A distanza di quarant’anni dalla sua realizzazione, l’opera resta uno dei migliori esempi di analisi di quanto gravitava intorno ai campi di sterminio e del legame fra carnefice e vittima, nel tentativo di superare l’orrore e indagare e scavare in profondità quanto fosse rimasto nella mente degli scampati e come tale materiale avesse inciso nelle loro vite future. La storia, ambientata all’inizio degli anni Sessanta, narra di una sorvegliante nazista che incontra casualmente una donna ebrea che fu sua vittima nel lager, e con la quale aveva cercato inutilmente di avere una qualche forma di rapporto. L’incontro rappresenta per la sorvegliante un’occasione per iniziare una lunga opera di riflessione e analisi con il marito ma soprattutto con se stessa. Il film, rimasto incompiuto a causa della morte improvvisa del regista, fu portato a termine da un suo collaboratore che utilizzò le fotografie di scena al posto delle sequenze mancanti: ne risultò comunque un capolavoro.