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Il bene possibile secondo i ragazzi della scuola Pertini di Vercelli

di Carolina Vergerio

I ragazzi della scuola Pertini

I ragazzi della scuola Pertini (Foto fornita da Carolina Vergerio)

Da tre anni, ormai, alla Scuola secondaria di primo grado Sandro Pertini di Vercelli celebriamo la Giornata dei Giusti dell’Umanità. Tutto è iniziato nel 2016, anno in cui la Giornata ha coinciso con l’inaugurazione del nostro Giardino dei Giusti, che oggi ospita sette alberi (dedicati a Lassana Bathily, ai Cittadini di Nonantola e di Lampedusa, a Faraaz Hussein, a Janus Korczak, a Salvo d’Acquisto e a Papa Francesco).

Il 6 marzo di ogni anno, i ragazzi e le ragazze sono coinvolti nella celebrazione della Giornata, ma il lavoro sulle figure dei Giusti non si limita al semplice evento di un giorno. Con il tempo, i Giusti dell’umanità sono diventati indispensabili nella nostra azione educativa, uno strumento concreto da offrire ai giovani per comprendere la storia e leggere il presente, per decidere con autonomia e responsabilità quale futuro vogliono costruire insieme.

Siamo ormai eccessivamente esposti all’aggressività, all’odio e alla violenza. Le notizie di tristi vicende di prepotenza, di mancanza di rispetto, di abuso fisico e psicologico, a tutti i livelli della società, circolano con estrema facilità, basti pensare ai numerosi fatti di cronaca legati alla scuola. Questi episodi suscitano un interesse morboso e fanno scattare, in modo quasi automatico, una sorta di sterile indignazione e, soprattutto sui social, una condivisione compulsiva che non fa altro che amplificare l’eco degli esempi negativi in modo sempre più capillare.

Calati in un contesto in cui il male è protagonista, in cui chi lo attua non è una persona ma l’incarnazione della violenza e dell’odio, i giovani faticano a comprendere e interpretare i fatti e a trovare una strada che sia significativa per la loro vita. D’altra parte se l’educazione si basa esclusivamente sulla negazione, il rischio è che i giovani imparino solo ciò che NON va fatto. Questo nel migliore dei casi, nel peggiore potrebbero essere addirittura affascinati da comportamenti deviati. Ciò che manca dunque è l’esempio positivo, gli strumenti di bene che possono mettere in atto nelle loro scelte quotidiane. Sono i Giusti che, a scuola, riempiono questo vuoto, perché offrono ai ragazzi e alle ragazze azioni concrete da utilizzare nei momenti critici, in quei momenti in cui è necessario fare una scelta, decidere di stare dalla parte di chi è più fragile.

A partire da queste considerazioni sono nate nella mia scuola anche altre iniziative utili a diffondere il bene, all’interno e all’esterno delle aule. Sempre dal 2016, alla Pertini celebriamo anche la Giornata mondiale UNESCO della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo, che cade il 21 di maggio. La prima celebrazione ha visto protagonisti il giovane maliano Lassana Bathily e Gabriele Nissim, il quale ha presentato il suo libro “La lettera a Hitler”.

Quest’anno abbiamo nuovamente invitato il Presidente di Gariwo per una presentazione molto speciale del suo ultimo libro “Il bene possibile. Essere Giusti nel proprio tempo”. Abbiamo infatti deciso che i protagonisti dell’evento, insieme a Nissim, dovessero essere i ragazzi e le ragazze della scuola. La scelta, ancora una volta, nasce dall’insegnamento dei Giusti: non siamo su questa terra solo per guardare ciò che succede, per osservare, magari anche da lontano, ciò che fanno gli altri. Siamo al mondo per agire, per lasciare una traccia, per intervenire positivamente sulla realtà, per diffondere il bene.

Hanno partecipato all’attività otto classi di prima, seconda e terza media. Ciascuna classe ha scelto un Giusto narrato nel libro “Il bene possibile” e ci ha lavorato con impegno, passione e autentica partecipazione, riflettendo sulla storia e sulle scelte ed estrapolando i diversi temi fondanti delle azioni dei Giusti. Ne sono risultate otto attività, diverse tra loro, come diverse sono le sensibilità dei ragazzi e delle ragazze, così come delle insegnanti che li hanno guidati. Alle classi si sono poi aggiunti i giovani del Servizio civile di Vercelli, che dallo scorso anno collaborano con noi per diffondere gli esempi dei Giusti in città.

La sera del 24 maggio scorso si è svolto dunque l’evento finale. Sono stati invitati tutti i genitori degli alunni e delle alunne coinvolti nel progetto, che sono stati accompagnati dai loro figli lungo tutto il percorso, alla scoperta delle nove emozionanti storie scelte a partire dal testo di Nissim (Lassana Bathily, Faraaz Hussein, Salah Farah, Stanislav Petrov, Dimitar Peshev, Hamadi Ben Abdesslem, l’orologiaio di Varsavia, Ho Feng Shan e Etty Hillesum). Insieme a loro il Presidente di Gariwo ha commentato ciascuna tappa con le sue parole puntuali e commosse.

Al termine della serata, durante il rinfresco organizzato dalle famiglie, genitori e ragazzi hanno avuto la possibilità di dialogare tra loro e con Gabriele Nissim, in uno spazio informale e tranquillo che ha facilitato lo scambio e l’ascolto.
Si è trattato sicuramente di una presentazione insolita, diversa dall’idea che abbiamo di un incontro con l’autore. I ruoli infatti si sono in qualche modo ribaltati: i lettori hanno voluto assumere il compito di interpretare le parole dello scrittore, restituendole allo scrittore stesso e ai futuri lettori del libro. Nissim ha fatto da cornice in tutti i passaggi della presentazione, che è stata itinerante all’interno e all’esterno della scuola e, a sua volta, ha riconosciuto ai ragazzi e alle ragazze il loro ruolo attivo nell’azione di diffusione del bene. I genitori e le autorità presenti, i futuri lettori del libro, hanno ascoltato le storie dei Giusti dalle parole dei ragazzi, si sono commossi e si sono stupiti dell’eccezionale normalità di quelle storie di vita e di come i loro figli e le loro figlie abbiano saputo donarle alla città.

Una presentazione tradizionale non sarebbe mai stata in grado di raggiungere un numero così elevato di persone. L’intervento dei giovani è stato determinante nel dare forza e sostanza a un messaggio che, purtroppo, in questa epoca di sovrabbondanza di informazioni, rischia di perdersi nel mare delle notizie che giungono alle nostre orecchie stanche e assuefatte. La voce dei giovani lettori è invece stata potente e chiara ed è arrivata diretta nel cuore degli adulti.

Attraverso i loro figli, i genitori hanno conosciuto storie che molto probabilmente non avrebbero incontrato in modo diverso sulla loro strada, hanno ascoltato con attenzione e hanno, oggi, in mano un nuovo strumento educativo, da condividere con la scuola.
I ragazzi hanno studiato la storia e la contemporaneità, si sono attivati insieme alle loro insegnanti per trovare strategie comunicative adatte ai temi trattati e soprattutto hanno agito in modo responsabile sulla realtà, facendosi essi stessi testimoni, diffondendo e disseminando il bene. Noi insegnanti abbiamo potuto condividere la gioia di una scuola aperta agli altri e al mondo, abbiamo potuto offrire un modello educativo forte nella sua bellezza e nella sua complessità e proporre alla città l’idea di una scuola che si assume il compito e la responsabilità di educare i giovani all’accoglienza dell’altro, al rispetto delle diversità, alla comprensione delle fragilità e delle debolezze, alla costruzione di una comunità aperta e responsabile. Una scuola insomma che assume un ruolo sociale non solo nei confronti dei suoi studenti ma anche della città.

28 maggio 2018

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