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Nur/Luce. Appunti afgani

L'ultimo reportage fotografico di Monica Bulaj

Foto di Monica Bulaj

Foto di Monica Bulaj

Nata nel 1966 a Varsavia, ma residente a Trieste da diverso tempo, Monica Bulaj, ha visitato - e fotografato - negli ultimi anni numerosissimi luoghi in tutto il mondo. Dai Balcani all'Africa Nera, passando per l'India e l'Europa dell'Est.


Tra i suoi reportage più recenti spicca "Nur/luce. Appunti afgani", un viaggio solitario attraverso l'Afghanistan, dove ormai fa tappa periodicamente da tre anni. 


Di seguito riportiamo alcuni passaggi significativi dell'intervista che Linkiesta ha fatto a Monica Bulaj:

Che cosa ti ha spinto ad andare in Afghanistan?
Da tempo sognavo di andarci. Era un mito, una speranza: quella terra, che unisce tante culture diverse, mi affascinava. Da lì passavano i migratori, i nomadi, la via della seta. Io lo definisco un grande incrocio con i semafori un po' scassati. E la stessa Kabul è una città ricca di mitologia, di leggende, di storia, una città bellissima.


Il recente conflitto ha inciso nella tua scelta?
Negli anni successivi all'11 settembre, una guerra di vendetta, profondamente ipocrita, ha portato un attacco a spese della popolazione civile, colpendola ingiustamente. In quel periodo, i media hanno mostrato solo il lato peggiore di quella terra: la povertà e la desolazione. Più recentemente, l'Afghanistan è scomparso dalle televisioni, lasciando impresso nelle nostre menti un brutto ricordo, in un perpetuo immobile tra gli stereotipi che generano la guerra e la guerra che genera stereotipi. A quel punto mi sono detta: è arrivato il momento di far vedere che c'è anche dell'altro.


C'è stata, almeno inizialmente, una reazione di rifiuto alla vista di un fotografo occidentale?
Dopo dieci anni di presenza militare, gli occidentali sono scomparsi dalle strade, sfrecciano sui blindati e vivono nelle loro aree protette. In pratica, lavorano su un paese che hanno disimparato a conoscere, con l'impossibilità di raggiungere le persone. Nonostante questo, la reazione al fatto che fossi occidentale è stata ottima. Gli afgani sono il popolo più ospitale che conosca. Questa capacità di accogliere generosamente uno straniero che è sinonimo del male vissuto sulla propria pelle, mi ha  profondamente stupita.


Stai già pianificando le prossime tappe? 
Prima di tutto tornerò in Afghanistan, poi vorrei fare nuove esperienze in Iran ed in Libia. Vorrei vedere la trasformazione del paese africano dopo tutti questi stravolgimenti politici, capire cosa succede ora. Ho talmente tante idee che non so più dove metterle.


Il reportage Nur/Luce. Appunti afgani.

5 dicembre 2012

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