Jean-Sélim Kanaan è uno dei diplomatici caduti nell'attentato terroristico al quartier generale dell'ONU a Bagdad nel 2003, a seguito del quale le Nazioni Unite si sono ritirate dall'Iraq. Di nazionalità francese ma egiziano di origine, figlio di un diplomatico che sposta la famiglia in giro per il mondo, da Roma alla Cina, Kanaan incarna l'identità multipla di un cittadino del mondo, che vede la globalizzazione come una sfida di maggiore responsabilità. Ancora giovanissimo, profondamente segnato dalla perdita prematura del padre, si arruola come volontario in missioni umanitarie sempre più impegnative e rischiose, prima in Africa e poi nei Balcani, fino a diventare funzionario dell'ONU a New York e, dopo l'11 settembre, anche a Bagdad, dove perde la vita a soli trentatrè anni.
Il libro esce alla vigilia della missione in Iraq e racconta il percorso umano e intellettuale di un giovane profondamente deluso dall'esperienza umanitaria, prima nelle ONG e poi all'Onu, ma fermamente deciso a non arrendersi di fronte all'indifferenza con cui si trova a combattere ogni giorno, in ogni ambiente, come denuncia il titolo del libro.

"Jean Sélim aveva scelto di mettere il suo talento, la sua passione e la sua generosità al servizio dell'umanità. A trentatre anni aveva già dedicato metà della sua giovane vita alla battaglia per la giustizia e la libertà, e l'aveva fatto dove conta davvero - sul campo, a fianco degli oppressi e dei diseredati della terra....Conserveremo di lui il ricordo di un uomo che si è battuto fino alla fine per rendere il nostro mondo migliore".