
"È la storia autobiografica di una quarantenne che ora abita a Parigi ma ha vissuto sulla propria pelle le contraddizioni e i paradossi della società libanese. Una società patriarcale, divisa in comunità religiose e dove, nonostante il benessere e l’apparente modernità, continua a dominare una mentalità antiquata e maschilista. L’autrice (e protagonista) è Darina Al-Joundi, figlia di una donna sciita che non indossa il velo, non fa il Ramadan e lavora come giornalista radiofonica a Beirut.
Rifugiato politico siriano, il padre è un noto intellettuale musulmano che predica la laicità e fa della libertà - politica, religiosa, sessuale - un dogma che impone alle figlie. Darina prova di tutto, vive di eccessi [..].
A scuola il padre la fa esonerare dall’ora di religione e ottiene dal preside che durante le lezioni di Corano la figlia possa studiare pianoforte. Darina gli deve molto e alla sua morte non tollera che la memoria di quel “laico fervente” venga calpestata: toglie dal mangianastri la cassetta con il Corano e la sostituisce con con Save Me di Nina Simone. Ovviamente gli integralisti la prendono male. Darina viene internata dai suoi stessi familiari e comprende - a caro prezzo - di non poter continuare a comportarsi come le hanno insegnato in casa.
In manicomio soffre più che durante la guerra ma riesce a sopravvivere fingendosi pazza e scrivendo su fogli immaginari la propria storia. La racconterà poi allo scrittore e drammaturgo Mohamed Kacimi che nel prologo mette in guardia le lettrici perché la loro libertà per gli uomini “rimarrà sempre una lingua straniera”.