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Un appello per i Giusti, ai Milanesi di buona volontà

Di Amedeo Vigorelli

Kant scrive nella Fondazione della metafisica dei costumi che non vi è nessuna cosa al mondo che si possa considerare incondizionatamente buona, salvo la buona volontà. Il Bene non è un feticcio da idolatrare, in concorrenza con gli altri e minori beni utilitari, a cui aspira la nostra ricerca della felicità. Neppure Dio, che rappresenta per noi il sommo bene, è una cosa, un ente di cui si possa dimostrare l’esistenza, ma il termine e il sigillo della tensione verso l’infinito della nostra volontà morale. In questo senso, Kant è il fondatore riconosciuto dell’etica laica e moderna, che sostituisce al bene la bontà e giustizia dell’agire.

A questa forma di eticità laicale (ma non per questo meno religiosa della morale teologica) si sono ispirati molti maestri del XX secolo. Nel secolo che ha voluto sperimentare la vita come guerra, la sostanza etica dello stato e della civiltà è stata preservata piuttosto dai singoli che dalle masse: quelli che hanno saputo perseverare nelle azioni secondo verità e giustizia, senza tradire la volontà buona. I nomi di Bonhoeffer, Stein, Arendt, Roncalli, Weil, Patočka (una ghirlanda di nomi, che non finisce mai di arricchirsi di gemme oscure e dimenticate) vengono subito alla memoria, quando parliamo dei giusti. Per questo il dovere della memoria si è sostituito per noi ai molti doveri di una moralità, di cui abbiamo sovente smarrito la bussola.

Nell’anno dell’orgoglio e della retorica civica, così enfatizzata dalla Esposizione Universale, si sta consumando a Milano un attentato silenzioso a una delle più belle iniziative di autentico civismo, costruite caparbiamente, negli anni, dall’Associazione per il Giardino dei Giusti del Monte Stella. E’ bastato avanzare un progetto di riqualificazione dell’area che, senza nulla togliere al godimento dei residenti e senza nulla mutare nella destinazione pubblica dell’area verde, adeguasse il Giardino ai modelli e ai criteri architettonici sperimentati in tanti altri paesi del mondo (basti pensare al Museo della Memoria di Gerusalemme, annualmente visitato con commozione da tanti milanesi), perché si accendesse una scia calunniosa di recriminazioni, sospetti, commenti “superciliosi” di improvvisate Vestali del paesaggio urbano, false e non richieste attestazioni di solidarietà pelosa, che ha finito per avvolgere in una nebbia (questa sì molto milanese) di indecisione, ciò che il Sindaco (l’unico ad avere voce in capitolo sulla destinazione dell’area) pareva avere concesso in perfetta buona fede.

Mi auguro che i cittadini milanesi, che conoscono poco queste polemiche meschine e provinciali, sappiano circondare di affetto l’iniziativa dei Giusti del Monte Stella, e coprire di una risata liberatoria il vocìo malevolo e pretestuoso degli Azzeccagarbugli e degli eterni Ferrer, che il nostro Manzoni aveva saputo così bene dipingere e sanzionare con omerico riso.

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