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Così i vignettisti ebrei hanno fatto conoscere la Shoah

da Capitan America a Batman e Robin

Durante la Seconda guerra mondiale, tra i bambini americani spopolavano i fumetti dove Capitan America e Superman uccidevano i cattivi nazisti. Tuttavia non erano al corrente degli esatti crimini compiuti da questi criminali. 

Nei decenni seguenti, alcuni fumettisti, soprattutto ebrei, hanno provato proprio a fare conoscere al grande pubblico il sistematico annientamento degli israeliti nei lager

Nelle loro nuove storie erano raffigurati eroi come Batman, Iron Man e gli X-Men, coinvolti in storie educative rivolte a piccoli che non studiavano ancora l'Olocausto a scuola.

Ora queste opere sono in mostra al Museo Israeliano del Fumetto di Holon e in un libro, We Spoke Out: Comic Books and the Holocaust, che raccoglie 18 tavole di grandi vignettisti impegnati a far conoscere la Shoah.

Il primo fumetto sul genocidio degli ebrei fu Desert Fox, pubblicato nel 1951. Essenzialmente rappresentava un rifiuto della visione negazionista del generale Erwin Rommel come una sorta di eroe. Veniva mostrato un generale complice dello sterminio nazista, con gli ebrei fatti morire di fame e costretti a subire esperimenti da parte dei medici nazisti. 

Nei fumetti degli anni '60 e '70 comparivano sempre in qualche maniera le vittime ebree dei tedeschi. Per esempio nella mostra e nel libro, curati da Rafael Medoff, si vede che gli ebrei come vittime compaiono in una storia della Marvel del 1969 su un pericoloso dittatore e in una storia di Batman e Robin nel 1971, in cui i due eroi se la devono vedere con un sopravvissuto della Shoah assetato di vendetta.

A volte viene calcata un po' la mano su questi aspetti di presunta reiterazione della violenza subita, come se da tanta sofferenza derivasse proprio una sorta di potere mutante dei personaggi dei comics. Negli anni '90 si assiste per esempio a un mutamento del personaggio Magneto di X-Men, da cattivo non ben specificato a sopravvissuto, anche lui, dell'Olocausto, con un'origine ebraica e trascorsi in una clinica psichiatrica israeliana.

Un altro celeberrimo personaggio dei fumetti, Superman, in una tavola si scontrava perfino con Hitler in persona, che si metteva a urlare: "Questo supereroe è ebreo!" e si affrettava a vietarne la visione ai bambini.

Il coautore del libro We Spoke Out, Neil Adams, che all'età di 10 anni in una base americana in Europa fu una delle prime persone a vedere i fotogrammi della Shoah scattati all'interno dei campi di sterminio appena liberati, ha sottolineato: "Sono fiero del mio settore. Molti pensano che i fumetti siano infantili, ma spesso sono stati in prima linea nell'attaccare i nazisti e nel denunciare i legislatori corrotti, la Shoah e i cattivi in generale".

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