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Pavel Vernikov e Svetlana Makarova: un amore per la musica e per la pace

di Cristina Giudici

All’ultimo concerto in Italia in cui hanno suonato insieme, a Imola, lui non è riuscito a trattenere le lacrime e lei lo ha abbracciato per dargli la forza che, per un attimo, dopo tante settimane di guerra sembrava aver smarrito. Pavel Vernikov e Svetlana Makarova sono una celebre coppia di violinisti. Si sono conosciuti a Mosca e innamorati a Fiesole, dove lui ha insegnato e vissuto per tanti anni, prima di trasferirsi in Svizzera. Lei è nata a Mosca e lui a Odessa, lei ha 41 anni e lui 70. Lui, considerato uno dei violinisti più virtuosi viventi, viene da una famiglia ebraica dell’Ucraina. Svetlana Makarova ha cominciato a suonare il violino quando aveva 5 anni e a dieci anni aveva già vinto il prestigioso concorso Cˇajkovskij. Il maestro Vernikov ha suonato e insegnato in tutto il mondo: Mosca, Lione, Serbia, Israele, al Conservatorio di Vienna e alla Haute École de Musique de Lausanne, dove insegna anche la Makarova. Non si contano i premi, le accademie prestigiose in cui insegnano, fra cui anche l’Accademia Musicale Santa Cecilia di Bergamo dove ogni due mesi tornano per fare dei corsi ad aspiranti violinisti che arrivano da tutto il mondo. Lui è esuberante ed ironico, nonostante l’angoscia per l’invasione di Vlamidir Putin e la guerra che paragona a quella nazista, mentre lei è più taciturna perché prova un orrore che la paralizza e afferma di essere rimasta orfana. “Mi è stato rubato il mio Paese, il mio popolo, il mio passato e il mio futuro. Una parte della mia famiglia è rimasta in Russia e non so quando e se rivedrò i miei parenti. È diventato impossibile aiutare agli amici, professori, artisti, bambini in difficoltà rimasti in Russia, come facevo prima della guerra”, ha spiegato con disagio, scrivendo queste parole nel cuore della notte dopo una febbre dovuta anche allo sfinimento. 

A Odessa, nella sua città, il maestro Vernikov era rientrato 4 anni fa per prendere un premio all’interno del festival Il violino d’oro di Odessa, “che fin dal nome ricorda come la città sia da sempre ricca di talenti musicali”, disse lui quando ancora non sapeva cosa sarebbe successo al suo Paese e suonava per ricordare il genocidio armeno o per la pace in Israele. Pavel Vernikov e Svetlana Makarova hanno un figlio che si chiama Daniel che ha 9 anni e per spiegargli cosa sta accadendo gli hanno detto solamente che il Paese dove è nata la mamma è in guerra con quello dove è nato il papà. Lo fanno per proteggerlo da una tragedia troppo grande che riguarda entrambi i genitori ed è difficile da spiegare a un bambino di 9 anni. Dicono di non aver avuto problemi come coppia “mista”, fino ad ora. Anche se l’ultima volta che sono venuti a tenere una masterclass a Bergamo la guerra era già in corso e una poliziotta di frontiera all’aeroporto, davanti al passaporto russo di Svetlana Makarova, ha avuto una reazione aggressiva. Urlava, dicendo che dovevano tornare a casa loro. “Quale casa? Quella di Odessa sotto le bombe?”, ha replicato il maestro, che è stato allievo di Ojstrach e Snitkovskij a Mosca e ha suonato nelle più importanti sale da concerto il Carnegie Hall e Kennedy Center di New York, Wigmore Hall di Londra, Salle Gaveau di Parigi, Accademia di Santa Cecilia di Roma e Teatro alla Scala di Milano.“Siamo così impegnati che suonare insieme è l’unico modo per vedersi”, scherza il maestro Vernikov. A Fiesole ci è andato nel 1992 per andare a lavorare con un violista leggendario, Pietro Farulli, fondatore della Scuola di Musica di Fiesole. “Quando sono entrato nel suo ufficio, ho visto che aveva un ritratto di Lenin e volevo scappare”, prova a scherzare Vernikov anche se la sua voce tradisce angoscia e stanchezza dopo oltre tre mesi di guerra. “Quando ci siamo sposati, fra un concerto e l’altro, non abbiamo neanche avuto il tempo di andare a prendere le fedi e ci siamo scambiati la promessa con degli anelli di cioccolato”, hanno detto con quella poca spensieratezza che è rimasta nei loro cuori. 

La coppia di violinisti vive a Sion, nel cantone svizzero vallese. “Nostro figlio Daniel un giorno è tornato da scuola scosso perché gli avevano detto che il suo popolo uccide le persone. Noi gli abbiamo spiegato che lui ha un padre ebreo-ucraino e una madre russa. E che i cattivi, i criminali, sono ovunque nel mondo, per tranquillizzarlo”, spiega la madre con tenerezza. “A nove anni suona il trombone e sa tutto sulle banche”, scherza Vernikov. Nella loro casa di Vienna, ha trovato rifugio la madre di un’allieva ucraina di Svetlana che, il giorno in cui è scoppiata la guerra, (o meglio è iniziata l’invasione), ha scritto in un breve post sui social: “Non ci ho creduto per troppo tempo, quindi fa ancora più male. Molto doloroso e spaventoso. Il mio cuore è con l'Ucraina e con tutti gli anziani, mamme, mogli, sorelle e bambini intrappolati in questo inferno”. E da allora con suo marito continua a fare concerti per l’Ucraina dove e quando può. Lei dice di amare “la vitalità e l’estro musicale del marito che paragona allo spumante”; lui dice di amare “il coraggio della moglie perché è una musicista che si è costruita una carriera da sola”. Ora però hanno entrambi i nervi a pezzi per le troppe notti insonni. Svetlana Makarova deve sopportate il dolore di un Paese a cui Putin ha rubato l’anima, il peso di essere parte di un popolo che ora tutti odiano, mentre Pavel Vernikov deve convivere con la sofferenza per il suo Paese nativo, che deve resistere alle atrocità delle milizie russe. “Ci sono musicisti ucraini e russi che non riescono a sfogare il dolore attraverso la loro arte, ci sono famiglie che per colpa della guerra si sono sfasciate o sono state obbligate a separarsi. Noi invece andiamo avanti, uniti più che mai, soprattutto grazie al piccolo Daniel che scalda i nostri cuori”. Svetlana Marakova aggiunge: “Cerchiamo di fare tutto ciò che possiamo. Non solo attraverso la nostra musica. Raccogliamo medicinali per gli ospedali in Ucraina, cerchiamo di inserire bambini che stanno arrivando in scuole di musica, trovare borse di studio, insegnanti. Stiamo creando un’associazione per aiutare artisti, musicisti, professori scappati dall'Ucraina e nel frattempo suoniamo con i nostri violini per omaggiare il popolo ucraino e chiedere che torni la pace”.

Cristina Giudici, giornalista

23 maggio 2022

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