuro sono differenti.

Eravamo abituati a discorsi comuni sulla Shoah da parte della sinistra, della destra, del centro. Non è più così.
Anzi, potremmo parlare di alcune forme di rimozioni del valore di questa Giornata da parte di alcune forze. È come se per alcuni quella memoria potesse dare fastidio riguardo a certe scelte politiche.
Possiamo parlare di una crisi di un consenso politico attorno a questi temi. Non lo si dice apertamente, ma lo si avverte. Rischia così di venire meno la condivisone politica che ha unito il nostro Paese sulla memoria e che lo ha distinto da tanti altri Paesi europei come la Francia, la Spagna, o la stessa Inghilterra, dove la memoria si presenta come responsabilità di parte e non di tutti. Il messaggio morale del nostro Paese alla comunità internazionale rischia di così di uscirne incrinato.

Il ricordo della Shoah era condiviso perché, insieme al riconoscimento delle responsabilità italiane per le leggi razziali e al senso di coinvolgimento per le sofferenze ebraiche, tutti guardavano al valore della solidarietà umana, dell’Europa, della democrazia.
Oggi non è più così. Molti pensano al superamento progressivo della democrazia rappresentativa con voci dal web - come suggerisce la Casaleggio Associati - e pensano di esautorare il Parlamento con referendum di minoranze organizzate; altri pensano che sia giusto usare i social per istigare l’odio contro chi la pensa diversamente; altri chiudono i porti alle navi che soccorrono i naufraghi e considerano i migranti la minaccia che inquina l’italianità; altri considerano l’Europa la causa di tutti i mali e pubblicamente istillano l’odio verso i francesi e i tedeschi, come mai era accaduto dalla fine della guerra; altri ancora, quando parlano di finanza, si trattengono a stento dal presentarla come in mano agli speculatori ebrei - anche se qualcuno, come Elio Lannutti, non si trattiene e parla dei nuovi Protocolli di Sion -; altri infine vedono nel sionismo e nello Stato di Israele il male del mondo e cavalcano inconsapevolmente il fondamentalismo islamico che a parole sostengono di volere combattere.

Con questi propositi, com’è possibile sentire una sincera compassione per gli ebrei e partecipare con autenticità alla Giornata della Memoria?
Diciamo la verità. Mai come quest’anno questa ricorrenza dà veramente fastidio.
Ecco perché dobbiamo tutti ringraziare il presidente Mattarella.
Dobbiamo però aiutarlo, e non lasciarlo solo. Noi di Gariwo ci prendiamo questo impegno.

Gabriele Nissim

Analisi di Gabriele Nissim, Presidente Fondazione Gariwo

25 gennaio 2019

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