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L' Uomo del Banco dei Pegni

di Sidney Lumet USA, 1964

Locandina del film

Locandina del film

Sol Nazerman (Rod Steiger) è il cinico titolare del banco dei pegni di Harlem, quartiere povero di New York. Nazerman vive con la sorella ed il cognato, con i quali è arrivato dall'Europa dove sono sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. Totalmente incapace di provare sentimenti o emozioni per chiunque, Nazerman non si impietosisce di fronte a nessuna miseria o alle imploranti richieste di clienti disperati. Ma il passato, quel terribile passato che crede di aver dimenticato, gli si ripresenta sotto forma di sfuggenti fulmini della memoria nei momenti più inaspettati, in metropolitana così come passeggiando per la strada. Il suo cinismo, la sua glacialità verso il prossimo, verranno finalmente scalfite solo quando il suo giovane aiutante portoricano, sacrificherà la sua vita per salvarlo da una rapina. Nazerman da questo gesto disperato ritroverà la forza di aprire il suo cuore.

Correva l'anno 1964 quando Sidney Lumet gira questo complesso quanto drammatico film che racconta quanto il peso di un orribile passato abbia la capacità di cambiare un uomo. Il personaggio straordinario di Sol Nazerman, interpretato da un bravissimo Rod Steiger, rappresenta proprio il risultato più orribile di ciò che partorì la realtà dei campi: la perdita dell'umanità. Tutti i più importanti testimoni della Shoah raccontano di quanto fosse terribile constatare, tra tutte le violenze di cui furono vittime, proprio la perdita della dignità umana ma soprattutto dell'umanità stessa tra i prigionieri. Lo scopo dei carnefici era disumanizzare i deportati, privarli dell'essenza stessa di esseri umani, e purtroppo alcuni di essi trascinarono con sé questa terribile eredità, anche peggiore delle ferite o della privazione fisica. Nazerman, che nei campi perse moglie e figlio, non riesce più a credere nell'uomo, a guardare il prossimo con un minimo di compassione, specula sulle loro miserie e non si impietosisce di fronte a nessuna supplica. Solo uno spontaneo gesto di umanità, un istintivo gesto di generosità e coraggio, potranno aprirgli nuovamente gli occhi e soprattutto il cuore. La morte del giovane Ortiz (Jaime Sanchez) sarà per Nazerman un momento salvifico che lo libererà da quegli incubi che quotidianamente lo riportavano a quel passato dal quale si era solo illuso di essere fuggito.

Lumet con estemporanei flash back, sottolineati da particolari artifici visivi, affronta anche il tema della memoria, della complessa psicologia che si innesca in quegli uomini che si sforzano di seppellire dentro di se i traumi del passato. Ci si può solo illudere di esserci liberati di pensieri e ricordi tanto orribili, fuggire da essi non è la soluzione, affrontarli e trovare il coraggio di accettarli è la prova più dura per un uomo. Una prova che se vinta, come nel caso di Nazerman, può portare ad una provvidenziale presa di coscienza.

Quello di Lumet è un film intenso ed essenziale, raccontato con una forte dose di realismo interrotta solo dalle rapide quanto incisive sequenze sul passato nel campo. Esse compaiono come istantanee improvvise, terribili quanto angoscianti ed inaspettate, una soluzione, a nostro avviso efficace, in quanto sanno trasmetterci l'angoscia propria del protagonista.

Come già detto, ottima l'interpretazione del grande Rod Steiger, che per questa parte vinse un Orso d'argento al Festival di Berlino; un'interpretazione intensa e coinvolgente in cui l'attore riesce a mostrarci, con grande maestria, il cambiamento che avviene nell'animo del tormentato protagonista.

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