In occasione del decimo anniversario del Genocidio in Ruanda avvenuto nel 1994, viene realizzato Ghosts of Rwanda diretto da Greg Barker e prodotto per il programma Frontline della rete statunitense PBS.
Il documentario del 2004 ci propone una ricostruzione cronologica degli eventi che nella prima metà del 1994 culminarono nello sterminio della minoranza Tutsi del Paese. Tante le testimonianze che arricchiscono il film – documentario con interviste a personaggi di rilievo coinvolti nella crisi umanitaria del Ruanda come Kofi Annan, Paul Kagame, Madeleine Albright o il generale Roméo Dallaire.
Ghosts of Rwanda è uno sguardo cronologico sul Ruanda. A partire dal 1993, si vede la progressione da una guerra civile ad uno sterminio di massa, che ha portato ad oltre 800000 morti. Oltre alla cronaca di ciò che è successo alla minoranza tutsi, il documentario mostra anche la reazione della comunità internazionale. In primo luogo, quella dell'ONU. Secondo, gli Stati Uniti e il resto del "mondo civilizzato", che sapevano cosa stava accadendo nel Paese ma non sono intervenuti.
L'ipocrisia e il silenzio di molti Paesi sul genocidio in Ruanda è qualcosa che fa riflettere. Troppe volte si sentono interviste con funzionari governativi che dicono di essere stati impotenti di fronte al massacro, anche se le uccisioni sono durate mesi.
Una delle interviste che più colpisce lo spettatore e quella del generale Roméo Dallaire, comandante della missione UNAMIR delle Nazioni Unite nel Paese. L’uomo, che appare molto coinvolto, ci spiega il suo ruolo di capo della missione internazionale di peacekeeping dispiegata in Ruanda nel 1993-1994, le difficoltà di azione sempre maggiore che si è trovato a dover gestire con l’aumentare delle tensioni etniche fra Hutu e Tutsi nella primavera del 1994.
Un ruolo chiave fu quello dell’allora responsabile delle operazioni di peacekeeping dell'ONU Kofi Annan che prova a dare una spiegazione all'estrema lentezza e indecisione con cui i vertici delle Nazioni Unite reagirono ai segnali preoccupanti relativi alla situazione del Ruanda, soprattutto dopo le informazioni fornite da fonti attendibili, di un massiccio accumulo di armi da parte delle forze estremiste dello schieramento Hutu. La narrazione degli eventi principali che si susseguirono in quel terribile periodo è affidata ai racconti dei testimoni: il generale Dallaire, gli ufficiali del contingente ONU, gli operatori di organizzazioni non governative rimasti a Kigali come Carl Wilkens, e Philippe Gaillard, che all’epoca era il responsabile della Croce Rossa in Ruanda. Tutto ebbe inizio il 6 aprile 1994 quando l'aereo presidenziale dell'allora presidente Juvénal Habyarimana, al potere con un governo dittatoriale dal 1973, fu abbattuto da un missile terra-aria. Subito dopo lo schianto dell'aereo, con la scusa di una vendetta trasversale, cominciarono i massacri, che si intensificarono dal 7 aprile a Kigali. Il segnale dell'inizio delle ostilità fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista "RTLM" che invitava a seviziare e ad uccidere i tutsi definiti come “scarafaggi.”
Una parte illuminante è la lunga intervista con Madeleine Albright, ambasciatrice degli Stati Uniti all'ONU nel 1994 che insieme ad alcuni rari filmati d'archivio, mostra in maniera chiara le mancate decisioni del governo statunitense e delle Nazioni Unite dinanzi all’imminente tragedia che stava per accadere. Il documentario si chiude in maniera simbolica: con filmati d'archivio relativi alle visite di riparazione compiute da Kofi Annan, Bill Clinton e Madeleine Albright sui luoghi del genocidio. Ghosts of Rwanda ci fa porre l’attenzione in modo consapevole sul mancato intervento della comunità internazionale per arrestare il genocidio in Ruanda, quello che ci auspichiamo non debba più accadere.
