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I martiri dell'America Latina difensori della Terra

di Salvatore Inguì Navarra Edizioni, 2021

I Giusti per l’ambiente dimostrano che chi si batte in difesa del pianeta non è solamente un “difensore” dell’ecosistema, ma un difensore dei diritti di tutta l’umanità.
Le loro biografie, anche nelle situazioni più difficili, mostrano che ogni essere umano può usare il suo personale spazio di libertà per spingere la storia in una nuova direzione. I Giardini dei Giusti non solo possono fare conoscere le storie di questi uomini, ma anche proporre buone pratiche e nuovi comportamenti per il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente, creando un meccanismo di emulazione nella società. 
Oggi più che mai abbiamo la responsabilità di un pianeta fragile, che può sopravvivere soltanto con una cooperazione attiva tra gli esseri umani. È una responsabilità globale che ha come posta in gioco la definizione stessa del rapporto tra uomo e natura ma che, allo stesso tempo, ci può dare un messaggio di grande fiducia, esortandoci a essere protagonisti del cambiamento e a fare della crisi ambientale un’opportunità per migliorare la qualità di vita delle comunità umane di oggi e di domani, nel rispetto dei limiti del pianeta”.

Questo l’ultimo paragrafo della Carta delle responsabilità dell’ambiente, promossa dalla Fondazione Gariwo nel 2019 e alla base dell’allargamento del concetto di Giusto dai genocidi del Novecento a un tema urgente e contemporaneo, quello della difesa del pianeta.
Parole che ritornano nei testi che accompagnano il volume di Salvatore Inguì, che ha raccolto storie e volti dei Difensori della Terra, donne e uomini che hanno sacrificato la vita per denunciare lo sfruttamento delle loro terre, i soprusi delle multinazionali, le violenze e la corruzione dei governi di quella parte di mondo, l’America Latina, che vede centinaia di morti ogni anno tra le fila di ambientalisti, attivisti, indigeni.
Sono nomi più noti, come quelli di Marielle Franco o Berta Caceres, ma anche persone sconosciute che meritano di emergere dall’oblio perché il loro esempio diventi un monito per tutti noi.
Per non dimenticare non solo che l’esempio di ognuno può fare la differenza, e può cambiare la direzione della Storia - come nel caso dei Giusti dei genocidi di ieri e di oggi - ma anche che viviamo in un mondo interconnesso e che la nostra vita dipende dall’equilibrio dell’ambiente intorno a noi. E dove si ferisce il diritto di uno, si ferisce la speranza di tutti; dove si maltratta un territorio, si minaccia l’integrità della natura nel suo complesso. E come diceva Raphael Lemkin, ideatore del termine genocidio, se si mette a rischio la sopravvivenza di un popolo, è la stessa pluralità umana a esserne danneggiata. Se in un’orchestra viene a mancare uno strumento, sosteneva Lemkin, è tutta la musica a perdere delle note.
Sempre nella Carta dell’ambiente si legge: “Con l’avanzare del ventunesimo secolo sta diventando sempre più evidente che i problemi cruciali della nostra epoca non possono essere studiati e capiti separatamente, in quanto sono problemi sistemici, interconnessi e spesso interdipendenti. Le soluzioni a tali questioni, quindi, richiedono un mutamento radicale di percezione: oggi più che mai occorre imparare ad assumersi una responsabilità globale.

Questo volume è una chiamata a tale responsabilità globale e alla necessità per l’uomo di riconoscersi come parte di una Terra, di una Natura che tuttavia stiamo distruggendo - o non stiamo proteggendo abbastanza. Un pianeta fragile che ha bisogno dei Difensori della Terra e dell’azione di ognuno di noi. Perché, come sostiene Giuseppe De Marzo nella prefazione del libro, “Dobbiamo concentrarci sul concetto di democrazia ecologica. Riconoscere i diritti alla natura è un imperativo per garantire la sopravvivenza dell’umanità. Dobbiamo rieducarci alla vita”.

Per questo le lotte dei Difensori della Terra presenti in questo libro, così come quelle dei Giusti per l’ambiente, non sono legate solamente a determinate terre o specifiche risorse. La loro è una battaglia per qualcosa di più grande, come ricorda anche don Luigi Ciotti nella postfazione: “Avevano chiaro di lottare per qualcosa di più grande: la Terra intera, intesa come casa comune di tutte le creature; l’umanità intera, intesa come insieme degli uomini di oggi e di domani; i diritti di ogni singola persona e di ogni più piccolo essere vivente”.

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