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Gulag

In breve

I gulag sono i campi di concentramento creati e gestiti dal regime sovietico dal 1918 al 1987, per punire gli oppositori politici e come strumenti di una politica del terrore - praticata in URSS per mantenere il potere e il controllo sulla società tutta. Il sistema cominciò ad essere riformato soltanto dopo la morte di Stalin, nel 1953, ma si estinse definitivamente solo nel 1987, con Michail Gorbachev.

Creazione e sviluppo dei gulag

Gulag è l’acronimo, introdotto nel 1930, di Gosudarstvennyj Upravlenje Lagerej (Direzione centrale dei lager). Nel 1918, con l’inizio della guerra civile, fu creata una vasta rete di campi di concentramento per gli oppositori politici. Nel 1919 venne creata la sezione lavori forzati. Il lavoro coatto era previsto come mezzo di redenzione sociale dalla stessa costituzione sovietica. Oltre alla funzione economica e punitiva, alcuni lager ebbero anche la funzione di eliminazione fisica dei deportati. Comunque, le condizioni generali entro le quali i deportati erano costretti ad operare rendevano naturale la morte per stenti.

Disseminati nei luoghi più inospitali dell’URSS, dalle isole Solovki alla Kolyma, una zona mineraria siberiana, i lager sovietici furono 384. Oltre ai lager veri e propri vennero istituite le “zone di popolamento speciale”, per la colonizzazione e lo sfruttamento delle regioni più inabitabili dell’URSS.

Il sistema Gulag caratterizzò tutto il periodo leniniano e staliniano e cominciò ad essere riformato soltanto dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953. Nel 1956 ne rimanevano 37. La chiusura dell’intero “Arcipelago” - espressione che si deve allo scrittore Aleksandr Solzenicyn, autore di Arcipelago gulag, opera monumentale e fondamentale pubblicata nel 1971 si avrà nel 1987, con Michail Gorbachev.

Il campo di Molotovo, 1946.

Il campo di Molotovo, 1946.

La Maschera del Rimorso commemora le vittime del Gulag.

La Maschera del Rimorso commemora le vittime del Gulag.

Moventi ideologici

L’ideologia alla quale si ispira il potere sovietico è il marxismo – leninismo, che si proponeva di creare una società nuova, eliminando innanzitutto quei gruppi sociali che erano considerati nemici di classe. Il regime instaurato in URSS presenta le caratteristiche di un vero e proprio sistema totalitario, col potere nelle mani di un partito che si identifica con lo Stato e agisce in base ad un’ideologia dominante, definendo gli obiettivi da raggiungere.

La società di massa era completamente controllata dai mezzi di comunicazione e dalla onnipresente polizia segreta, la NKVD. Il mezzo più economico ed efficace usato per mantenere il controllo sulla popolazione ed eliminare il dissenso fu il terrore, che investì a ondate successive tutte le componenti della società sovietica, spesso in modo assolutamente arbitrario. È il fenomeno del nemico oggettivo ovvero di un nemico che non si definisce in base alla sua ostilità verso i detentori del potere, ma in base ad una scelta arbitraria, finalizzata al mantenimento del potere sull’intera società.
Lenin in una lettera del 1922 scriveva: “I tribunali non devono eliminare il terrore (…) Il principio del terrore va radicato e legalizzato senza ambiguità o abbellimenti”. La stessa linea verrà seguita da Stalin. I tribunali rivoluzionari prima, e poi le cosiddette “trojke” (triumvirati di magistrati di estrazione politica), ebbero il compito di condannare alla deportazione nei lager sia i criminali comuni sia i controrivoluzionari. Per questi ultimi esisteva un articolo apposito del Codice penale, l’art.58. Il regime sovietico considerava i criminali comuni “socialmente vicini”, compagni che hanno sbagliato e possono essere redenti. Al contrario i condannati secondo l’art.58 erano considerati “socialmente estranei”, dei nemici irrecuperabili, per i quali il lager era la destinazione finale.

“Non parlare!”. Manifesto dell’URSS, 1941.

“Non parlare!”. Manifesto dell’URSS, 1941.

“Grazie all'amato Stalin per la nostra infanzia felice!”. Poster del giornale La Pravda, 1950.

“Grazie all'amato Stalin per la nostra infanzia felice!”. Poster del giornale La Pravda, 1950.

Copertina del 1977 del “Manifesto del Partito Comunista” pubblicato da Editori Riuniti.

Copertina del 1977 del “Manifesto del Partito Comunista” pubblicato da Editori Riuniti.

Autori del progetto e della sua messa in atto

La responsabilità di questo sistema concentrazionario, che ha fatto uso del terrore ed ha imprigionato persone che appartenevano a tutte le classi sociali, è tanto di Lenin, che ne è stato l’iniziatore, quanto di Stalin, che, con l’avvio dei piani quinquennali, ha ampliato e potenziato il sistema di lavoro coatto. Con loro ne portano la responsabilità anche i dirigenti ai quali il sistema fu dato in gestione. Tra questi, Lavrentji Berija, uno dei più feroci collaboratori di Stalin, che alla fine degli anni Trenta organizzò anche un laboratorio segreto per sperimentare sui detenuti gli effetti dei veleni chimici. A questo progetto hanno collaborato anche la potente polizia segreta, l’NKVD, e tutto il sistema giudiziario sovietico.

Stalin e Lenin fuori Mosca, a Gorki, 1922.

Stalin e Lenin fuori Mosca, a Gorki, 1922.

La vita nei gulag

Dapprima entrarono nei gulag i nemici naturali dello stato sovietico, i nemici di classe: la nobiltà russa, gli imprenditori, i proprietari terrieri, il clero ortodosso e, in generale, tutti i gruppi considerati privilegiati. In seguito le purghe riguardarono tutti i settori della società sovietica, compresi i prigionieri di guerra scampati ai lager nazisti e gli specialisti di vari settori, necessari all’attività produttiva dei lager. Una menzione particolare va fatta per gli ostaggi, scelti tra persone di livello sociale elevato, con lo scopo di ricattare parenti ed amici.

All’interno dei campi uomini e donne lavoravano a ritmi disumani, controllati da una gerarchia interna di capisquadra scelti tra i criminali comuni. La costruzione di dighe, canali, strade, nuovi insediamenti urbani, l’estrazione mineraria e la produzione di legname furono tra le attività più frequentemente demandate al lavoro coatto. Le condizioni climatiche spesso estreme, la fame perenne, le fucilazioni arbitrarie, i ritmi di lavoro massacranti e finalizzati al raggiungimento di obiettivi produttivi impossibili, la costante violenza psicologica tesa all’annientamento della volontà individuale, furono le caratteristiche costanti dei gulag sovietici.

Detenuti al lavoro per costruire una diga del canale Mar Bianco-Mar Baltico negli anni 30.
Capo Razdel'nyj. Trasporto del minerale dalla miniera fino alla costa, anni 30.Severodvinsk, nell’oblast di Arcangelo, Russia, 1946.

Entità dello sterminio

Le cifre dello sterminio sono ancora molto incerte. Si calcola che all’interno del sistema gulag siano passate tra i 15 e i 20 milioni di persone, ma che contemporaneamente non ne siano state presenti più di 3 milioni. Il tasso di mortalità mensile in certi lager superava il 10%; a Kolyma, con temperature di 50-60° sotto zero, raggiungeva il 30%. Il Centro Studi Memorial, che si è dato il compito di mantenere la memoria di questa persecuzione e delle sue modalità, porta avanti una ricerca puntuale, raccogliendo materiali d’archivio e testimonianze di sopravvissuti. Questa ricerca è ancora lungi dall’essere compiuta.

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